Recensione: Trapped Into The Soulpit
Diciamo la verità, siamo abituati a concepire la scena underground italiana
come un insieme di band spesso poco mature, quasi sempre mal registrate,
sicuramente derivative; e abbiamo quasi perso la speranza di veder nascere un
movimento creativo che risollevi le sorti metal del nostro Bel Paese, un po’
quello che sta succedendo oggi in Francia e che in passato ha visto coinvolta la
Scandinavia in blocco, o anche la Germania.
Il punto è che il pregiudizio rischia di farci perdere di vista anche quelle
che sono le qualità di molte band, che si stanno sì facendo le ossa, ma
tracciano anche una strada che, con la dovuta maturazione, può rivelarsi
luminosa anche per gli altri: mi vengono in mente esempi più o meno recenti di
successi sottovalutati, in cui da oggi vanno ad inserirsi anche i veneti Soulpit.
Il thrash/death melodico è il loro verbo, genere che deve essere trattato
assolutamente coi guanti per poter garantire la capacità di farsi ascoltare,
vista la quantità di gruppi presenti nel genere, e che richiede come
indispensabile una capacità compositiva di primissimo livello (per poter
emergere dalla massa) e – questo è un punto di contatto con generi quali il
power metal, ma è un’altra storia – una produzione più che ben fatta.
Si sa, questo secondo punto è ben difficile da riscontrare nei demo, ma il
bello è che i Soulpit riescono anche in questo, stupendoci con suoni
puliti e potenti come uno studio professionale nordeuropeo potrebbe insegnarci!
Eccoci quindi di fronte agli ottimi sei pezzi di Trapped into the soulpit,
che divertono col giusto groove ed intrigano per la capacità di coniugare
tecnica, velocità ed impatto. Le caratteristiche fondamentali del genere sono
quindi rispettate in pieno, ma trapela una ricerca sonora ben lungi dall’essere
arrivata presso il traguardo, ed è questo che impreziosisce tracce come la
bellissima Downfall in empaty, la thrashy Maze of life (molto
interessante la parentesi acustica al suo interno), la potente e articolata Self
detachment.
Non riscontro particolari punti deboli in questo demo, primo mattone di
quella che può essere una futura, imponente costruzione: sta alla band
svilupparla secondo canoni via via sempre più personali, distaccandosi da
quelle che sono le proprie influenze maggiori, con coraggio e fiducia nei propri
mezzi. È proprio questo il caso.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Contatti: info@soulpit.net
Tracklist:
1. Collapse
2. Built on Autumn Leaves
3. Downfall in Emphaty
4. Self Detachment
5. Maze of Life
6. Trapped into the Soulpit