Recensione: United in Hell [Split]
Qualcuno li fermi. Durante l’ascolto di “United in Hell”, split che vede coinvolti gli italiani The True Endless e Tundra, assieme ai cechi Sekhmet e Inferno, è impossibile non chiedersi perché la Aphelion Productions abbia voluto investire del denaro su tali band.
I quattro gruppi propongono un black metal classico di stampo nord europeo, senza sforzarsi minimamente di conferire un tocco personale alle composizioni, ricalcando gli stilemi e i cliché tipici dei lavori dei primi anni ’90. L’influenza esercitata da acts quali Mayhem, Darkthrone, Satyricon e simili diventa troppo spesso ingombrante e fastidiosa.
L’aspetto più importante su cui focalizzarsi sono, però, le canzoni. Ecco, analizziamole attentamente: i brani appaiono strutturalmente molto elementari, spesso e volentieri sciatti e banali, dotati di un songwriting privo di mordente e di spunti interessanti. Non fosse per qualche trovata melodica sparsa qua e là, che risolleva appena le sorti dell’album, saremmo davanti a un prodotto da bocciare su tutti i fronti.
Volete degli esempi a sostegno di quanto detto? Basta premere il tasto play per essere assaliti da “Introdusion al folk d’la vita” dei “The True Endless”. Il pezzo presenta una registrazione al limite dello scandaloso, influendo assai negativamente sul giudizio finale di una delle tracce migliori.
Andando avanti la situazione precipita: si viene travolti da un mare di banalità e di noia come non mai. I Sekhmet sono totalmente incapaci di coinvolgere l’ascoltatore con la coppia “Pohrebnì Boure”/”Pochod Krvavè Temnoty”. I Tundra riescono a donarci una track decente con la straziante “Room 1977”, ma il resto è piuttosto desolante.
Esaminando invece l’operato degli Inferno, ci si accorge che i due episodi sono ingiustificatamente lunghi e ripetitivi, oltre che decisamente poco personali e accattivanti.
Altro punto negativo su cui è doveroso soffermarsi, è la scelta dei suoni che, in più di un caso, risultano quanto meno pessimi: passi anche la voglia irrefrenabile di donare al tutto un suono il più vicino possibile al black primordiale, ma a conti fatti solo i Sekhmet offrono una qualità audio accettabile.
Non possiamo poi soprassedere sulle condizioni in cui ci è pervenuto il demo: un’imbarazzante e inelegante copertina in bianco e nero stampata su un comunissimo foglio di carta piegato, con all’interno contenuto un cd-r sul quale, scritto a mano, si può leggere il titolo del disco e nulla più.
Insomma, non ci siamo proprio. Se si vuole pubblicizzare a dovere i propri artisti, questo non è assolutamente il modo più consono di farlo.
Per ora sia i musicisti che la casa discografica hanno dimostrato di non sapere come porsi al grande pubblico. Con la speranza che le prossime uscite siano di tutt’altra fattura, non rimane che bocciarli senza sentenza d’appello.
Emanuele Calderone
Tracklist:
1.The True Endless:
01 – Introdusion al folk d’la vita
02 – La peste nera
2.Sekhmet
01 – Pohrebnì Boure
02 – Pochod Krvavè Temnoty
3.Tundra
01 – Nothing
02 – Room 1977
03 – Burial Night
4.Inferno
01 – Hrbitovní Pach
02 – Démonické Pozehnáni k Smrti