Recensione: Tuoni, baleni, fulmini
Dopo nemmeno due anni di assenza, torna a fare capolino l’allegra combriccola dei Kalevala. Come loro abitudine, i membri del sestetto parmense hanno sfruttato a pieno questo periodo lontano dallo studio, inanellando una sequenza incredibile di concerti che li hanno portati qua e là per il continente europeo. A questo punto, sorge un dubbio: se questi ragazzi sono sempre in giro con una fisarmonica tra le braccia e una chitarra sulla spalla, quando hanno trovato il tempo di realizzare un nuovo album? L’arcano è presto svelato. Non ci troviamo davanti al primo caso documentato di musicisti con il dono dell’ubiquità; “Tuoni, baleni, fulmini” non si contrappone all’attività dal vivo ma, anzi, trova in essa una sinergia, ne trae linfa e ne esalta le caratteristiche. Ma andiamo per ordine e analizziamo il contenuto del digipak.
Lo stile grafico del gruppo è inconfondibile; l’impronta visiva di Alessandro Bianchi, che porta alla memoria le avanguardie di inizio Novecento, dà una connotazione ben precisa all’intero pacchetto e ricollega esteticamente questo nuovo nato in casa Kalevala ai suoi fratelli maggiori. Ma a livello sonoro? Anche qui, la parola d’ordine è continuità. Abbiamo tra le mani un CD e un DVD rigorosamente live, con due scalette che attingono a piene mani alla discografia della band, ripercorrendola, praticamente nella sua interezza. Oltre a pezzi contenuti nei precedenti “I musicanti di Brema” e “There and back again”, troviamo quattro inediti, reinterpretazioni in salsa folk di brani di origine disparata, dai Black Sabbath a Stevie Wonder, passando per l’anarco-pacifismo de “Il galeone”.
I due elementi costitutivi di Tuoni, baleni, fulmini hanno l’ovvio punto in comune della componente live. Però, sono meno simili di quanto potreste pensare. Il CD audio è registrato in presa diretta in studio, in una sorta di autocelebrazione in cui il sestetto si fa accompagnare da ospiti e amici nell’esecuzione di alcuni dei brani più significativi della sua produzione (uno su tutti, Lorenzo “Folkstone” Marchesi). La qualità del sonoro è buona e gli arrangiamenti di buon livello. Alcuni dei pezzi contenuti, però, non differiscono particolarmente da quanto già ascoltato nel 2012; forse, per le canzoni più recenti sarebbe stato meglio trovare una soluzione che si discostasse maggiormente dall’originale. Il risultato complessivo, comunque, è più che onesto.
Il DVD, invece, è un prodotto più classico, la registrazione dell’esibizione del gruppo alla scorsa edizione del vicentino Brintaal Celtic Folk Festival. Oltre a comprendere il meteorologico titolo dell’album, guardare il DVD permette di farsi un’idea del tenore degli show dei parmensi: ironici, energici e scanzonati, i nostri non si fermano nemmeno di fronte alla tempesta. È bello vedere che questa vitalità coinvolge anche il pubblico, in uno scambio reciproco che rinvigorisce entrambe le parti. Questa potenza è sicuramente il punto di forza della parte video rispetto a quella audio. Se, in studio, i sei musicisti sono fin troppo misurati e tranquilli, quando calcano un palco si scatenano e danno il meglio di sé. I tre quarti d’ora di spettacolo al Brintaal sono il miglior riassunto possibile dell’intera carriera dei Kalevala: ne evidenziano pregi, difetti e unicità che potrebbero, da soli, permettere a un neofita di capire chi sono effettivamente questi ragazzi e cosa suonano. Extra contenuti che, se possibile, sottolineano ancor di più quanto già espresso: un dietro le quinte che spiega la genesi del progetto, un’esibizione acustica e il video ufficiale dell’inno “Folk metal, baby !”. Minimale, ma sufficiente.
“Tuoni, baleni, fulmini” è una celebrazione, un festeggiamento che intende suggellare dieci anni di attività intensa, uno sforzo personale, oltre che artistico. Che si festeggino gli artisti o i fan, questo è da vedere. Probabilmente, entrambi trovano il loro riconoscimento all’interno dei due supporti argentati. Non ci troviamo di fronte a un prodotto imprescindibile in ambito folk metal ma, complessivamente, abbiamo tra le mani qualcosa di interessante, fosse altro per il suo valore intrinseco, quello di descrivere una band ormai rilevante nel panorama nostrano. Consigliato sicuramente ai fan del gruppo e agli appassionati del genere che, pur nei limiti imposti dai canoni stilistici celticheggianti, potranno ascoltare qualcuno che ha trovato una via personale e delle soluzioni divertenti e non troppo abusate.
Damiano “kewlar” Fiamin
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