Recensione: Unbreakable
Una cosa immediata si può dire, dopo aver ascoltato un buon numero di volte questo debutto dell’ennesima interessante new entry di casa nostra. Di difficilissima catalogazione.
Se questo sia un bene o un male, in tutta onestà, forse non potremo mai definirlo in maniera univoca e decisa. Certa e tangibile è, in ogni modo, la buona qualità della proposta elaborata da uno dei tanti gruppi che, con sempre maggior convinzione, vanno ad ispessire un tessuto musicale in costante sviluppo come quello italico.
Nati nel corso del 2007 per volontà di Claudia Saponi, versatile singer dalle corde vocali potenti ed aggressive, gli Absynth Aura assumono sin dagli esordi – suggellati da un EP di cinque tracce – un profilo di alto livello, beneficiando in termini di prestigio e cifra tecnica, della presenza di un paio di elementi di grosso calibro della scena heavy-power-prog nostrana. Il bravo Michele Vioni (chitarra) e l’altrettanto quotato Giorgio Terenziani (basso), un binomio di eccellenti musicisti visti un po’ ovunque in giro per la penisola negli ultimi anni, per lo più sotto le bandiere di Killing Touch e Mr.Pig.
Una garanzia qualitativa massima, che spinge sin dall’immediato a considerare la possibilità di aver scoperto un prodotto dal taglio superiore. O quanto meno, di avere a che fare con un’uscita condita da eccellente resa strumentale e da un livello esecutivo dai valori eccelsi.
Una fiducia, nemmeno a dirlo, assolutamente ben riposta: “Unbreakable”, in effetti, si dimostra album imperniato su di una serie di composizioni in cui esperienza, abilità e discreto potenziale d’ascolto, ben si bilanciano nella struttura di pezzi orecchiabili e tutto sommato fruibili ed in cui l’intero complesso stilistico, assume un’impronta – forte e decisa – di ampia professionalità ad elevata caratura.
Come di dice in casi simili: dal respiro assolutamente “internazionale”.
Resta tuttavia, pur dopo un serio approfondimento, un quesito pesante come un macigno da risolvere. Che genere suonano gli Absynth Aura?
Domanda complicata alla quale forse gli stessi funzionari di logic(il)logic, etichetta responsabile del lancio di “Unbreakable”, non sono stati in grado di rispondere appieno. Come ben sottolinea la provvidenziale biografia d’accompagnamento, il quartetto si dice influenzato da un gran numero di stili diversi: dal soul al funk, dal pop al prog, passando per soluzioni moderniste ed accenni gotici, con una radice marcata di stampo profondamente Hard Rock. Di tutto un po’ insomma.
Se quindi, da un lato prettamente tecnico, l’approccio è poliedrico, multiforme e composito, fattori riconducibili all’heavy prog, dall’altro, la musicalità, le melodie, l’amalgama sonora ed il cantato della brava Claudia Saponi, sembrano invece indicare un territorio non propriamente contiguo, quale il gothic pop-rock con voce femminile. Un settore al quale gli Absynth parrebbero guardare con interesse in più d’una occasione.
Certo, il paragone con i classici Evanescence e Within Temptation appare del tutto fuorviante e finanche azzardato: in questo album c’è pure molto di progressivo ed altre componenti addizionali. Che non consentono un appiglio, seppure minimo, nel vaghissimo tentativo di individuare un target di ascoltatori cui la proposta possa essere diretta.
Analizzando ad esempio, un trio di canzoni come “Believe Me”, “Desert Flower” e “The Fire In My Eyes” le idee non possono che essere confuse e rimestate da un continuo ribollire di riferimenti diversi: ritmi al limite dell’alternative, riff di chitarra pesantissimi, tastiere rubate ai Dream Theater ed improvvise aperture melodico-decadenti, a dipingere uno scenario dal profondo sentore gothic-pop.
Un trend mantenuto a macchia di leopardo anche in altri brani, in un costante susseguirsi di strutture prog-metal mescolate a spunti alternativi e melodie gothic, a cui è proprio l’ottima voce della bravissima singer a fornire la pennellata finale, lanciando la band nell’ottica di un metal moderno ed aperto, dall’appeal pronto ad occhieggiare al grande pubblico.
Quando poi il suono assume le forme di una traccia come “That’s Why You Die”, appare però davvero problematico non riconoscere frammenti dei Within Temptation meno teatrali ed in un’ottica più prog.
Un prog che invece, emerge potente e dominatore nella riuscita “Will Is Power”: episodio in cui la versatile voce di miss Saponi si erge in cattedra, intessendo trame vocali di notevole fascino all’interno di una rocciosa composizione prog metal in cui spicca pure l’eccellente drumming di Marco Renzi.
La ricerca dell’armonia che riesca a proporsi come “facile”, e quindi adatta ad un’ampia schiera di ascoltatori è, ad ogni modo, uno degli obiettivi più evidenti del songwriting in forza agli Absynth Aura.
Un filo conduttore ed un proposito che talvolta viene soddisfatto appieno e con ottimi esiti. “Smile” e “Looking For The One” ne sono testimonianze inequivocabili: due brani che potrebbero elegantemente comparire nella programmazione di una qualsiasi radio a diffusione nazionale.
In tutta onestà, va detto, il disco non presenta sempre elementi di spicco assoluto, indugiando qua e la, in qualche filler che un po’ ne limitano il pieno successo. “Understand My Fight”, “Life” e la evitabile cover della inflazionatissima “Zombie” (Cranberries), purtroppo non spiccano il volo, rimanendo in posizioni di retrovia a causa di linee melodiche talora un po’ stucchevoli e tediose.
Fatti i dovuti conti, un disco d’esordio che dunque non può che definirsi soddisfacente per gli Absynth Aura.
Il pregio maggiore di “Unbreakable”, aspetto che, per assurdo, potrebbe essere descritto pure come il più evidente dei limiti, è la conclamata riottosità nell’assumere contorni definiti utili a codificarne in modo certo l’appartenenza. Un crogiuolo di stilemi diversi che spesso piace, qualche volta affascina, di quando in quando annoia.
Ma che non manca di porre in netta evidenza la preparazione di una band che già al debutto, sembra possedere la maturità artistica e professionale sufficiente per dialogare in ambienti più evoluti di quelli del semplice tessuto underground nostrano.
Un album che suona heavy, ma che strizza l’occhio con insistenza al pubblico di vasta schiera: in poche parole, una scommessa per il futuro che, date le basi, sembra già vinta in partenza.
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Tracklist:
01. Believe Me
02. Desert Flower
03. That’s Why You Die
04. Smile
05. Understand My Fight
06. Looking For The One
07. Life
08. The Fire In My Eyes
09. Will Is Power
10. Unbreakable
11. Zombie
Line Up:
Claudia Saponi – Voce
Michele Vioni – Chitarra
Giorgio Terenziani – Basso
Marco Renzi – Batteria