Recensione: Ultima Specie [EP]

Band: Hecate

Mini

Etichetta:

Genere: Death 

Anno: 2013

Nazione:

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70

Gli Hecate nascono a Latina nel 2009. Nel 2013, pubblicano per la Revalve Records “Ultima Specie”, EP che al momento è l’unica loro fatica discografica, in attesa del debut-album, previsto per l’anno prossimo.

“Ultima Specie” dura soltanto diciannove minuti, ma lascia ben vedere la qualità tecnico-artistica dei Nostri, fautori di un death metal estremamente aggressivo e brutale. La band, difatti, fonda le proprie radici nell’hardcore, sulla cui struttura di base ha elaborato un death semplicemente devastante.

Malgrado la secchezza della matrice *-core sia perfettamente percepibile, in “Ultima Specie”, il sound – registrato da Marco “Cinghio” Mastrobuono (Baffalo Grillz, Orange Man Theory, Hour Of Penance) presso i Kick Recording Studio di Cava dei Selci (Roma) – è una tremenda, violentissima mazzata sui denti. Il muro di suono innalzato dai riff a segaossa di Eliano è roba tosta, consistente, granitica. Merito certamente della produzione ma, ovviamente,del chitarrista laziale. Aiutato da una sezione ritmica potentissima, vero ariete da sfondamento abilmente guidato dal bombardante basso di Ivan e dall’ottimo drumming di Marco, impegnato a variare quanto più possibile i pattern e a sfondare la barriera dei blast-beats. Molto bravo, anche, Cristian, il cui growling devastante rende onore alla lingua italiana, assolutamente adatta al genere proposto.

Come sempre esprimere un giudizio completo su un EP è impossibile, tuttavia il buongiorno si vede dal mattino, e in “Ultima Specie” si percepisce appieno la spaventosa forza muscolare posseduta dagli Hecate. Una forza esplosiva, assommante potenza e rapidità di esecuzione, due caratteristiche che non sempre vanno d’accordo.

Pure le song sono di qualità, capaci cioè di esprimere in toto il marchio di fabbrica Hecate seguendo un filo logico che non si spezza mai, durante il percorso da  “Ultima Specie” a “Infame”. Malgrado la melodia sia assente, la sensazione che si percepisce, durante l’ascolto, è di piacevolezza. Il che è tanto, per un genere come il death metal quasi grindcore, poiché è sintomatico di una capacità di songwriting pulita, lineare e accattivante.

Non resta che aver sotto mano il full-length di debutto, allora!

Daniele D’Adamo