Recensione: Uncreation
Massima allerta e grande attenzione per l’esordio degli Statunitensi Benedictum, una band che a dispetto di un nome decisamente anonimo e non troppo azzeccato probabilmente farà parlare molto di se e potrebbe rappresentare qualcosa di importante per la crescita della musica che più amiamo: con questa grinta, con questa veemenza e convinzione cieca, sono nati ed hanno prosperato i grandi maestri… è tremendamente presto per dire se il futuro dei Benedictum sarà glorioso o se questo assaggio della loro bravura sarà una scintilla casuale che genera un fuoco di paglia, fatto sta che le caratteristiche di questo “Uncreation” vanno tutte nella direzione giusta, quella del successo!
Ma non un successo effimero badate bene, fondato su basi incerte di chi esce allo scoperto con un lavoro che strizza l’occhio al pubblico e cerca di sfondare con pezzi creati a tavolino per piacere e scalare le chart e si rivela poi privo di anima e “sostanza”… in realtà stiamo parlando di qualcosa che, perdonate i toni trionfalistici, in taluni frangenti riscopre la vera essenza del nostro amato “Metallo”, quello VERO di cui questo sito va orgogliosamente fiero.
Lo spirito che si percepisce lungo tutto il cd infatti, è assolutamente genuino e sincero, l’impressione concreta è di qualcosa di tutt’altro che premeditato e frutto esclusivo di una grandissima passione per la musica nella quale buttarsi anima e corpo. Una grande voglia di stupire, di realizzare pezzi che sappiano colpire e far scorrere l’adrenalina a fiumi come non si sentiva da tempo, tramite una determinazione che deborda da ogni nota, unita ad una immagine di grande impatto che molto beneficia della presenza scenica della straordinaria cantante Veronica Freeman, non solo in possesso di un appeal a dir poco notevole, quanto di una timbrica vocale “assassina” ed estremamente versatile, che la rende il valore aggiunto al suono massiccio e potente dei brani (ora sguaiata e feroce, ora calda e sensuale è la vera sorpresona che non ti aspetti).
Forti di un legame solidissimo con i grandi del passato, evidente in misura maggiore in sede di collaborazioni e comparsate (Jeff Pilson, Craig Goldy e Jimmy Bain, tutti ex DIO, sono rispettivamente produttore, mentore e collaboratore della band) e per la presenza di ben due cover dei Black Sabbath, “Heaven And Hell” e “The Mob Rules”, Miss Freeman ed i suoi compari rivisitano i classici con piglio estremamente personale rendendo propria la lezione e regalando momenti di grande intensità, oltre ad un paio di episodi di puro “panico” adrenalinico.
Ma come suonano dunque i Benedictum? Beh, è difficile da credere, ma pur restando saldamente ancorati alla tradizione (i già nominati Black Sabbath e Judas Priest oltre ad Agent Steel e Metal Chruch i riferimenti più spiccati) i nostri risultano davvero attuali ed al passo con i tempi: chitarre dal suono mastodontico (Zakk Wylde docet), inserti tastieristici ad effetto, ritmiche serrate e spaccaossa su cui si staglia la voce della grintosissima singer ed un dinamismo arrembante, sono le caratteristiche comuni all’intero lotto di brani. Tuttavia è nella loro “grandeur” che si riscopre l’anima mai sopita della natura heavy: consideriamo un pezzo come “Wicca” ad esempio… sono convinto che il 99 % delle bands in circolazione farebbe carte false per riuscire a comporre un brano tanto orecchiabile, dinamico e con un crescendo così coinvolgente senza risultare commerciale! Piace moltissimo anche “Ashes To Ashes”, un carico di metallo cromato ed affilatissimo che viaggia a tutta velocità radente al suolo pronto a falciare qualsiasi ostacolo: solo i migliori Priest e pochi altri hanno piazzato bordate di questo tipo.
Altro ottimo colpo è l’iniziale “Uncreation”, il cui attacco sembra provenire da una session del glorioso “Painkiller” per poi sfociare in una linea melodica visionaria dove le chitarre a “motosega” dell’ottimo Pete Wells e l’incredibile voce fanno il bello ed il cattivo tempo, e risulta molto ben riuscita pure la successiva “Benedictum” dove un cantato declamatorio (a volte in latino!) e ferocissimo (ma niente growl, la voce è pulitissima sebbene rabbiosamente esasperata) viene accompagnato da una ritmica pachidermia stile “carro armato” di particolare efficacia. Monumentale infine la lunga ed articolata “Valkyrie Rising”, brano epico dalle atmosfere sulfuree, arricchito dalla presenza del già citato Craig Goldy quale ospite d’eccezione.
Unica pecca (se così la vogliamo definire) in un contesto di eccellenza assoluta è la presenza di ben due cover dei Black Sabbath, forse un numero eccessivo: sebbene eseguite con grande perizia ed autorevolezza avrei sinceramente preferito ascoltare altri brani provenienti direttamente dal songbook della band, lasciando le rivisitazioni per eventuali b-sides o special edition del CD.
Spettacolare infine la produzione che risulta precisa e potentissima e permette alle brillanti composizioni di risaltare al meglio, facendoci gustare appieno la ricchezza del suono creato dalla band.
Insomma, inutile perdersi in altri commenti, i Benedictum hanno tutto per diventare grandi: determinazione, idee, suoni, immagine e soprattutto ottime canzoni.
L’occasione è ghiotta per conoscere un gruppo che finalmente sembra avere le carte in regola per mettere tutti d’accordo e donare nuova linfa al genere: da tempo non avevamo la possibilità di respirare una atmosfera tanto densa di adrenalina in un cd, quindi l’acquisto è consigliato di tutto cuore ad ogni assiduo frequentatore di questo sito ed in generale ad ogni amante del nostro caro Metal.