Recensione: Trust Betrayal
Il primo nucleo dei finlandesi Arched Fire si è formato nel 1989, quando alcuni giovani compagni di scuola decisero di suonare insieme musica dura.
Con la chiara idea di fare le cose per bene, cominciarono a scrivere i propri pezzi, a partecipare a qualche concerto locale, a fare qualche apparizione in radio ed anche a registrare un demo esplorativo di quattro tracce, ma quando questo venne recensito, pure favorevolmente, la band si era già sciolta: era il 1990, per quanto determinati gli Arched Fire durarono meno di due anni.
Fin qui tutto normale, band che partono in quarta e poi s’inchiodano alla prima curva ne è piena la storia.
Passati trent’anni, forti del detto “meglio tardi che mai”, i cinque “ormai diversamente giovani” hanno deciso di ridare vita alla band.
E così, nel 2019, gli Arched Fire hanno ripreso da dove avevano lasciato debuttando, nel 2021, con l’album ‘Remote Control’.
Non contenti e sempre più coesi, ora bissano con ‘Trust Betrayal’, secondo full-length disponibile dal 7 aprile 2023 tramite WormHoleDeath.
Quello degli Arched Fire è un robusto Heavy Metal dai molteplici tratti, potente ed epico quanto aggressivo e tagliente, agganciato alle linee old-school e con molte avvincenti incursioni nella limitrofa terra del Thrash. Le influenze che si sentono hanno un ampio ventaglio che va dai Judas Priest ai Megadeth, con reminiscenze dei Fifth Angel degli esordi.
Rispondenti alla descrizione del musicista medio scandinavo, ossia quello che riesce a trasformare in musica anche lo stridere di una grattugia attaccata ad un distorsore, i cinque artisti convertono le loro ispirazioni in qualcosa di proprio, dando sfogo ad una forte personalità dai tratti decisi ed incisivi.
I brani sono solidi, senza cedimenti, suonati alla grande secondo un proprio stile, evidenziato, soprattutto, dalla voce cangiante di Kristian Herkman, discepolo di Rob Halford per i toni alti e del nostro Steve Sylvester per le interpretazioni più inquietanti e malvagie.
A questo punto, la poca originalità non importa più, anzi … direi che gli Arched Fire non la cercano neanche, rimanendo fedeli a quello che piaceva loro da ragazzini, annullando le tre decadi di sosta.
Heavy/Speed Metal essenziale, senza fronzoli o seduzioni da parte degli altri generi ben piantati nella terra di Finlandia, frutto di una cura certosina per arrangiamenti e produzione e di una discreta raffinatezza nell’intercalare efficaci cambi di tempo con riff abrasivi, melodie avvolgenti e cori epici: questo è il riassunto di ‘Trust Betrayal’.
La qualità dei brani è, grosso modo, equivalente … alta per tutti. In particolare ‘Fear’ viaggia per direttissima dall’inizio alla fine, la frenesia di ‘Pestilence’ (con ospite Tim ‘Ripper’ Owens) trascina indietro nel tempo, ‘Narcissist’ è una raffica di colpi allo stomaco, il morso di ‘Blind Faith’ è letale, ‘Corporeal Abhorrence of Entrails’ porta danni sicuri alla cervicale, ’Wings of Chrome’ è un assalto all’arma bianca, con un riff che sono veri colpi di scure e ‘Artificial Sun’ è la conclusione di un viaggio epico dominato da una furia selvaggia.
A livello di contenuti ‘Trust Betrayal’ ruota sul tema della fiducia, intesa non solo come quella verso gli altri, ma anche verso se stessi o la religione od ancora la tecnologia, analizzandola attraverso aspetti di vita quotidiana o per mezzo di visioni distopiche, comunque non troppo lontane dalla realtà.
Non c’è altro da dire! Album da non perdere e da inserire assolutamente nella propria collezione. Chissà dove sarebbero ora gli Arched Fire se, trent’anni fa, non si fossero fermati …