Recensione: Über Grimlands Düsteren Wäldern

Di Vittorio Sabelli - 25 Settembre 2013 - 0:06
Über Grimlands Düsteren Wäldern
Band: Grimwald
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2012
Nazione:
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70

I Grimwald nascono nel 2007 dalla volontà del polistrumentista Helvoth, e dopo vari avvicendamenti in formazione e i demo “The Legend Of The Raven” del 2008 e “The Berserker” datato 2009, danno alle stampe il loro primo album “Über Grimlands düsteren Wäldern”. Il disco, autoprodotto, si lega in maniera fedele alle sonorità black metal d’inizi anni ’90, con l’aggiunta di elementi di contrasto che affiorano di tanto in tanto tra le tracce. Un salto temporale di due decadi che ci conduce a esplorare la storia di Augusta Taurinorum, antico nome di Torino, in questo concept-album incentrato sulla sua tradizione esoterica e occulta, da Nostradamus a Cagliostro. Il duo base composto da Helvoth e Sariel si divide il compito in fase di songwriting, e l’aggiunta in studio di Antolovich (ex Tronus Abyss) dietro le pelli, chiude il primo dei due triangoli ‘magici’ i cui vertici confluiscono nella città di Torino.

E proprio il rullo di tamburo in stile marziale fa da contraltare all’organo nell’Intro “The Supreme Centre”, che apre le cerimonie. Ottimo il primo impatto con “Moon Of Doom”, con il tema chitarristico che si stampa istantaneamente in mente, e la voce di Sariel di grande presa, così come il testo in perfetto stile che recita: «The Evil Moon As A Trap For Us». Le ritmiche sono adatte alla causa e il suono globale è assolutamente in linea con chi ha fatto del black metal uno stile unico e inconfondibile. “Unsatisfiable Will” scorre su uno slow-tempo eccetto che per una breve sezione; i suoi pochi accordi sviluppano un appeal stilistico interessante, basato sulla voce di Sariel, che fa suo il tipico screaming delle foreste norvegesi e capace di una grande prova, in cui il suo drammatico ruggito sarà il centro focalizzante.

La seguente “The Supreme Centre pt.II – Augusta Taurinorum“ inizia con Sariel che declama «Turin, A Triangle Of Magic, A Triangle Of Power, The Ascending Line Of The Sun Traces Out The Main Road»; cambia di poco la metrica sorretta dall’inesorabile 4/4, mentre le chitarre rendono il discorso più vario, sia da un punto di vista melodico che come range ‘operativo’, per chiudere con arpeggi dall’aria nebbiosa, sorretti dai synth parsimoniosi di Helvoth. E gli stessi synth sono protagonisti nella parte centrale di “Across The Eeerie Forests Of Grimland” come effetti spaziali, e usati come keys prima della strofa finale: «Across The Eeerie Forests Of Grimland, You’ll Get Lost, Raped By The Darkness. Across The Eeerie Forests Of Grimland, Screams In The Night, Wrapping Your Silence. Across The Eeerie Forests Of Grimland, Shadows Are Flick’ring About Your Head. Across The Eeerie Forests Of Grimland, The Wind Is Freezing, It Brings Your Death».

La saga di Torino continua con la minimale “The Supreme Centre pt.III – The Alchemistical Pits”, dove un solo accordo continuo e il drumming coloristico di Antolovich fanno da sostegno alla narrativa voce di Sariel: «Turin Is A Dark Divinity That Kills Its Sons, Like Uranus And medea. The Alchemistical Pits, Centre Of Enlightenment And Knowledge». Una chitarra acustica spezza di poco l’equilibrio, con poche note che creano il giusto passaggio per il finale organistico, che si disperde in lontananza.

“The Black Sun” si snoda tra mid-tempo e una sezione up-tempo che richiama però cose già sentite in precedenza, soprattutto per la parte della batteria, sicuramente in stile, ma che potrebbe senz’altro cercare qualche ‘piccolo’ espediente senza intaccare lo stile ben preciso della band. Si nota ancor di più nella conclusiva “El Bosch/The Wood”, dove dall’inizio è prevedibile ogni singolo colpo di piatto. Il resto c’è ed è apprezzabile: la voce di Helvoth narra di paesaggi boscosi e di camminate notturne, fin quando le chitarre acustiche prendono in mano la situazione per condurci delicatamente verso un finale psichedelico, dettato dai due accordi dei synth a cui si aggiungono effetti vari.

Buonissimo esordio per i Grimwald, che, restando fedeli al loro credo oscuro, ci regalano un debut-album dal sapore nordeuropeo. Con qualche elemento di sorpresa nei prossimi lavori, il discorso potrebbe risultare più vario e meno scontato. 

 

Vittorio “versus” Sabelli

 

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