Recensione: U.K.

Di Filippo Benedetto - 13 Marzo 2004 - 0:00
U.K.
Band: U.K.
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1978
Nazione:
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90

Mettete insieme Alan Holdsworth (Soft Machine, Gong, Nucleus), Bill Bruford (Yes), John Wetton (King Crimson) ed Eddie Jobson (Roxy Music) e il risultato che ne esce è un altro supergruppo: gli U.K. Questo gruppo, rientrante fra i fondamentali della scena prog britannica della fine anni 70, ha sviluppato una carriera musicale purtroppo breve, ma colma di grandi episodi prog narrati splendidamente da ogni strumentista di questo combo. Il disco che qui recensiamo è l’omonimo debut, “UK” appunto. Premetto subito che questo platter può essere considerato uno dei più riusciti ed interessanti lavori prog rock della seconda metà degli anni 70, impregnato com’è di tutti i classici stilemi propri del genere.

La song d’apertura, “In the Dead of Night”, mette subito in evidenza la caratura del combo che qui dimostra notevoli capacità non solo sotto il profilo strumentale, ma anche compositivo. In effetti la track si lascia notare per il drumming preciso e complesso di Bruford che, coadiuvato dall’ottimo Wetton al basso, sorregge le linee fondamentali del brano orchestrate dalla chitarra di Holdsworth e dalle tastiere, bene in evidenza, di Jobson. Riconoscibilissimo , in particolare, Holdsword che si lancia in un assolo ricco dei suoi, ormai, classici stilemi (quell’originale e inimitabile, a mio modo di vedere, modo di tenere sospese le note). La successiva “By the light of Day” (da notare il titolo stesso, in logica consequenzialità concettuale con il precedente) viene preceduta da una lunga intro molto suggestiva, merito delle belle orchestrazioni tastieristiche di Jobson, per poi svilupparsi lungo le classiche ritmiche congegnali a Bruford che permettono ad Holdsword di divagare sul tema fondamentale del brano con un bel solo.
Non manca di stupire ancora l’ascoltatore la terza song, “Presto Vivace and repraise”, una strumentale di poco più di due minuti che dopo un inizio fulminante, dove si nota piacevolmente un lavoro tastieristico egregio, riprende il tema principale della track d’apertura. “Thirty Years” è un piccolo gioiello di rara bellezza, dove orchestrazioni lievi e soffuse accompagnano, nella prima parte del brano (il più lungo del platter, circa otto minuti), le vocals ispirate di Wetton. In seguito si imporrano gli altri strumenti che delizieranno l’ascoltatore con una serie di accorgimenti melodici molto ben eseguiti. Molto opportuno è qui il lavoro svolto da Holdsword che innesta una serie di assoli quasi “lirici”. Con “Alaska” il combo si avventura nuovamente in ritmiche  e in costruzioni armoniche complesse dando sfoggio di un affiatamento di gruppo meritevole di nota. Si ha piacevolmente, insomma, la sensazione di ascoltare non il debut album ma un altro capitolo di una già ben avviata band prog rock.  
“Time to Kill” è una song dove si nota un lavoro un po’ meno complicato nel songwriting. In realtà è un eufemismo, ovviamente, perché anche in questo pezzo ogni strumento impreziosisce il tutto con sapiente maestria e una capacità tecnico-compositiva invidiabile. Molto convincente il refrain, nel quale si nota un bel lavoro coristico. Pregevole il lavoro tastieristico, nel quale Jobson sfoggia tutta la sua eleganza tecnic strumentale.
In “Nevermore”, settima traccia,  in primo piano è una chitarra acustica ad imporsi all’orecchio dell’ascoltatore che si lascia calare gradevolmente in atmosfere quasi romantiche e sognanti. Il momento migliore del pezzo lo si nota quando si assiste ad una sorta di sfida solistica tra  chitarra e tastiere che, con un sottofondo melodico suggestivo, rapisce subito il cuore.
Non poteva chiudere nel modo migliore l’ottava song di questo “Uk”, “Mental Medication”. Questo brano, della durata complessiva di sette minuti abbondanti, è un altro esempio di maestria compositiva e notevole capacità tecnico strumentale. Anche questa song si sviluppa attraverso complesse trame melodiche, nelle quali da notare è la sezione ritmica basso/batteria che svolge un lavoro dinamico, 
In conclusione questo primo lavoro degli “Uk” è un ottimo disco che può essere con certezza annoverato tra i classici del prog rock di gran classe. Se volete accrescere le vostre conoscenze acquistatelo. Non ne rimarrete delusi.  
 
Traclist:

01. In The Dead Of Night
02. By The Light Of Day
03. Presto Vivace And Reprise
04. Thirty Years
05. Alaska
06. Time To Kill
07. Nevermore
08. Mental Medication

Line UP:

Bill Bruford / drums, percussion
Allan Holdsworth / guitars
Eddie Jobson / keyboards, electric violin
John Wetton / lead vocals, bass

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