Recensione: Trilogy

Di Paolo Beretta - 20 Aprile 2003 - 0:00
Trilogy
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Anno: 1986
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90

Il 1986 è stato a detta di molti l’anno in cui l’Heavy Metal ha raggiunto il suo apice. Anche il controverso (amato e odiato per il suo carattere particolare) J.Y.Malmsteeen, un vero e proprio patrimonio per il mondo del Metal, ha dato il suo grande contributo con la pubblicazione di Trilogy, un album emozionante, struggente, forse il punto più alto della grandiosa quanto altalenante carriera del guitar hero svedese. Un ritmo al rallentatore ben sostenuto dalle tastiere, rigorosamente “anni ’80”, assieme ad un bel riff cadenzato introducono l’imponente voce alta e pulita di Mark Boals in particolare nel coro, mentre a chiudere You don’t remember, I’ll never forget ci pensa un “pianto elettrico” melanconico di rara bellezza. Liar è una bellissima cavalcata che vede il basso penetrante incastonarsi con forza e decisione nella memoria dell’ascoltatore mentre le strofe si susseguono veloci sfociando in un chorus arioso e potente. In Queen in love il riffing iniziale è una vera e propria chicca che funge da perno del brano in quanto sostiene il cantato di Mark che avanza, come una inesorabile e lenta marcia, mentre guitar solo veloci e graffianti si susseguono lasciando il segno. In Crying Yngwie si cimenta in un pezzo strumentale dove la sua chitarra riesce nel vero senso della parola ad emozionare con assoli strappalacrime che fanno pensare ad un passato pieno di errori e rimpianti, ben evocati da ritmi tristi, immobili, e accompagnati da un impercettibile, quanto geniale, lavoro di batteria e basso. Con Fury si passa ad un sound decisamente più cattivo e accattivante (alla Europe), dove la voce di Boals scorre veloce e senza pause tra le strofe ed il coro. Una bellissima traccia che riesce a trasmettere nel fiammante break centrale tutta la sua credibilità. Non da meno Fire. Song nella quale tempi veloci e immediati si alternano con alcuni rallentamenti originali che rendono il brano godibilissimo. Solari e invitanti le atmosfere che la track in questione, nel chorus melodico, riesce ad evocare. In Magic Mirror mi ha letteralmente incantato il lavoro onnipresente delle tastiere che danno vita a un sound “magico” impreziosito dall’interpretazione sublime offerta da Boals nel coro. Dark ages è un brano dal tempo pressoché inesistente dove trova spazio solo un riff granitico oscuro, perpetuo, dalle atmosfere tenebrose, pesanti, soffocanti! A far calare il sipario sull’album ci pensa Trilogy suite opera, una track a dir poco incredibile che testimonia il valore, le capacità inumane di Y.J.Malmsteen. Un mare di note inizialmente è proposto (con pulizia totale) a velocità supersonica sopra un imperioso lavoro di basso. Dopo due minuti e mezzo “pazzi” la canzone riposa sopita; ma è solo un momento perché poco dopo arriva un grandioso riff che successivamente lascerà lo spazio a una marea di cambi di ritmo che pongono il sigillo su Trilogy. Un capolavoro, un classico, che dovete assolutamente fare vostro!

Tracklist:

1. You Don’t Remember, I’ll Never Forget
2. Liar
3. Queen in Love
4. Crying
5. Fury
6. Fire
7. Magic Mirror
8. Dark Ages
9. Trilogy Suite Op: 5

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