Recensione: Under This Flag
Nei tre anni trascorsi dopo l’uscita del superbo Forever Fight in casa White Skull sono accadute parecchie cose: in primis il ritorno dietro al microfono della cantante storica Federica De Boni dopo lo split con Elisa De Palma e poi la rinuncia da parte del combo veneto ai servigi del tastierista Alessio Lucatti, quantomeno dal vivo, tornando al classic-set a due chitarre, basso, voce e batteria.
A salutare una delle più importanti rentrèe nella storia dell’HM tricolore dodici pezzi inediti senza nessun strumentale. Il nono album della carriera si intitola Under This Flag ed è una botta di HM con venature Power in mezzo alle gengive dall’inizio alla fine, senza pietà alcuna. La cosa che fa senz’altro piacere è riscontrare fin da subito che la bionda Federica, nonostante gli anni di inattività e le numerose gravidanze, non abbia perso in potenza ed estensione. Graffia come ai bei tempi e con lei tutta la band, che peraltro già aveva dimostrato di avere trovato la quadra con Forever Fight.
L’ album è stato prodotto da Tony Fontò insieme con Luigi Stefanini, poi registrato e masterizzato nell’inverno 2011 presso i New Sin Recording Studio di Loria (Treviso). La bandiera in copertina rappresenta il trait d’union di quelli che combattono per uno stesso ideale, ossia tutte le persone intrappolate nella guerra di tutti i giorni, quella che spersonalizza, omologa e ammazza qualsiasi iniziativa invisa al Palazzo sul nascere.
Chitarre a mitragliatrice aprono Hunted Down, poi irrompe Federica e subito dopo una manciata di secondi vengono messi da parte gli eventuali timori riguardo di un suo calo dopo anni senza praticare. Ritmi sostenuti, nella piena tradizione del Teschio di Cavazzale, solo e passaggi centrali di ispirazione Sabotage, refrain che entra in testa al volo e poi ancora ritmiche martellanti fino alla fine.
Bottled Mind è ancora arrembante e riporta ai White Skull dei primi album, quando la scuola tedesca dettava legge anche in quel dei Lidi Biancorossi, aria di guerra in Red Devil, aperta da sirene purtroppo divenute famose anni fa durante il secondo conflitto mondiale, ma non solo. Federica La Dolce – in questo caso – dà il La a riffoni pesantissimi subito seguiti da cori massicci ottimamente intrecciati con la linea melodica del brano: gli ‘Skulls della classic killer line-up sono tornati per menare! Solo chirurgico di Danilo Bar da manuale.
Metriche di chitarra iperclassiche in Lost Alone, mid tempo saltellante all’insegna della semplicità e della pulizia di suono con la bionda cantante in gran spolvero. Nella title track Alex Mantiero fa ribollire la batteria come ben sa, poi i White Skull si permettono alcune piccole varianti per testimoniare che sanno vivere perfettamente il proprio tempo senza per nulla sbragare. Il coro epico da concerto costituisce semplicemente la ciliegina sulla torta per un brano che difficilmente non sarà incluso nel setlist dei prossimi live.
L’uno-due da ko di Under This Flag è costituito dal pezzo numero sei e dal successivo, con il primo a segnare una delle migliori composizioni di Tony & Soci della carriera: ballad ma non troppo con un refrain agrodolce da pelle d’oca e tastiere solo dove serve ma con gusto, provare per credere. Passano gli anni ma il bombardiere del Teschio Bianco Alex se ne guarda bene dall’abbandonare la doppia cassa, in Prisoners Of War pesta alla grande ed entusiasma come ai tempi di Embittered e dintorni grazie anche al gran lavoro del fido pard Jo Raddi al basso a sostenerne la ritmica. Il pezzo è un crescendo continuo di Metallo direttamente in vena e il chorus risulta bellissimo oltre che letale. Azzeccati anche i cambi di tempo scanditi dall’ascia di Tony Fontò.
War After War presenta il lato sofferente dell’interpretazione di Federica con aperture melodiche sul bridge, Nightmare scomoda i Running Wild – quelli di una volta – per metrica e costruzione per poi ripiegare a metà verso soluzioni melodiche e riprendersi alla fine, Freedom’s Not Free è classic White Skull 100% andando a pescare dal passato della band.
Attacco HM in mezzo allo stomaco con You Choose, traccia da headbanging puro, solenne e drammatica. Redemption chiude il disco e pare scritta ai tempi di Tales From The North, onorando adeguatamente il pesante passato del Teschio Bianco Nazionale.
Under This Flag segna un ottimo ritorno da parte dei vicentini, in virtù di pezzi ispirati – nessun filler palese è contenuto nel disco – uniti a una produzione valorizzante e va a incasellarsi con onore a fianco dell’altrettanto valido predecessore dalla copertina azzurro scuro, all’insegna della continuità nella qualità da parte della vincente joint venture fra la premiata ditta Fontò, Mantiero& Co. e la De Boni Inc.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. HUNTED DOWN
2. BOTTLED MIND
3. RED DEVIL
4. LOST ALONE
5. UNDER THIS FLAG
6. A.O.D.
7. PRISONERS OF WAR
8. WAR AFTER WAR
9. NIGHTMARES
10. FREEDOM’S NOT FREE
11. YOU CHOOSE
12. REDEMPTION
Line-up:
Federica De Boni – Voice
Tony Fontò – Rhythm Guitar
Alex Mantiero – Drum
Danilo Bar – Lead Guitar
Jo Raddi – Bass