Recensione: Tranz-Fused
Si chiama Tranz-Fused il nuovo disco solista di Michael Harris, uscito a distanza di quattro anni dall’ultimo Orchestrate del 2006. Tra i due, nel frattempo, ci sono state le release di Altered Reflections dei Darkology e dello splendido Angular Perceptions del progetto Thought Chamber, noto a molti progster per essere stato uno dei migliori dischi dell’ultimo lustro, quantomeno limitatamente al loro amato genere.
Chi si aspetta un disco di metal neoclassico, genere nel quale il buon Harris ha detto e dato parecchio, può tranquillamente abbandonare questa idea. Siamo infatti in presenza di dieci brani (strumentali, of course) che affondano profondamente le proprie radici nella fusion, mista ora al blues, ora al funk, praticamente sempre al prog (nell’accezione di mescolanza di stili più che altro). Se si volesse giocare al fastidioso passatempo dell'”assomiglia a…” il primo nome che salterebbe fuori sarebbe quello di Al Di Meola, ma un voto lo prenderebbe senz’altro anche Jeff Beck; chiaramente il background metal del nostro si sente eccome. Con uno stuolo di musicisti di livello eccelso ad accompagnarlo (Nitti e Brunel al basso e Minnemann alla batteria tra gli altri) il biondo chitarrista statunitense è riuscito a comporre, suonare e produrre un disco con un pregio che troppo spesso manca ad uscite di questo tipo: è molto piacevole da ascoltare.
Un altro punto a favore di questo lavoro consiste nel fatto che, pur mischiando differenti stili e vedendo l’alternarsi di diversi musicisti ad accompagnare Harris, mantiene una marcata omogeneità di fondo.
Bastano pochi secondi dell’opener Rocket Surgery per ritrovarsi immersi in un mare di groove a nuotare tra una sezione ritmica carica di movimento e gli spunti chitarristici di Harris, con le tastiere da lui stesso suonate ad apparire di quando in quando per rendere ancor più ricco il già appagante scenario. Decisamente più condizionata da un’approccio jazzistico la seguente Wizard of Odd, mentre con Seizure Salad ci si trasferisce su lidi più funk; il pezzo inoltre contiene un ottimo assolo di Bernard Wright alla tastiera. I minuti scorrono e l’interesse resta vivo: chiaro segno che tutto funziona a dovere, grazie anche ad una produzione molto pulita, ad un’atmosfera latente da jam session (dovuta alla scarsità di sovraincisioni) e al misurato ma sapiente uso delle tastiere.
Il brano più breve della tracklist, intitolato Blue Shift, è un blues dall’atmosfera calda ed emozionante; con la successiva Left Or Right riappare l’anima rock di Harris (evidentemente memore dei trascorsi negli Arch Rival) nonostante le fondamenta qui, come del resto in tutto il disco, siano senz’altro costituite dalla fusion. Nitrous Oxide Strut è un brano cadenzato e la parola d’ordine è ancora una volta groove; pochi effetti e tanta anima per uno dei brani più riusciti di tutto Tranz-Fused.
E’ divertente ed articolata la schizzata Professor Grunklesplat’s Math Assignment, con un bel piglio funk ed uno scambio ripetuto chitarra-tastiera tutto da gustare. Pathos, titolo evidentemente non casuale, si fonda sulle emozioni che un Harris molto ispirato riversa copiosamente sul brano. C’è ancora tempo per Prosphetic Brain, altra traccia movimentata e convincente, prima del gran finale rappresentato da Ocean Blues. Come rivela il titolo stesso si tratta di un blues, sognante ed emotivamente coinvolgente, ideale per chiudere egregiamente un ottimo album.
Michael Harris conferma con questo Tranz-Fused di essere un musicista estremamente interessante sia per le sue capacità compositivo-esecutive, sia per un eclettismo che gli permette di esplorare e mischiare differenti stili musicali riuscendo, nel contempo, a creare non un semplice ensemble di brani, ma un disco compatto e, visto quanto sopra ricordato, paradossalmente omogeneo. Un album che risulta estremamente fluido e che non dà segni di cedimento neanche dopo ripetuti ascolti; anzi, a dirla tutta, risulta migliore preso nella sua interezza che non per singoli brani.
L’anima fusion del platter ne costituisce sia la base sulla quale sviluppare brani indirizzati ora verso il rock, ora verso il blues, ora verso il funk, sia il vero e proprio punto di forza. In definitiva Tranz-Fused è un valido modo di spendere un’ora per ascoltare ottima musica.
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Tracklist:
01. Rocket Surgery 4:45
01. Wizard of Odd 7:09
03. Seizure Salad 7:39
04. Blue Shift 3:28
05. Left of Right 7:05
06. Nitrous Oxide Strut 6:28
07. Professor Grunklesplat’s Math Assignment 5:31
08. Pathos 6:03
09. Prosthetic Brain 5:10
10. Ocean Blues 4:38
Line-up:
Michael Harris: guitar, guitar synth, keyboards
Adam Nitti; David Harbour; James Martin; Bunny Brunel: bass
Mike Haid; Marco Minnemann: drums
Bernard Wright: keyboard solo on “Seizure Salad”