Recensione: Unchained

Di Leonardo Arci - 18 Novembre 2005 - 0:00
Unchained
Band: Unchained
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
50

Gli Unchained sono un giovane gruppo svedese dedito al più canonico e convenzionale melodic power metal di stampo scandinavo, condito da diverse ma scontate influenze targate Iron Maiden, soprattutto per alcune linee vocali che in più frangenti mi hanno ricordato Bruce Dickinson e per certi assoli che sembrano usciti dalla chitarra di Dave Murray. Il gruppo nasce nel 1999 su iniziativa del chitarrista David Blome, e dopo aver dato alla luce un promo nel 2002 dal titolo Like the candle ed il singolo My guide nel 2004, dà alle stampe questo debut omonimo che nulla aggiunge a quanto la scena heavy/power abbia già proposto nel corso degli ultimi anni.

L’opener è affidata alla già citata My guide, classica opener che parte tirata a mille in perfetto stile maideniano ma che non cattura più di tanto l’attenzione dell’ascoltatore risultando piuttosto insipida e priva di mordente, colpa anche di un chorus a mio avviso eccessivamente mieloso e banale. Tuttavia il valore della composizione viene tenuto in piedi dalla prova del vocalist Per Karlsson, dotato di una timbrica calda e passionale, con una prestazione di rilievo  Dopo questo mezzo passo falso è la volta di The analyst, traccia melodica con la quale la band dimostra doti tecniche apprezzabili, soprattutto negli assoli affidati ai due axemen, i quali riescono a creare atmosfere d’impatto e mai banali. Una parziale svolta stilistica si registra in Ghost of the alchemic hall, una traccia poco coinvolgente e direi impersonale, dalle venature vagamente epicheggianti dove la prestazione del singer mi ricorda molto Eric Adams dei Manowar, ma senza riuscire a innalzare il valore della canzone che scorre via senza colpi di coda. Theater of fear è un buon mid tempo nel quale il riffing mi ricorda certe produzioni targate Savatage del primo periodo, quello relativo a Power of the night e Fight for the rock per intenderci. I dream è la classica semi-ballad sentita e risentita centinaia e centinaia di volte, si avvicina a certe canzoni dei Dokken, ben suonata e dotata di un valido refrain, ma che non mi convince completamente soprattutto per la produzione delle chitarre nel break centrale, decisamente troppo grezze per un tipo di traccia che vorrebbe sembrare suadente e romantica. Ordinary sinner è di una pochezza irritante, la classica skip song, un riempitivo e nulla più. Il riffing su cui poggia la composizione è monotono e banale, tutta la sezione ritmica si dimostra impersonale senza mai provare a cambiare i ritmi per destare un minimo di interesse. Assolutamente inutile. Like the candle parte con un assolo di chitarra che lascia ben sperare per il prosieguo, i ritmi sono sostenuti e variano conferendo alla traccia un minimo di originalità e vitalità che sembrava mancare nella tracce precedenti: nulla di eccezionale, per carità, ma almeno la nostra attenzione rimane concentrata sull’ascolto della canzone senza esser presi dalla irrefrenabile voglia di passare alla song successiva. The great witch hunt parte anch’essa sostenuta ripercorrendo la strada tracciata dalla precedente traccia, l’influenza dei maestri Irons qui si manifesta in tutta la sua pesantezza, e forse è proprio questo il motivo che rende questa canzone la migliore del lotto. Seventh sin è la traccia che chiude questo debutto, una composizione in linea con le canzoni presenti nel resto dell’album, il suono continua ad essere impersonale sebbene il riffing portante appaia azzeccato, grintoso e anche facilmente memorizzabile. Da sottolineare l’inserimento di certi elementi progressivi e la timbrica del vocalist, che qui ricorda molto Tobias Sammet degli Edguy.

La band dimostra di essere dotata tecnicamente, in particolare il singer Per Karlsson e i due chitarristi David Blome e Peter Ericsson hanno una buona padronanza dei rispettivi strumenti, quello che purtroppo penalizza questa band è l’assoluta mancanza di creatività ed una piattezza compositiva irritante, che relega questo prodotto tra le numerose uscite degli ultimi tempi tranquillamente evitabili.

Leonardo “kowal80” Arci

Tracklist:

1. My guide
2. The analyst
3. Ghost of the alchemic hall
4. Theater of fear
5. I dream
6. Ordinary sinner
7. Like the candle
8. The great witch hunt
9. Seventh sin

Ultimi album di Unchained

Band: Unchained
Genere:
Anno: 2012
75
Band: Unchained
Genere:
Anno: 2005
50