Recensione: Trinity [EP]

Di Lisa Deiuri - 14 Marzo 2023 - 7:57
Trinity [EP]
Band: NFD
Genere: Gothic 
Anno: 2022
Nazione:
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70

‘Trinity’, l’ultima release di NFD (Noise For Destruction), lanciata worldwide lo scorso 24 febbraio, è un E.P. di otto tracce che rimane coerente con la produzione precedente della band e che sicuramente soddisferà i fedelissimi della tradizione gothic rock, che nella sua falange “occulta” vede i Fields of the Nephilim quali indiscussi fondatori, seguiti da numerose band che, di volta in volta, hanno mischiato alla produzione musicale elementi industrial o metal, alla ricerca di una nuova identità.
A partire dalla copertina, che ritrae una modella in guisa di ‘Donna Scarlatta’ campeggiante su un sigillo magico che ricorda quello di Thélema, fino alla struttura dell’E.P., con cinque versioni della stessa canzone dedicate all’Inferno, due al Paradiso e una al Purgatorio, si capisce che ‘Trinity’ è un viaggio tra i mondi dell’esistenza, che si sposta idealmente di sfera in sfera fino alla visione di una triplice essenza.
Se avete letto Dante sapete che la ‘Divina Commedia‘ è una favola simbolica – come dice uno dei suoi commentatori – nella quale il numero ‘Tre’ è una sorta di chiave di volta interpretativa. Tre sono le cantiche, tre sono i gruppi di versi, le terzine, dai quali è formato l’intero poema, tre sono gli argomenti principali: concettuali, fantastici, biografici. Insomma, la Trinità è presente in tutti i livelli.
Tre sfere che, oggi, chiameremmo: spirituale, psicologica e corporea, o ‘materiale’, ‘storica’. In ‘Trinity’ di NFD, di base, abbiamo solo tre canzoni: ‘Surrender to My Will’, ‘To Find my Heaven‘ e ‘Static on My Soul’, ma ci sono le varianti (in due casi) e questo è un indizio, se consideriamo che i titoli fra parentesi o l’unicità della terza, il Purgatorio, la dicono lunga rispetto al livello nel quale ci troviamo e alla faccia che Babalon sta mostrando.
Quello che sto dicendo vi sarà più chiaro fra poco, quando inizieremo l’analisi delle liriche. Ma, attenzione, per comprendere ognuno dei tre viaggi, cercate di cogliere soprattutto le variazioni musicali! Sono queste ultime, infatti, che fanno da guida e, se devo dirla tutta, ho trovato la cosa entusiasmante perché, così come la poesia è il linguaggio degli dei, così la musica delle sfere celesti è il suono che nel poema dantescochiarisce la visione della Trinità e nell’E.P. di NFD della triplice manifestazione della Dea. “So Let It Begin”.

INFERNO

‘Surrender To My Will (The Demon & The Witch)’ è una preghiera capovolta, nella quale un Demone si  rivolge a una Strega che non ha più intenzione di soggiacere al suo volere.
Il Demone cerca di convincerla a non spezzare il patto dicendole di essere stato leale, di non aver forzato le cose:

I could tell you, just what you want
But it won’t mean a thing
I could show you, just what you need
If you want me to?

Ora, però, è giunto il momento della verità e lui sa di cosa lei ha bisogno:

I know what you need, ignite your heart’s desire
I know what you want, I’ll set your soul on fire

Nella sfera ‘materiale’ si direbbe che un amore è in crisi a causa della distanza fisica e emotiva di lei:

You make it tough when it could be so easy
You put up walls, it won ‘t hurt if you don’t see me
Don’t you know the saddest song we sing
is when the love has almost died?
Come with me, don’t regret another thing
Just put your hand in mine

E la preghiera di lui, che tira in ballo l’anima e il cuore, sarebbe quella di lasciarsi andare, di riuscire ad amare, in tutti i sensi:

Exhume your soul
Reanimate your heart
Learn to lose control

Tuttavia, il tono con il quale il Demone cerca di trattenere la Strega tradisce il tipo di rapporto che c’è fra i due: possessione. Il Demone gioca anche la carta della seduzione, creando un’immagine apparentemente poetica:

I am the sun, you are the sea
Deep mystery of my desire

Your majesty it raises me
Let us reign down for eternity

Ma anche questa volta le parole non mentono. Termini come ‘maestà’ e verbi come ‘regnare’ evocano un concetto di potere più che di amore e, quindi, l’inganno di questa ‘preghiera’, la manipolazione, si svela nei versi finali, che suonano come un ordine, una parola di potere, appunto:

Surrender to my will, surrender to my will right now
Surrender to my will, surrender to my will
Come on, come on, come on
Surrender to my will

In fondo, non è un mistero che per chi vive una relazione basata sul possedere l’altro, il solo modo per farlo sia piegarlo alla propria volontà. Oppure, è il contrario? La ‘Donna Scarlatta’ deve soggiacere alla Volontà del Demone (Crowley era la Bestia 666) per instaurare un nuovo Regno? Qui siamo all’Inferno, e le versioni di ‘Surrender To My Will’ sono cinque. Oltre alla prima, scritta e composta (come tutte le altre) dal Mastermind di NFD Peter ‘Bob’ White, abbiamo:
– ‘No Mercy’ – traccia 4
– ‘M.G.T. Imperium Remix’ by Mark Gemini Thwaite (The Mission /
MGT / Peter Murphy) – traccia 5
– ‘Insurgent version’ by Ben Christo (The Sisters Of Mercy / Diamond
Black), che presenta anche variazioni testuali – traccia 6
– ‘Original Sin’, che chiude l’E.P. – traccia 8

Il discorso sull’amore, quindi, assume diverse sfaccettature perché la musica, di volta in volta, sottolinea gli aspetti passionali, tristi e perfino aggressivi di una relazione. Elementi, questi, che mi hanno condotta al Canto V dell’Inferno dantesco, nel quale il poeta racconta la famosa storia di Paolo e Francesca e coglie l’occasione per dire che certi amori sono degli inferni. “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”. Se la leggiamo dalla parte del Demone, significa che chi ama non tollera di non essere riamato…

PARADISO

Più che un’esperienza concreta dell’amore, ‘To Find My Heaven’ è una visione di speranza sul trovarlo. Qui le versioni sono due, di cui la seconda è ‘Penitent Cut’, penultima traccia del disco. Il senso di questo canto sta in un verso e testimonia una presa di coscienza:

To find my heaven, I must let go of my hell
“Per trovare il mio paradiso devo andarmene dal mio inferno.”

Per raggiungere l’amore non bisogna arrendersi tanto presto di fronte alle difficoltà, bisogna avere fiducia e sgombrare il proprio cielo interiore dall’oscurità:

Complications, will always be
You’re giving up to easily
So take your time, wait a while
And wipe away that empty smile
(…)
Empty your heart of its dark disguise
Open up, try and realize

L’amore è dietro l’angolo, basta solo trovare qualcuno di cui fidarsi e il sole tornerà a splendere:

I feel it’s close, it’s not so far away
Dark skies receding
Someone I believe in
She’s not far away
I’ll find my heaven
(…)
And the sun will shine again upon these darkened days

Alle soglie del Paradiso, Dante descrive Beatrice come “Quel sol che pria d’amor mi scaldò ‘l petto”. La donna è quel sole che fin da quando era fanciullo gli riscaldò d’amore il cuore e che ora fa lo stesso dissipando le tenebre dell’ignoranza in vista di un amore più grande. Nel testo di ‘To Find My Heaven‘ fa capolino un barlume di coscienza: rispetto al possedere qualcuno, pretendendo di essere amati, l’amore sarà possibile solo se ci sarà la fiducia.

PURGATORIO

Terza traccia, ‘Static On My Soul’ non contempla varianti e rappresenta qui il terzo regno (ma nell’opera di Dante è il secondo, dopo l’Inferno e prima del Paradiso), quel Purgatorio associato all’Etere, come riportato anche nella descrizione del concept di ‘Trinity’, nel quale ho trovato la linea interpretativa che lo collega alla ‘Divina Commedia’.

Il Purgatorio dantesco è un monte fatto a cornici, ciascuna delle quali corrisponde a un peccato capitale. Al contrario dell’Inferno, trattandosi di un’ascesa verso il Paradiso, i peccati vanno dal più grave al più leggero: I. Superbia, II. Invidia, III. Ira, IV. Accidia, V. Avarizia, VI. Gola, VII. Lussuria. In ‘Static On My Soul’ il peccato di accidia, ovvero l’inerzia nel perseguire il bene e, quindi, l’amore, pare essere quello principale:

Confusion in my mind
Ease pain, leave the worry behind
Confront me with some faith
Make discissions with less hate
Too much static on my soul
Too much static on my soul
Too much static on my soul

Nel Purgatorio dantesco, le anime sono smarrite. Combattute fra la fuga e la stasi, specialmente all’inizio, non sanno quale cammino intraprendere verso la purificazione.

And I don’t know what to do
And I’m waiting, I’m waiting to find you
I don’t even know your name
But I thought I saw your face

Ma ‘static’ si può tradurre anche come ‘interferenza’, perciò come qualcosa che disturba e impedisce di vedere chiaramente quale direzione prendere. Ecco perché chiediamo all’altro di rassicurarci: quando la confusione sarà svanita, riusciremo a capire cosa fare? Tutto andrà a posto?

Do you think that we’re the same
Do you think that we will know
Will it all fall into place
When the static, static, static fades away

Nella sequenza di ‘Trinity’, purtroppo la risposta non sembra essere un “Sì”, perché ripiombare nell’Inferno è fin troppo facile e, forse, questo è il solo mondo concesso all’uomo, dove uno sprofondare continuo nelle tenebre viene interrotto, solo a sprazzi, da brevi momenti di luce.

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