Recensione: Triumph
Il primo passo di un gruppo destinato a scrivere pagine nella storia della musica Rock.
I canadesi Triumph si formano a Toronto nel 1975 dall’incontro di tre artisti piuttosto rinomati nella zona, Rik Emmett (voce e chitarra), Mike Levine (basso) e Gil Moore (voce e batteria).
Mentre Levine e Moore avevano avuto già altre esperienze in studio (rispettivamente con Motherlorde e The Underworld), il chitarrista Rik Emmett, leader della band, non era mai stato in uno studio di registrazione, sebbene avesse suonato in numerose formazioni prima della nascita dei Triumph.
Chi conosce il gruppo per i suoi lavori più famosi, come “Just A Game” o “Allied Forces”, caratterizzati da uno stile maturo e inconfondibile e da sezioni virtuose, piene di classe e maestria, rimarrà probabilmente spiazzato nell’inserire questo “Triumph” nel lettore e nello scoprire che il power trio canadese in origine suonava un Hard Rock di chiara ispirazione Blues e Rock’n’Roll, grezzo e diretto, ma al contempo molto melodico, influenzatissimo da gruppi quali Deep Purple e (soprattutto) Led Zeppelin.
L’album è aperto dal rock potente e “spensierato” di una tra le canzoni più famose della prima fase di carriera, “24 Hours A Day”, traccia introdotta da una sezione melodica accompagnata dall’ottimo cantato di Rik Emmett, seguita dal Blues Rock tirato di “Be My Lover”.
“Don’t Take My Life”, che alterna parti più potenti (come l’intermezzo strumentale, che nei live dei primi anni ’80 sostituiva quello di “Lay It On The Line”, una tra le canzoni più famose del combo canadese) ad altre più melodiche, e “Street Fighter”, divisa in due parti, una più incalzante e l’altra più lenta, invece stupiscono per violenza e velocità, caratteristiche assolutamente insolite per due pezzi scritti negli anni ’70, tanto da poter essere entrambi tranquillamente definiti, con un pizzico di eccesso, “Proto-Thrash Metal”.
Dopo la bella “What’s Another Day Of Rock’n’Roll”, cantata ottimamente da Gil Moore, è il turno poi di “Easy Life”, una delle poche incursioni dei Triumph nei territori del Rock Psichedelico, seguita a sua volta da “Let Me Get Next To You”, veloce cavalcata Hard Rock caratterizzata dal cantato molto stridulo di Emmett.
La traccia conclusiva dell’album è la meravigliosa suite “Blinding Light Show/Moonchild”, tra gli episodi più lunghi (quasi nove minuti) e riusciti realizzati dalla band.
Una composizione assolutamente strabiliante per una realtà alle prime armi, che alterna parti più dolci influenzate dal Prog e soprattutto dal Folk, ad altre maggiormente tirate e potenti, caratterizzate da riff spaccaossa (di stampo chiaramente pre-Maideniano) e assoli al fulmicotone. Il tutto condito da un gusto melodico ineccepibile e suonato magistralmente, senza un minimo calo di qualità per tutta la durata.
Così termina “Triumph”, primo passo nella storia di quella che sarebbe divenuta una leggenda del rock, già capace di lasciar trasparire un alto valore artistico.
L’album passò piuttosto inosservato all’epoca (anche se fu rivalutato dai fan in seguito al successo ottenuto dal gruppo, fino ad essere riedito nel 1995 con il titolo “In The Beginning” e con un artwork differente).
Si tratta ad ogni modo, di un biglietto da visita più che buono per una band che di lì a poco, avrebbe saputo mettere in risalto tutta la propria eccellente caratura.
La Rock’n’Roll Machine cominciava a girare…
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Tracklist:
01 24 Hours A Day
02 Be My Lover
03 Don’t Take My Life
04 Street Fighter
05 Street Fighter (Reprise)
06 What’s Another Day Of Rock’n’Roll
07 Easy Life
08 Let Me Get Next To You
09 Blinding Light Show/Moonchild
Line Up:
Rik Emmett – Voce / Chitarra
Mike Levine – Basso
Gil Moore – Voce / Batteria