Recensione: True Carnage
Che Barnes sia un personaggio influente nell’ambito del metal estremo è un dato di fatto, sarà per il suo dirompente growl, per le sue liriche malate o per il suo trascorso nei Cannibal Corpse poco importa per che è lui il principale (ed unico???) protagonista in questo lavoro.
Infatti è la sua voce macabra e gutturale a farla da padrona per tutto il corso dell’ album. Per lo più si mantiene su toni bassi e apocalttici ma a volte sfocia in un esasperato e sporco scream. La violenta proposta sonora del disco non si discosta eccessivamente dai lavori precedenti in cui, a mio parere, non si è mai riscontrata una eccessiva originalità dal punto di vista compositivo, ed infatti procede piuttosto ripetitiva, con ritmiche che non si allontanano molto dai canoni del death per tutta la durata delle 11 tracce del disco.
Inoltre essendo proprio la voce di Barnes a farla da padrona si ha la sensazione in alcune tracce che gli strumenti passino un attimo in secondo piano. Ma la vera pecca che va ad intaccare questo album ,già non qualitativamente molto valido, è la carenza di potenza e di dinamicità nei pezzi, elemento fondamentale per un gruppo death come i Six Feet Under.
Certo l’album non è formato solo da aspetti negativi; alcune tracce, anche se non la maggiorparte, sono sufficentemente valide: ad esempio “The day the dead walked” ( nelle versioni speciali del cd c’è anche il video) brano che parte con una velocità abbastanza sostenuta che si tramuta in un mid tempo nella parte centrale seguita da un assolo di scuola slayerana. Un brano abbastanza valido tra quelli del lotto. Altro brano piuttosto coinvolgente e caratterizzato sempre da un marcato mid tempo è sicuramente “The murders”, accompagnato da un riff senza dubbio conivolgente e di presa, forse il migliore del disco ma non è sicuramente il top.
Da segnalare la presenza di ben due duetti. Il primo e forse non azzeccatissimo è con il rapper statunitense Ice-T. Il pezzo in questione è “One bullet left” che parte con un cantato abbastanza sostenuto da parte di Barnes ma poi a stavolgere il brano arriva il buon rapper che da così origine ad un malato brano di rap-death, accoppiata secondo me non delle migliori. Al contrario però il duetto con Karyn Crisis, ormai SKULLSICK NATION, risulta essere un buon brano : infatti l’accoppiata è senza dubbio esplosiva e la song”Sick and twisted” riesce a rialzare il livello complessivo dell’album.
In generale questo lavoro raggiunge appena la sufficenza e forse tra quelli del combo californiano è quello più vario dal punto di vista ritmico. Un disco che i fan apprezzeranno perchè comunque la presenza di spunti nuovi non manca, (come ad esempio la voce filtrata in alcuni pezzi) ma a chi vuole un buon lavoro di death metal consiglierei, se non indispensabile, di starne alla larga.