Recensione: Unassigned Death Chapter
Sono ormai quasi dieci anni che i romani Eyeconoclast hanno deciso di metter su il loro progetto musicale. Dieci anni che si percepiscono come artisticamente pesanti, se si ascoltano le loro realizzazioni. Che, a oggi, ammontano a due demo (“Binary Encoded Sunset”, 2004; “Clustered Dead Ending Corridors”, 2005), due EP (“Cursors”, 2003; “Sharpening Our Blades On The Mainstream”, 2011) e un full-length, “Unassigned Death Chapter”, 2008. La lunga gavetta, assieme al contratto discografico con l’etichetta svedese Downfall Records, ha condotto il combo laziale a sviscerare, mettere a fuoco e fissare un suono professionale che non ha nulla da invidiare ad alcun altro act di thrash/death metal, anche fra i migliori della scena internazionale.
Senza perdersi in giochi di parole, basta scrivere che “Unassigned Death Chapter” è una bombardata sui denti, per dire tanto ma non tutto. La furia devastatrice messa su CD dall’ensemble di Roma è spaventosa, ed è frutto di una perizia tecnica elevata quanto raffinata e di un’energia muscolare quasi esagerata. Senza, però, che si perda mai di vista l’obiettivo primigenio: distruggere con precisione. Fra le pressoché infinite note che compongono le canzoni del platter, difatti, non sembra essercene nemmeno una fuori posto. Fermo restando lo stile assai tecnico che permea il sound di Synder & Co., rispetto a “Sharpening Our Blades On The Mainstream” appare qui ancora evidente un retroterra culturale innaffiato abbondantemente dal thrash, intrecci melodici compresi; preponderante rispetto al tono cyber-futurista che, più profondamente, avvolgerà l’EP citato.
Ecco allora che spunta insistentemente, qua e là, più di un coro anthemico di ‘Bay Area-iana’ memoria oppure qualche vocalizzazione che, magari, rimanda (troppo?) a James Hetfield. A parte ciò, tuttavia, quel (tanto) che rimane sul piatto ha la natura del death più estremo. Quello brutal, per intendersi meglio: una sorta di ‘melodic brutal death metal’ venato di thrash, per cercare di far comprendere meglio il concetto. Non si può con questo non evidenziare, pur tuttavia, che l’aggressione sonora raggiunge durante certi frangenti livelli di assoluta potenza scardinatrice. Saul e The Elder spremono le loro chitarre al massimo di quanto sia possibile farlo – sia nella costruzione delle ritmiche, sia nello svolgimento dei soli – , costruendo una struttura dalla solidità aliena, sostenuta dalle tumultuose ondate dei blast beats di MM Noisetech. Molto abile, questi, a organizzare con fantasia i suoi pattern sì da garantire, al sound, la necessaria mobilità e varietà per azzerare il rischio di noia.
Partendo stavolta dalla fine, si può individuare in “Binary Encoded Sunset” il miglior episodio di “Unassigned Death Chapter”, che riassume a sé, in pratica, tutte le peculiarità del sound degli Eyeconoclast. In apertura, un riff portante da scartavetrare la pelle, scatenato su un rabbioso quanto velocissimo quattro quarti tipico dell’esagerazione più thrash che death. Poi, cori riottosi ma (vagamente) accattivanti, scanditi sillaba su sillaba dal clean di Synder che, per il resto, scatena la rabbia del suo possente growling e l’asprezza delle sue harsh vocals. Nel ritornello c’è un riff – accelerato al parossismo, d’accordo – dalle reminescenze addirittura ‘hard rock-iane’. I laceranti soli delle asce legano il tutto, per un’agilità davvero coinvolgente.
Fra le altre song, tutte ben riuscite, si possono citare la sconquassante opener “Clustered Dead Ending Corridors”, dall’incipit ambient che fa intravedere i successivi sviluppi tecnologico-meccanici della proposta musicale dei Nostri. “Hexadecimate” è un devasto completo così come “Overture In Red Slaughter” e “Speedlight Trauma For Reconstruction”, mentre “Souls Of The Void (Re-coded)” mette giù un ottimo esempio di death metal iper-vitaminizzato. Insomma, c’è da divertirsi!
Eyeconoclast. Un’altra realtà tangibile che dimostra quanto il death nostrano sia alla pari se non meglio di tanto decantato metal estremo extra-Stivale. Una realtà ancora in crescita che, sicuramente, darà altro lustro, oltre a quello già fornito con questo buonissimo “Unassigned Death Chapter”, alla scena italiana. Bravi, bene, (si auspica) bis!
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Clustered Dead Ending Corridors 5:50
2. Hexadecimate 4:31
3. Overload 95653 2:58
4. Souls Of The Void (Re-coded) 4:44
5. Speedlight Trauma For Reconstruction 3:59
6. Certain Oblivion Formula 4:07
7. Axyom Of The Diode Gods 3:40
8. Overture In Red Slaughter 3:21
9. Cursors 4:20
10. Binary Encoded Sunset 5:31
Durata 42 min.
Formazione:
Synder – Voce
Saul – Chitarra
The Elder – Chitarra
MD Exadecimal – Basso
MM Noisetech – Batteria