Recensione: Under the Crooked Claw
Una delle rivoluzioni più significative avvenute negli ultimi 30 anni nel mondo della Musica è l’accesso illimitato e istantaneo a tutti i dischi, singoli ed EP pubblicati in ogni parte del globo. Essere ad un tap di distanza da tutti i prodotti musicali creati da artisti in ogni continente trasmette una grande sensazione di onnipotenza, purtroppo comprensibile solo da vecchi dinosauri analogici come me. La reperibilità dei dischi prima dell’avvento su larga scala di Internet non era un problema: era IL problema, soprattutto per chi viveva in piccoli centri cittadini di provincia. Persino conoscere artisti e nuove band poteva essere difficoltoso. Le riviste specializzate erano molte ma, giustamente, procurarsele rappresentava un costo che poteva incidere parecchio sul conto più importante: la ‘cassa’ riservata all’acquisto dei dischi. Ciò detto, talvolta, investire qualche migliaio di lire per portarsi a casa un numero di Rock Hard, Metal Shock, Grind Zone e compagnia bella era doveroso, trattandosi delle fonti ufficiali per conoscere nuove e vecchie band. Oggi basta ascoltare fino in fondo un album in streaming per ovviare al problema e far partire una selezione di canzoni affini ai gusti e alle abitudini dell’ascoltatore. Uno dei ‘metodi antichi’ per fare la conoscenza di nuove band, fortunatamente, è sopravvissuto alla rivoluzione della Rete: mi riferisco agli immortali cartelloni dei concerti. Qualche mese fa ho avuto la fortuna di recensire l’ultimo album dei deathster italo-americani Necrot e di intervistare il cantante Luca Indrio. Quale miglior occasione per esplorare le pagine social della band? Durante una di queste perlustrazioni notai parecchi cartelloni di concerti statunitensi in cui i Necrot sarebbero stati introdotti da gruppi a me sconosciuti. Uno dei nomi che mi colpì maggiormente fu quello dei Bat, spesso presenti nei recenti bill dei tour americani dei Necrot. Monicker breve, ben disegnato, leggibilissimo e bilanciato…elementi più che sufficienti per passare all’ascolto.
In quel momento non sapevo ancora che nei Bat militavano, e militano tuttora, due membri dei ben più conosciuti thrasher statunitensi Municipal Waste: trattasi di Nick Poulos e Ryan Waste, chitarristi di questo notissimo gruppo Thrash Metal/Crossover di Richmond, in Virginia. Non stupisce, di conseguenza, la provenienza dei Bat: Richmond, Virginia. Ci sono però un paio di differenze: i Bat sono infatti un terzetto, completato dal batterista Chris Charge, in cui Ryan Waste si trasforma da chitarrista a bassista titolare del posto dietro al microfono. I Lettori che non conoscono i Bat potrebbero teorizzare la presenza di qualche similitudine tra i Municipal Waste e il loro ‘spin-off aziendale’. La congettura sarebbe solo in parte corretta: mentre i Municipal Waste tendono a guardare al Thrash Metal americano di Nuclear Assault et similia, i Bat regolano la loro macchina del tempo in modo da sbarcare in un periodo leggermente anteriore. L’impatto dei Bat ha molto a che vedere con lo Speed Metal e certi stilemi ereditati dalla NWOBHM: le influenze di gruppi come Venom, Tank o Motörhead si sentono forti e chiare, con una corposa presenza di galvanizzanti ritmi Hardcore/Punk che non fanno dimenticare l’anima Crossover Thrash portata avanti dalla più ingombrante ‘band madre’. Il risultato finale, inevitabilmente, è un bel miscuglio di sonorità già sentite e strasentite…e meno male! Chi ha detto che per produrre buona musica si debba necessariamente creare novità o portare avanti esperimenti sonori inauditi, futuristici e innovativi? Lo Speed Metal ha raggiunto il suo grado di massima maturità una quarantina di anni fa; la sua forma più evoluta ha preso il nome di Thrash Metal nel momento in cui si è reso necessario coniare una definizione per battezzare un sottogenere che andava estremizzandosi sempre di più. Sembra che i Bat, nel loro viaggio indietro nel tempo, si siano fermati uno o due anni prima della pubblicazione di “Kill ‘em All” dei Metallica o “Fistful of Metal” degli Anthrax. Il fascino del loro ultimo album “Under the Crooked Claw” deriva proprio dalla scelta di riproporre senza compromessi sonorità che non hanno mai smesso di accarezzare con guanti di ferro le orecchie degli appassionati, come ben sanno i fan di gruppi come il power trio americano Bewitcher, guarda caso nato nel 2013 come i Bat.
Ogni Metal kid lo sa ma è giusto ricordarlo: la ‘nostra musica’ e i suoi derivati sono prodotti culturali immortali. I capolavori di quattro decenni fa rimangono capolavori anche nel 2024 e la stessa cosa si può dire di generi e sottogeneri: ciò che ‘funzionava’ nel 1981 può tranquillamente funzionare anche oggi. Sia “Under the Crooked Claw” che i due lavori precedenti dei Bat, il primo album del 2016 “Wings of Chains” e l’EP “Axestasy” del 2019, non aggiungono nulla a quanto è già stato proposto in campo Speed/Thrash: si tratta semplicemente di dischi divertenti, ben suonati e prodotti applicando con saggezza una doverosa patina sonora old school. Per quanto riguarda i testi delle canzoni di “Under the Crooked Claw” mi limiterò a segnalare una quasi totale assenza di tematiche ‘impegnate’, eccezion fatta per le prese di posizione nei confronti della guerra e della brutalità della polizia urlate dal cantate in “Warshock” e “Bastardized Force”. Alcuni brani parlano di desideri di vendetta e sogni di dominio, però ciò che traspare maggiormente è una forte tendenza verso la celebrazione del cinema Horror. Lo si può facilmente dedurre guardando la copertina del disco, raffigurante il pipistrello/mascotte del gruppo che fugge dalle rovine di un antico maniero urgentemente bisognoso di restauro. Anche la lettura della tracklist risulta illuminante in questo senso: “Rite for Exorcism”, “Just Buried”, “Vampyre Lore” e “Revenge of the Wolf” sono titoli che non lasciano alcun dubbio sugli argomenti trattati. Il brano “Horror Vision”, inoltre, manifesta un utilizzo molto sottile e mirato di lugubri suoni synth che aiutano l’ascoltatore ad immedesimarsi in una delle moltissime vittime radunate nel videoclip della canzone. Il video, soggetto ai limiti di età di YouTube e quindi non visibile direttamente in questa sede, mostra una sanguinolenta carrellata di immagini forti tratte da film Horror girati e diffusi tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Il cinema di genere italiano non viene omaggiato soltanto nel videoclip di “Horror Vision”. Lo spettrale brano strumentale introduttivo di “Under the Crooked Claw” si intitola “Una Torcia Illumina il Cielo”, frase con cui i Bat strizzano l’occhio alla gloriosa tradizione cinematografica Horror italiana…cercando contemporaneamente di farsi notare da Batman. Pessima battuta assai cringe, lo so, però nessuno mi impedirà di immaginare i Bat che tra una birra e l’altra decidono di collegare in modo impertinente il loro pipistrello al notissimo sistema luminoso con cui si è soliti allertare il caped crusader di Gotham City…
Cari Lettori, se siete arrivati fino a qui ormai avrete capito l’antifona: con “Under the Crooked Claw” i Bat ci consegnano un disco Heavy/Speed godibile e fieramente non innovativo, con cui scapocciare in serenità durante i tragitti automobilistici che separano le mura domestiche dal posto di lavoro. Forse è meglio non ascoltare l’album prima di una riunione importante o un’ispezione sul luogo di lavoro da parte dei titolari: la carica trasmessa da fucilate come “Vampyre Lore” o “Streetbanger” potrebbe rivelarsi fatale non soltanto per i malcapitati che si trovassero a muovervi critiche, ma anche per la vostra salute occupazionale…buon ascolto a tutti!