Recensione: Unholy Hate Gore
I Dark Disciple sono americani, suonano death metal e come tanti altri gruppi che stanno invadendo il mercato negli ultimi anni, hanno la pretesa di rivoluzionare la scena con il loro “originale” mix di sonorità Usa, schitarrate svedesi e bla bla bla….
Ed infatti siamo al cospetto dell’ennesimo gruppo assolutamente non necessario che nonostante tutto si dedica alla propria musica con passione pur non producendo un lavoro originale. Più dubbia è invece la “passione” infusa dalla Morbid nel progetto.
E’ tutto incredibilmente ancorato ai soliti stilemi tipici del Death oltranzista troppo uguale a se stesso dagli ultimi 15 anni a questa parte: immagine “brutallosa” della band, lyrics “sanguinolente”, artwork “blasfemo”. Proprio niente di nuovo sotto il sole.
Il prodotto è confezionato bene, è suonato degnamente e gode di un’ottima produzione ma è come se fosse una sorta di raccolta di standard death metal.
Si alternano mid tempos cadenzati a sferzate più violente e veloci, sfuriate al limite del grind e rallentamenti rocciosi, il tutto distribuito in dieci traccie (nove canzoni più un’intro). Se vogliamo, il punto di forza del disco è proprio il suo non essere affatto lungo, con canzoni medio-brevi per una durata totale di 28 minuti. A trarne giovamento è la struttura delle canzoni che non rischiano di risultare troppo scontate, esaurendosi i vari passaggi (strofa-bridge-ritornello), senza inutili ripetizioni.
Il death metal nelle varie e differenti vie che ha intrapreso dalle sue origini è arrivato in alcuni ambiti a sperimentare e produrre ottimi lavori (pur saturando ciclicamente il mercato). La strada del death più estremo sembra se non definitivamente un vicolo cieco quantomeno chiusa per lavori in corso.
Francesco “madcap” Vitale