Recensione: Trollhammaren

Di Daniele Balestrieri - 8 Aprile 2004 - 0:00
Trollhammaren
Band: Finntroll
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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78

A nemmeno un anno dall’uscita del chiacchieratissimo “Visor om Slutet“, eccellente esperimento ambient / epic scaturito dall’emozione suscitata dal suicidio di Teemu “Somnium” Ramoiranta, i Finntroll si rimettono in carreggiata ritornando al vecchio sound che li ha resi famosi, quel mix di black e folk oscuro, violento e galoppante che impregnava lavori del calibro dei precedenti Midnattens Widunder e Jaktens Tid.

Spasmodicamente atteso dai numerosi fans europei, Trollhammaren è un EP che esce come antipasto per “Nattfödd“, il full length che uscirà il 28 aprile per Century Media e Spikefarm Records e che costituirà la terza release ufficiale della band finlandese. Questo EP è un ottimo terreno di prova per il nuovo cantante, subentrato allo sfortunato Katla, e per l’ultimo arrivato Routa, che dovrà avere a che fare con riff decisamente più aggressivi e violenti rispetto all’ultimo Visor om Slutet.

Cinque tracce per 17 minuti e 10 secondi ci mostrano che i Finntroll sono tutt’altro che spenti: il CD infatti si apre con la tumultuosa “Trollhammaren“, canzone dal caratteristico sound finntroll: la strada è aperta con un riff di tastiera estremamente “catchy”, che dopo un paio di ritornelli viene agganciato dal solito turbinare di chitarre spaventose, batterie martellanti e growl/scream trollico, cori sguaiati e rallentamenti micidiali, un dovuto della band per collegare e “rifinire” i loro pezzi più caratteristici, per evitare che diventino solamente un mare di rumore.

Trollhammaren è sicuramente una traccia costruita a tavolino: i cori selvaggi lasciano presupporre un impatto live di grande potenza, e i giri di tastiera, semplici ed efficaci, incitano al movimento: non a caso possiamo definire i Finntroll gli “Onkel Tom finlandesi”, probabilmente i rappresentati più efficaci di quel movimento goliardico e degenerante chiamato “Humppah”, che più o meno simula onomatopeicamente il suono che producono buona parte delle canzoni di entrambe le band. Trollhammaren è una canzone fatta per brindare e divertirsi, così come buona parte delle canzoni più importanti dei Finntroll, da Jaktens Tid a Rivfader, da Skogen Hamnd a Forsvinn du som Lyser. Hit sicuro, che lascia strada a “Hemkomst“, probabilmente il punto più debole dell’EP, un vero e proprio ritorno a casa, aperto da un riff che non può non riportare alla title-track di Midnattens Widunder; ennesima canzone “Finntroll-style” in cui un ritmo incalzante di doppia cassa, timpani, tamburi e basso ritmano un cantato leggermente sotto tono e una serie di riff scollegati tra di loro, che ricordano a tratti diverse canzoni dei loro due album più duri. Probabilmente un effetto voluto, in una canzone che ha il significato de “i troll sono tornati a casa”. E quale migliore casa di “Skog“, la foresta, una canzone più drammatica, sempre graziata da ritmi che passano dall’horror al folk più potente, all’humppah più scanzonato, ai cori più goliardici. Qui Wilska, il nuovo cantante, dà prova di se in un ottimo growl leggermente disarticolato, come se fosse proprio un troll a urlare le liriche della canzone. Agghiacciante nel suo incedere mostruoso e canzonatorio, Skog lascia il posto a “Försvinn du som Lyser”, violenta cover in chiave thrash-brutal dell’allegra Försvinn du som Lyser che divertiva in Visor om Slutet. Certo c’è da storcere leggermente il naso, a pensare che questa è stata l’ultima canzone composta da Somnium prima della morte, ed è stata decisamente privata della sua natura allegra per farla diventare un pezzo thrash-folk che non si addice molto alla memoria del chitarrista che l’aveva intesa in ben altro modo, ma da qui alla strumentalizzazione ce ne passa, e il pezzo comunque è sviluppato con grande classe, con un piccolo pezzo pressante in munnharpe che davvero non può non strappare un sorriso tra un headbang e l’altro. Chiude l’album la geniale “Hel Vete“, capolavoro dell’EP, eccezionale pezzo di folk grezzo con un distinto swing della Chicago anni ’40, che ha nell’unione dei riff di tastiera e di chitarra il vero punto di forza. Ottimo brano, evoluto, complesso, lontano dall’immediatezza fulminante della maggior parte delle loro creazioni, e che lascia sperare in un Nattfödd a più livelli di lettura.

Terminato questo Trollhammaren non può non subentrare una voglia assassina di mettere le mani sul full length. Le tracce sono state scelte accuratamente, e delle cinque solo una comparirà nell’album definitivo, quindi una chicca davvero insostituibile. Violento, peculiare, divertente, vede un ritorno in grandissimo stile dei troll, più convinti che mai a calcare i palchi. Grande la prestazione di Trollhorn, maturato anche grazie all’esperienza nei Moonsorrow, grandissimo anche il batterista B.Dominator, che senza cedere troppo alle lusinghe del trigger regala sempre muri ritmici non indifferenti. Non sono convinto al 100% da Wilska, che a mio giudizio non ha la stessa espressività di Katla, essendo leggermente più grezzo, ma da un troll del resto non possiamo aspettarci troppi fronzoli, no?

I fans di questo genere sanno già cosa aspettarsi, e l’attesa è più o meno stata premiata; chi metterà le mani per la prima volta sui finntroll con questo album, sappia che è un sound molto moderno, che oscilla continuamente tra il folk goliardico alla Onkel Tom e il black di nuova scuola più selvaggio e potente. Le canzoni non hanno particolare profondità e significato: è implicito nel genere stesso il voler divertire senza pensare troppo: e in questo i Finntroll riescono alla perfezione. Se volete della musica per divertirvi, urlare alla luna, muovervi e creare più mischia possibile, beh, se vi sbrigate trovate ancora qualche negozio di dischi aperto.

TRACKLIST:

1 – Trollhammaren
2 – Hemkomst
3 – Skog
4 – Försvinn du som Lyser
5 – Hel Vete 

 

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