Recensione: Trapped in space
Non me ne vogliano i nostri cugini d’oltralpe, ma secondo un mio modesto parere la scena metal francese non ha mai saputo offrire mai niente di davvero interessante a parte qualche sparuta cult band degli eighties come i Sortilege o i Trust, o i Dream Child che qualche anno addietro seppero attirare addirittura l’attenzione della celeberrima Metal Blade. Il motivo principale credo sia dovuto al forte sentimento di nazionalismo che si respira in seno alla nazione e che, consunto all’uso sempre più repentino della lingua madre come veicolo di comunicazione musicale, ha portato ad una sorte di segregazione interna di molte metal band transalpine che, come nel caso dei Killers, è servito solo a tenere al margine una band dalle enormi potenzialità tecnico/qualitative.
Ma il forte vento di cambiamenti che ha stravolto completamente la nostra nazione, pare che stia marginalmente coinvolgendo anche la Francia, infatti se l’interesse per le proposte musicali è sempre più in continuo fermento, anche i giovani acts transalpini stanno cercando di tenere il passo coi tempi, e stanno unendo le proprie forze cercano per cercare di costruire qualcosa di veramente valido e per il quale andare fieri. Una band che potrebbe rappresentare il fulcro di questo nuovo movimento, sono di certo i Secred of Dawn, giovane ed agguerrito quintetto con base operativa in quel di Viuz-en-Sallaz nel sud del paese, che con il nuovo demo “Trapped in space” si appresta a conquistare i cuori e la stima del popolo metallico europeo e non solo. Sin dal primo approccio con la band in questione, sono stato favorevolmente attratto dalla professionalità in possesso dai nostri, cinque musicisti in possesso di una caratura tecnico/strumentale ben al di sopra della media di parecchie giovani bands, ed un suono altamente competitivo che, traendo naturalmente ispirazione dalla scuola italiana, riesce a rielaborare in chiave abbastanza personale, certi suoni e certe ambientazioni che hanno fatto la fortuna di formazioni del calibro di Labyrinth ed Eldritch In più, i nostri possono fare affidamento su di un vocalist dalle indubbie qualità lirico/interpretative, una sorta di Fabio Lione transalpino, nonché su di un affiatata coppia di chitarristi in grado, non solo di dettare i ritmi al resto della band, ma soprattutto di macinare un numero impressionante di riffs spacca ossa. I sei brani di cui il demo si compone sembrano tutti di buona fattura, e vengono giocati su repentini cambi di atmosfera che rendono il suono più vario ed arioso, anche se è bene dire che la band non si perde mai in ottusi orpelli sonori o manierismo fine a se stesso, non lasciando un solo attimo di tregua al povero ascoltatore, così che brani dall’impatto assicurato come la title track “Trapped in space” o la speedy “The dark road” potrebbero rappresentare il perfetto viatico fra due album epocali come “Headquake” e “Return to heaven denied”. Splendida a mio avviso “Moonlight children”, in cui la componente progressiva prende il sopravvento su tutto, un brano dall’incedere molto incalzante ed impetuoso, mentre il thechno/power metal di “Revolution maker” chiude uno dei demos più appetitosi che mi siano capitati negli ultimi mesi.
Ripeto, i Secret of Dawn sono una band da tenere d’occhio, perché sono sicuro che ci sapranno regalare delle forti emozioni. Ricordandovi che il loro chitarrista parla un perfetto italiano, se fossi in voi li contatterei, non fateveli sfuggire!!!!!!!
Tracklist:
01) Before the end
02) Trapped in space
03) Within the black hole
04) The dark road
05) Moonlight circus
06) Revolution maker