Recensione: Twa Jørg-J-Draak Saga

Di LeatherKnight - 19 Maggio 2003 - 0:00
Twa Jørg-J-Draak Saga
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Anno: 2003
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73

Venerati dai cultori delle sonorità più misconosciute, disperatamente ricercati dai collezionisti più ambiziosi, tornano allora i mitici Crystal Phoenix con un nuovo disco, dopo ben 14 anni di effettivo silenzio spezzato solo indirettamente negli ultimi 3-4 anni da voci di corridoio riguardanti il loro comeback.

Innanzi tutto, per sapere chi siano i Crystal Phoenix ed il loro passato vi rimando dritti dritti alla recensione del loro mlp ed intervista, entrambe di prossima pubblicazione qui su TM.it. Nell’attesa, che li conosciate o no, ecco a voi un’analisi, per forza di cose sommaria, del loro album di ritorno!

Artwork. Bhè, che dire, anche stavolta la copertina è stata ideata e realizzata dal mastremind del gruppo, la polistrumentalista Myriam Sagenwells Saglimbeni. Facendo riferimento al concept che struttura musicalmente e liricamente l’album, possiamo dunque notare come la raffigurazione della cover possa essere una probabile chiave di lettura dell’intera “Legend of the Two Stonedragons”; ma di questo parleremo più avanti (Testi).
Un altro aspetto interessante è costituito dal booklet che presenta (udite, udite) i testi sia in inglese che in italiano. Tranquillizziamo gli esterofili dicendo che l’intero disco è cantato in lingua anglosassone (tranne l’opener le cui vocals sono intonate in latino). È pregevole il fatto che la versione italiana non sia una traduzione pedissequa o approssimativa rispetto all’english one, ma anzi si fregi di integrazioni e sfumature altrimenti mancanti.

Testi. “Twa Jørg-J-Draak Saga (The Legend of the Two Stonedragons)” è un concept molto più complesso e profondo di come possa sembrare agli occhi di chi non abbia coltivato una certa sensibilità verso tematiche (molto attuali) quali Pacifismo ed Ecologia, o non sia cresciuto stregato dal perverso fascino delle storie dei maestri dell’Animazione Giapponese, o della Letteratura del Fantastico (uè, ho detto Letteratura, non best sellers del cacchio) o paradossali letture apocalittiche della Science Fiction. Senza perdersi nell’enunciazione della trama, diciamo che il disco dal punto di vista sia lirico che musicale si divide in due parti: il Futuro ed il Passato. Spetta alla vostra sensibilità ed alla vostra attenzione cercare di intrecciare punti di contatto tra le due parti dell’album. Riprendiamo dunque il discorso del possibile simbolismo dei Due Draghi evocati più o meno direttamente nei testi. Buon divertimento!

Sonorità. Con una formazione (quasi) rifatta a nuovo la Fenice di Cristallo tesse -con un particolare buon gusto- soffuse trame di intensità estatica, permeate da atmosfere eteree, assenza di teatralità ampollosa, 0% di passaggi tecnici eccessivamente articolati (no tecnica gratuita). Tra arpeggi di chitarra, vocals evocative e sognanti stemperate con discrezione da interventi tastieristici azzeccati, l’immancabile contributo dell’Arpa ed il sottile supporto basso/batteria che va a rifinire splendidamente la melodia dei brani, i Crystal Phoenix ci conducono attraverso un viaggio ultradimensionale che (e qui sta la coesione musica-testi) si sposa benissimo con le tematiche/emozioni espresse dalle intense vocals delle cantanti Tina Vadalà/Myriam. Soprattutto notiamo una sensibile differenza di approccio dei brani tra la prima “sezione” dell’album e la seconda (più simile, per certi aspetti, alla proposta del mlp).
 
Difetti. Se proprio vogliamo essere pignoli c’è da dire che ascoltando ripetutamente il suddetto disco si nota una certa monotonia del sound generale della parte “The Future”. Forse perché è il lato “innovativo” dei Crystal Phoenix, forse perché è quello più ricercato, diciamo che comunque necessita di numerosi ascolti per essere seguito attivamente. Come per quasi tutti i concept con una buona base narrativa poi, c’è da dire che le lyrics (niente male, ci sono anche passaggi stupendi) risultano inevitabilmente approssimative e riduttive ai fini di una organica dipanazione del concept stesso.

Pregi. È il comeback di un gruppo che è leggenda. È un disco che non dovrebbe dispiacere ai fans dell’Epic Metal non necessariamente doomeggiante/battagliero (qualcosa Warlord anno domini 1984; Dark Quarterer specialmente “War Tears”; e roba simile). È un disco che nella sua delicatezza, nella sua drammaticità, nella sua essenza dimostra di essere ancora una volta espressione di un qualcosa di inesprimibile  se non se ne percepiscee la passione, l’attitudine e le anacronistiche atmosfere; un qualcosa di veramente pregevole insomma. Non credo infatti che quest’altro gran colpo della Black Widow records potrà sfigurare accanto alle altre belle novità che questi ultimi hanno ci hanno regalato.

” …and the tale will go on… “

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

The Future:
1) Total War:
    – Gloria
    – Black out
2) Remembrance
3) the New Time’s Hero
4) Renegade (beyond the glass)
5) Caled’s last flight
6) Reminiscence

The Past:
7) The maid and the willow
8) Dragon Lord
9) Lullaby
10) Spring dance
11) War Again

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