Recensione: Trollslayer
I nani, i nani, i nani, i nani…
Così ripeteva in modo ossessivo Richard Benson in una delle sue composizioni. Anche se il maestro Benson ci azzecca ben poco con la band che andremo a scoprire tra poco, la citazione del suo sopracitato brano mi è venuta quasi spontanea. I Wind Rose che andremo ad ascoltare quest’oggi infatti, si ispirano, come altri loro colleghi, alle opere di Tolkien, focalizzandosi in modo specifico sulle figure dei nani della Terra di Mezzo. Così, in un universo come quello metal, dove l’immaginario collettivo delle varie band, si affida alle figure di guerrieri, draghi, maghi e stregoni, i Wind Rose preferiscono narrare le gesta di Thorin ScudoDiQuercia e tutti gli altri piccoli abitanti di Arda.
Tornando alla vita reale, i Wind Rose non provengono dalla Montagna Solitaria, ma dalla più vicina toscana, da Pisa per la precisione. Sono attivi dal 2009 e si dedicano ad un power metal con marcate influenze folk. Spulciando tra la formazione si nota subito la presenza di Cristiano Bertocchi, già bassista di nomi importanti come Labyrinth e Vision Divine. Gli altri membri sono Francesco Cavalieri alla voce, Claudio Falconcini alle chitarre, Federico Merenda alle tastiere e Federico Gatti alla batteria. Dopo il debutto nel 2012 con Shadows Over Lothadruin, la formazione toscana ha visto un successo sempre crescente che li ha portati a tenere numerosi concerti in giro per l’Europa assieme a nomi come Eluveite, Wintersun, Fintroll, Ensiferum oltre ad una partecipazione al prestigioso Wacken Open Air nel 2022.
Il loro quinto album dal titolo Trollslayer è uscito il 4 ottobre, giorno in cui i nostri hanno iniziato il tour europeo con Powerwolf ed Hammerfall. Una carovana metallica che passerà per l’Italia il 14 ottobre con una data già sold out all’Alcatraz di Milano. Non c’è che dire, i nani stanno diventando dei giganti!
L’opening track Of Ice and Blood è una strumentale che funge da intro con lo scopo di creare la giusta atmosfera agli epici racconti che stiamo per ascoltare. Sfumate le note dell’intro, Dance Of The Axes esplode letteralmente in un power folk dal piglio fiero e battagliero. Il brano gioca su toni gloriosi e melodie potenti che catapulteranno l’ascoltatore fra le valli della terra di mezzo. La selvaggia The Great Feast Underground coinvolge con la sua attitudine festaiola e scanzonata tanto da far venir la voglia di ballare attorno ad un fuoco scolando birra da un corno.
La formula offerta dai Wind Rose pare fin dall’inizio molto chiara, un epic power metal che guarda ai nomi storici del genere, Blind Guardian in particolare. Il tutto ben amalgamato con una forte componente folk-mediovale nel creare dei brani anthemici che cavalcano ritmi frenetici. I Wind Rose si presentano come dei moderni menestrelli che eseguono in chiave power metal novelle e canti che portano la mente a fantasiosi tempi antichi. Una soluzione musicale che bene o male, sarà presente per tutta la durata del disco, riuscendo ad essere sempre coinvolgente ed ispirata. Rock and Stone è un inno ritmato che pare studiato apposta per le esibizioni dal vivo. A tal proposito, quelli tra voi che saranno presenti alla data milanese, farebbero bene a farsi trovare pronti ed imparare per tempo la strofa ROCK… STONE…ROCK AND STONE…ROCK AND STONE da urlare assieme alla band.
To Be a Dwarf è un altro inno maestoso ed epico dove si prediligono i tempi medi.
Il disco scorre così tra cavalcate di doppia cassa, danze e saltarelli medievali a braccetto con sfuriate metalliche, rasoiate di chitarra, cori urlati a squarciagola e sporadici growl, che nella giusta dose fanno la loro figura. Si susseguono così Legacy of the Forge, ed ancora la frenetica Home Of The Twilight, con cui si omaggiano i Blind Guardian. Arriva il turno della title track, con una musichetta medievale che viene spazzata via da un urlaccio per far posto ad un power folk con melodie che si stampano in testa.
In chiusura No More Sorrow, un pezzo malinconico con atmosfere più emotive che tende un po’ a discostarsi da quanto ascoltato fin’ora.
Con Trollslayer i Wind Rose ci offrono una buona prova , dimostrando di aver nel corso degli anni acquisito una buona maturità. Ed il posto guadagnato nel tour con Powerwolf e Hammerfall ne è la conferma.
Se si vuole fare un appunto, si potrebbe rilevare che nelle composizioni della band toscana, si tende a riproporre spesso la stessa formula: non un difetto, vista la buona qualità del risultato. Ciò non mette comunque al riparo dal rischio di un senso di staticità in futuro.
Tutto sommato un problema che non vogliamo porci adesso. Godiamoci piuttosto Trollslayer, e lasciamo i Wind Rose a vivere questo momento di gloria: molto probabilmente il nome della formazione pisana risuonerà ancora in futuro.