Recensione: United States
Settimo album ufficiale per Paul Gilbert, che ritorna sul mercato a circa un anno di
distanza dalla release del precedente e ottimo
Silence
Followed By A Deafening Roar. Ad affiancare il virtuoso
chitarrista, per l’occasione, troviamo Freddie Nelson, altro artista di
un certo valore proveniente anche lui dallo stato della Pennsylvania.
Il sound che contraddistingue United States rappresenta, in un
certo senso, un notevole ritorno al passato per Paul, più precisamente un
ritorno ai tempi dei primi lavori targati Mr. Big, più una strizzatina
d’occhio ai Queen, sopratutto per quanto riguarda l’uso dei cori in
alcuni casi e, d’altra parte, per un cantato di Nelson in molti tratti
simile a quello di Mercury. Una proposta musicale piuttosto varia quindi,
che vede Gilbert attraversare, traccia per traccia, svariati territori
come hard rock, southern rock, spingendosi, in alcuni casi, anche verso aperture
dal netto retrogusto blues. Quasi inutile precisare quella che è la prestazione
di Paul, solita e assoluta garanzia per chi si ritrova fra le mani un CD
con sopra inciso il suo nome, mentre stupisce non poco l’operato di Freddie
Nelson dietro al microfono, dotato di una notevole versatilità vocale che
gli dà modo di adattarsi ottimamente alle varie sfumature che caratterizzano il
disco.
Già l’iniziale e coinvolgente The Last Rock And Roll Star mette in
chiaro le cose: ritmiche piuttosto semplici, ma anche molto dirette e
coinvolgenti, gusto melodico sopraffino ed un assolo funambolico di Gilbert
che prende possesso delle luci dei riflettori nella parte centrale del pezzo. Le
successive Hideway e Waste Of Time rallentano di
poco la marcia, lasciando spazio all’uso dei cori sui refrain che accompagnano
in ottimo modo la splendida voce di Nelson. Sulle medesime coordinate
anche Bad Times Good e Paris Hilton Look-Alike,
mentre The Answer ed I’m Free mettono in luce il
lato più elegante dei due artisti, sopratutto per quanto riguarda i delicati
arpeggi di chitarra acustica che caratterizzano la prima, e l’occhio di riguardo
per il lato più atmosferico della musica che ritroviamo nella seconda. Il finale
è invece tutto per il ritorno verso lidi hard rock più diretti, come nelle
ritmiche convulsive e con qualche accenno più blues di Pulsar, la
coinvolgente Girl From Omaha e tutta l’allegria spensierata della
stupenda I’m Not Addicted.
Disco piuttosto riuscito questo United States. Come da
previsione, solita e assoluta garanzia a livello qualitativo per quanto riguarda
Paul Gilbert, mentre, come già precisato, ottima e gradita sorpresa la
strabiliante prestazione vocale di Freddie Nelson. Ed è proprio quest’ultimo
a fare la differenza su di un disco simile, risultando essere un punto di forza
in più, senza però rischiare di mettere in cattiva luce l’operato di Gilbert.
Insomma, la collaborazione fra due artisti di ottimo livello è riuscita a dare
alla luce un lavoro tanto semplice, quanto efficace e capace di catturare
l’attenzione fin dal primo giro del lettore, senza comunque perdere la sua
immediatezza anche dopo successivi e ripetuti ascolti.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 The Last Rock And Roll Star
02 Hideway
03 Waste Of Time
04 Bad Times Good
05 Paris Hilton Look-Alike
06 The Answer
07 I’m Free
08 Pulsar
09 Girl From Omaha
10 I’m Not Addicted