Recensione: Turn Off The World
E siamo a tre.
Terzo album per i The Very End, band tedesca nata per volere di Björn Gooßes, ormai ex-vocalist dei Night In Gales. Com’è noto, il terzo disco rappresenta una tappa fondamentale nella vita di ogni artista e nel metal spesso è coinciso con alcuni dei capolavori che hanno consegnato alla storia diverse personalità leggendarie del movimento. I The Very End non fanno eccezione e anche per loro il terzo parto discografico rappresenta un bivio cruciale. O la va o la spacca, considerato pure che i primi due vagiti dei teutonici sono stati accolti piuttosto tiepidamente sia dal pubblico che dalla critica. L’importanza del platter è accresciuta se possibile da quello che pare essere lo scopo primario del gruppo per il suo leader e fondatore, ovvero il raggiungimento di quanti più fan possibili e con essi un agiato posto al sole nell’affollato panorama discografico globale. Esplicativa in tal senso è stata la decisione di lasciare un ensemble rodato ma ‘di nicchia’ come i già citati Night In Gales per rischiare il tutto per tutto con questa nuova realtà.
Su questa scommessa ha puntato pure il colosso SPV, che li ha scritturati dal secondo album “Mercy And Misery” ed ha curato in maniera certosina il ‘prodotto The Very End’ sia sotto il profilo musicale che per la veste grafica e l’immagine dei ragazzi di Essen, come testimoniano i videoclip prodotti in passato. A riprova del fatto che nulla debba essere lasciato al caso, ecco dietro la consolle del mixer quella vecchia volpe di Waldemar Sorychta, produttore di fama mondiale (nonché eccellente chitarrista) già responsabile del suono e del successo di decine di band quali Moonspell e Lacuna Coil, già della partita nella precedente release.
«Sì ma la musica?», direte voi… cosa suonano i The Very End e com’è “Turn Off The World”? Presto detto. Elemento fondamentale se vuoi ampliare il tuo pubblico è una musica dal forte impatto, che possa far breccia tra le diverse frange di ‘aficionados’ del metallo, giovanissimi in primis. E proprio questo è quanto ci offrono i Nostri. Un metal moderno, graffiante, poderoso, suonato con la giusta diligenza e perizia tecnica, capace di scuotere l’ascoltatore e di annidarsi nella sua memoria istantaneamente, grazie soprattutto a dei ritornelli studiati ad hoc. Per avere un’idea delle sonorità presenti in “Turn Off The World” prendete i Testament nella loro veste sia martellante che melodica, il death scandinavo e il contrasto melodia/brutalità che è il pane quotidiano di ogni metalcore band che si rispetti. Fatelo quindi suonare da una line-up affiatata, strutturata su una solida sezione ritmica dove spicca il lavoro del nuovo drummer Daniel Zeman (già negli Enemy Of The Sun) e che può contare su due chitarristi in forma smagliante. Per finire, date tutto in mano a un ottimo cantante come Björn Gooßes capace di passere con disinvoltura e pregevoli risultati dallo screaming al growling, dal cantato graffiante alla Chuck Billy a quello melodico, ed eccovi i The Very End. ‘Modern thrash/death’, adrenalinico e ruffiano quanto basta per non risultare posticcio, ‘formalmente’ perfetto pur non facendo gridare al miracolo.
Fin dalla prima “Splinters” tutto ciò è ben presente e impiega poco tempo a surriscaldare gli animi: un’opener fortemente ancorata nel thrash metal da headbanging sfrenato che sa aprirsi in un chorus per cui azzarderei la definizione ‘da stadio’. Di bene in meglio possiamo dire a fronte della seconda traccia “Iron Sky”, dove gli stilemi sono pressappoco i medesimi ma la qualità del brano la pone sul podio del full-length. Podio il cui gradino più alto spetta di diritto a “The Black Fix”, splendido esempio di death/thrash che sa di Svezia lontano un miglio ed è impreziosito dalla caustica e leggendaria ugola di LG Petrov degli Entombed che duetta con Björn in un brano graziato anche dalla prova maiuscola delle due asce. Menzione d’onore anche per “Maelstrom Calling”, passaggio più melodico del disco dove sorprende l’ottimo cantato pulito e ‘impostato’ del buon Gooßes. Certo, non è tutto oro ciò che luccica e infatti la band s’imbatte in alcune battute a vuoto quale “Infedels”, la cui pochezza viene prepotentemente alla luce soprattutto perché posta tra i due pezzi migliori, e inoltre in coda alla track-list trovano posto brani che non incrementano la qualità dell’LP ma anzi ne riducono il giudizio complessivo svolgendo la triste mansione di filler. Peccato, perché se la seconda parte del compact fosse all’altezza della prima, staremmo parlando di un grande lavoro, mentre ci troviamo a parlare ‘soltanto’ di un buono. Ma in fondo, non è proprio la capacità di saper scrivere un disco composto solo di grandi canzoni, dalla prima all’ultima, a distinguere le grandissime band dalle altre?
In definitiva, non possiamo certo iscrivere “Turn Off The World” in quell’ipotetico club composto dai terzi dischi che hanno fatto la storia del metal, ma sicuramente merita un ascolto perché possiede le carte in regola per solleticare la libido metallica di tutti noi.
Matteo Di Leo
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracce:
1. Splinters 4:21
2. Iron Sky 4:29
3. Infidel 3:31
4. The Black Fix 3:47
5. Maelstrom Calling 4:19
6. Sixes And Nines 4:14
7. The Last Mile 3:44
8. Dreadnought 3:43
9. Gravity 4:58
10. Orphans Of Emptiness 3:08
Durata 46 min.
Formazione:
Björn Gooßes – Voce
René Bogdanski – Chitarra
Alex Bartkowski – Chitarra
Marc Beste – Basso
Daniel Zeman – Batteria