Recensione: Tropical Thunder

Di Carlo Passa - 17 Agosto 2021 - 6:00
Tropical Thunder
Band: Cruzh
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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70

E anche per gli hard rocker Cruzh è arrivato il momento del secondo disco, la cui principale novità consiste nell’inserimento del nuovo (bravo) vocalist, Alex Waghorn, nella lineup della band svedese. Sì, perché la proposta non si scosta di molto da quella ben confezionata nell’omonimo debutto del 2016, che si posiziona intorno a un hard rock melodico con venature AOR e denota un evidente amore per gli Ottanta statunitensi, seppur declinati in salsa svedese, rimanendo i primi H.E.A.T. il vero modello di riferimento dei Cruzh.
Ecco, dunque, grandi refrain, come nella opener Tropical Thunder, o nella bella Turn Back Time che, fin dal titolo, oscilla tra un semplice rock poppettaro e un non banale tono melanconico.
Se We Go Together gioca un po’ con I Love Rock ‘n’ Roll, regalando in vero un bel ritornello AOR, Are You Ready richiama le lucide melodie dei Def Leppard, mentre Cady è l’immancabile ballad, questa volta fortemente debitrice dei White Lion, riuscendo a non sfigurare nell’impari confronto.
Dalla fine degli anni Ottanta veniamo nuovamente catapultati alla loro metà (quanto cambiò la musica nel giro di poco tempo!) da una New York Nights che non si vergogna a riportarci nelle braccia dei Journey di quei tempi.
All You Need potrebbe davvero stare su un disco degli H.E.A.T. Per carità, suona benissimo e ha un ritornello che più catchy non si può, ma le manca un po’ di spinta e, diciamolo, personalità.
Line in the Sand è un mid-tempo sorretto da una strofa sussurrata e sufficientemente arioso in un ritornello che è forse il meno ovvio del lotto. Bella hard rock, invece, è la saltellante Moonshine Bayou, scanzonata, vana, piena di groove: insomma, divertente.
Paralyzed sta tra il primo Bon Jovi (quello di Runaway, per capirci) e i Survivor: e se la cava alla grande, donandoci finalmente un bel tiro, supportato da suoni e arrangiamenti convinti e senza il freno a mano tirato.
Infine, N.R.J.C. è una ballad acustica non particolarmente degna di nota.
Alla fine, i Cruzh sono una buona band, che fa l’onesto lavoro di dare linfa di qualità all’ondata hard rock svedese, che certo vive dei fasti americani che furono, ma riesce a denotare una propria personalità: non è cosa da poco. Ascoltateli: certamente, non vi dispiaceranno.

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