Recensione: Trauma
A poco tempo dalla nascita (2011) è già tempo di debut-album, per i bergamaschi Rise Of Tyrants. Un’opera prima con tutti i crismi dell’operazione professionale, tanto nella veste grafica quanto nel suono, curato in tutti i suoi passaggi da Alex Azzali presso gli AphaOmega Studios di Como.
Per sua stessa ammissione il combo lombardo rimanda le proprie radici musicali al metal americano e al death svedese, riferendosi in particolare a Pantera e At The Gates. Una fusione che rende non particolarmente originale lo stile della band stessa, giacché trattasi di sonorità esplorate in lungo e in largo da parecchie realtà presenti e, appunto, passate, del metal estremo.
Pur non essendo molto innovativo, detto stile è tuttavia ben congegnato e, soprattutto, suonato in maniera impeccabile. Il quintetto è perfettamente integrato e affiatato: “Trauma” è un monolite che si muove all’unisono in tutte le sue componenti, andando dritto e spedito per la sua strada senza guardare in faccia niente e nessuno.
Prediligendo quell’approccio tipico del post-thrash à la Pantera, appunto, volto a fare del ritmo la caratteristica peculiare su cui puntare. Un ritmo piuttosto caldo e avvolgente non a caso in linea con i dettami del groove metal, anche se a volte il drumming prende la via dei blast-beats. In questa situazione, però, sono sostanzialmente nulle le possibilità di arricchire un sound di per sé assai semplice nella definizione delle sue prerogative essenziali.
Alla fine, stringendo, l’impianto principale è costituito da una selva ordinata di riff, allineata sulle trame di un tappeto ritmico lineare e ordinario. Che, non potendo usufruire di altro se non di linee vocali amelodiche e un po’ scontate, non lascia poi molto, nelle mani anzi nelle orecchie di chi ascolta.
Per sopperire all’aridità e alla ripetitività degli schemi fondamentale delle canzoni del disco, insomma, ci vorrebbe un gran songwriting, in grado di rendere accattivante una musica altrimenti priva di mordente e di personalità. Qualità che, purtroppo per loro, i Rise Of Tyrants non paiono avere. Anche girando e rigirando il disco nel lettore resta arduo percepire il loro carattere ma, soprattutto, memorizzare se non qualche song nella sua interezza, qualche passaggio particolarmente interessante.
Così, serrando le fila, s’intravede in lontananza il nemico mortale di tutti i musicisti, e cioè la noia. Non che questa si avvicini più di tanto: la bravura del quartetto è tale da rendere “Trauma” un lavoro comunque degno di attenzione e di menzione. Tuttavia l’arcigna mietitrice è sempre lì, in agguato, pronta a divorare la preda al minimo accenno di debolezza. E, per fortuna, ora, i Rise Of Tyrants sono tutt’altro che debilitati.
Daniele “dani66” D’Adamo
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