Recensione: Underground N Roll
Dai garage del suolo italiano, dove ancora qualcuno si chiude per sfogare rabbia e per divertirsi a suon di thrash e birra, ecco riemergere, dopo appena un anno dall’ultima fatica discografica, i Devastator! La thrash band dall’attitudine aggressiva e villana giunge al terzo full-length di una carriera già ricca di produzioni discografiche (due demo, tre full-length e un live album in soli sei anni). Una carriera passata a macinare le assi dei peggiori palchi di provincia come a calcare quelli di festival un po’ più prestigiosi per togliersi qualche piccola soddisfazione, ma ancora in attesa di una conferma a livello nazionale. Costantemente tremolante a causa di precarie line-up, la band trova nell’attuale trio Rob/Rikka/Luke quella solidità da tempo sperata e dà alla luce “Underground ‘n’ Roll”, primo passo per un futuro più stabile.
Ora Luke e compagni si apprestano a raccogliere i primi frutti del precedente “Alcoholic Invasion” grazie a un album che rappresenta un ulteriore passo avanti rispetto al rispetto al thrashcore diretto del passato. Ora il gruppo sembra orientato verso hardcore e punk, pur mantenendo una chiara e definita identità thrash metal. Per render meglio l’idea sembra che, oltre al vincente mood Tankard-oriented che da sempre aleggia sulle loro composizioni, le fonti di ispirazione vadano rintracciate oltre oceano, verso quelle band del calibro di D.R.I. ed Excel che tempo addietro dettavano i tempi del ‘massacre-mosh-pit’ tra Texas e California. Un sound quindi caldo e scherzoso, scanzonato e festaiolo così come raccontano pezzi come No Scout? Yes, Party!, I Hate Cover Bands e Desert, piuttosto che l’urlo sfacciamente rock di Cemetery Beach.
Ma c’è qualcosa di più. Con un occhio alla discografia passata, è d’obbligo evidenziare i passi da gigante compiuti dal 2005 ad oggi. Tre album che segnano tre tappe distinte. Partiti dal teutonic, ignorante e grezzo thrash di “Thrash ‘n’ War”, passando attraverso la coraggiosa miscela punk/thrash/core di “Alcoholic Invasion” fino ad “Underground ‘n’ Roll”, il combo toscano ha rivelato la propria personalità, ora ben definita da un sound non comune, oltre che riflesso di un livello tecnico-esecutivo di tutto rispetto. Tale miglioramento tecnico ha portato alla stesura di brani eterogenei per stile e ben definiti nel ritornello e nelle ritmiche, ben lontani quindi dall’intransigente e monotematico thrash degli esordi.
Soffermandosi sul lavoro dei singoli musicisti, colpisce il miglioramento del drumming di Luke. Il batterista è sempre più ispirato e abile nell’arricchire di fill i brani e quindi di donare sia la carica del groove, sia la spinta per sfrenati e incontrollati headbanging. Esempio di ciò è quanto svolto su Here We Go, conferma di una crescita tecnica davvero importante. Buonissima infine la produzione: missato e masterizzato da Luca Gomedi negli Lo Sudio dell’Arkano, il CD si ascolta con gran piacere grazie a suoni nitidi, particolarmente attenti alla potenza e all’efficacia dei bassi. Anche i volumi, ben bilanciati tra voce, basso e batteria, permettono al suono di esprimesi con omogeneità ovvero senza cali di tenuta.
Ebbene sì, entuasiasmo ce n’è molto. Sembra quasi arrivato il momento per il salto di qualità definitivo. Una line-up finalmente consolidata, un disco su cui investire con fiducia, un pizzico di fortuna e il gioco può essere fatto. Nel frattempo, divertiamoci alla grande!
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Nicola Furlan
Tracklist:
01 Sambafukka Orchestra
02 Here We Go
03 Satan Porno Dog
04 Cemetery Beach
05 No Scout? Yes, Party!
06 Desert
07 Dead Pride
08 Rotten Surf
09 A Very Famous Corpse
10 Underground ‘N’ Roll
11 Smash Metal Drink Beer
12 My Sweet Cardinal
13 I Hate Cover Bands
14 Metal J. Fox
15 Hypocrisy
Line-Up:
Rob: Voce, chitarra
Rikka: Basso
Luke: Batteria