Recensione: Triumph And Agony
Si può forse dire che i Warlock non siano uno dei dieci gruppi fondamentali dell’HM, ma di sicuro è un grave torto ignorarli o ridurli alla semplice veste di “prima band di Doro Pesch”.
Troppo spesso infatti, quando si parla di Warlock, tutto si riduce all’esaltazione della bellezza di Doro Pesch. Questo atteggiamento, oltre che a diventare altamente indisponente se protratto a lungo, rivela una certa superficialità che obiettivamente non rende giustizia al combo tedesco.
Infatti, i Warlock non erano mica quattro ragazzini con una strafiga: dopo quattro anni di attività, il gruppo vantava già quattro albums, un live in VHS (“Metal Racer“), un contratto pluriennale con la major Phonogram, un chitarrista come Nicko Arvanitis (ex StormWitch), un’attività live molto intensa, diversi singoli, un forte seguito, qualche video e un tour europeo al seguito dei Judas Priest nello spettacolare “Fuel for Life Tour”.
Registrato a New York City nel 1987 e pubblicato nel settembre dello stesso anno, “Triumph and Agony” rimarrà purtroppo il canto del cigno di questo favoloso combo di Düsseldorf, della cui formazione iniziale era rimasta solo Doro.
Disco dopo disco, i Warlock sono sempre stati capaci di forgiare un sound molto personale capace di saper evolvere, non rinnegando mai i propri elementi tipici; ci riferiamo quindi all’inconfondibile guitarwork di matrice tipicamente tedesca, alla voce sempre grintosa e energica della signorina Dorothee Pesch, a quella particolare attenzione usata nella composizione delle melodie in ogni brano e all’irresistibile carica sprigionata dai cori.
La tracklist molto varia rende l’album molto piacevole all’ascolto. Si parte alla grande con “All We Are“, anthem di puro acciaio scintillante, dove -tra riffoni granitici cori di grande presa- la Metal Queen infiamma gli animi con prestazioni vocali iper-carismatiche, plasmando uno dei cavalli di battaglia di sempre dei Warlock; tra i passaggi più veloci del disco citiamo senza dubbio l’irresistibile “Three Minute Warning“, la mistica “Touch of Evil” (dove troviamo una Doro scatenata ed un guitarwork azzeccatissimo) e “Cold, cold World“.
Il meglio però viene con i pezzi un po’ più riflessivi, come la stupenda “I Rule The Ruins”, l’ammaliante “Kiss of Death” e “Make Time for Love“: tutti momenti di grande carica interpretativa ed incisiva dal punto di vista strumentale.
Un discorso a parte meritano i passaggi over the top di “Triumph and Agony“, ossia “Metal Tango” e “Für Immer“: il primo è uno spettacolare brano dalle calde atmosfere molto coinvolgente ed evocativo, il secondo invece è una fantastica ballad cantata tutta in tedesco; il solo acquisto di questo album sarebbe giustificato da quel “Hay una promessa en el sonido” che spunta tra gli altri versi in tedesco.
Come ultimo appunto, vorrei riportare un aneddoto che la dice lunga sulla qualità professionale dei Warlock; rispondendo ad un’intervista per una rivista inglese, all’epoca Doro affermò di trarre ispirazione per la composizione dei brani dei Warlock “ascoltando musica classica ed i Judas Priest“: si può forse chiedere di più?
L’edizione in vinile uscì in edizione limitata con l’aggiunta di una bonus track.
Ripeto, i Warlock -obiettivamente- non avranno certo gettato le basi per la nascita e/o lo sviluppo dell’Heavy Metal…ma vale la pena avere ogni loro album! Band d’obbligo per i warriors in denim & leather sinceramente votati alle sonorità più tradizionali!!
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) All We Are
2) Three Minute Warning
3) I Rule the Ruins
4) Kiss of Death
5) Make Time for Love
6) East Meets West
7) Touch of Evil
8) Metal tango
9) Cold, cold World
10) Für Immer