Recensione: Universae Naturae Theatrum

Di Daniele D'Adamo - 23 Settembre 2013 - 16:57
Universae Naturae Theatrum
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2013
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
67

 

Debut-album per i bellunesi In Torment I Die (ITIS) che, dopo la classica uscita demo (“The Pleasure Of Loneliness”, 2009), riescono a metter giù su disco, con “Universae Naturae Theatrum”, le proprie idee musicali in modo professionale grazie anche al missaggio e registrazione di Cris Zanvettor presso gli Jester Sound Studio.

Difficile stabilire quale sia il genere più appropriato cui assoggettare il trio (ora quartetto per via dell’ingresso di Pic alla seconda chitarra). Loro stessi si definiscono ‘blackened death metal’, cioè come si chiama quel miscuglio che, partendo da una base death, mette assieme una buona dose di black metal sì da tingere il tutto con tinte fosche e oscure. A parere di chi scrive, forse, basterebbe riferirsi al black, poiché a ben vedere c’è solo il growling del vocalist a far venire subito in mente il death. Dato inoltre atto che lo stesso Luca pare proprio prediligere le linee vocali in scream, che caratterizzano difatti in modo più profondo e costante le varie song del platter. Comunque, queste dissertazioni sullo stile dei Nostri non fanno che confermarne se non la bontà, almeno l’originalità; poiché è pure difficile trovarne dei giusti metri di paragone in termini di band.

Nei passaggi più lenti e introspettivi (“At The Gates Of Nothingness”), tuttavia, emerge la caratteristica madre del sound dei veneti: il passato. Quel passato che riporta la mente immediatamente dopo la nascita della NWOBHM, quando dall’heavy classico si staccò la parte più tenebrosa dell’heavy stesso, dando luogo a quel ‘dark metal’ che, da lì a poco, si sarebbe ulteriormente ramificato nel black metal. Chiari segni di questa provenienza arcaica sono certe linee di basso à la Iron Maiden (“Eternal Crying”) e i riff di chitarra, poco distorti, quasi ‘zanzarosi’ ma per l’appunto lontanissimi da quelli, per esempio, del thrash. Riff che, in taluni segmenti, ricordano (“MyWind”) addirittura l’hard rock dei Trust di “Antisocial” (“Répression”, 1980).

A parte questi rimandi a epoche ormai remote, il black emerge in tutta la misantropica, primordiale violenza in più di un brano, come in “Naked Lunch” e nella title-track “Universae Naturae Theatrum” che, accanto alle sfuriate dei blast-beats e ai folli screaming, non esulano a ogni modo dall’offrire continuamente sonorità meno estreme, costantemente tese a creare un’atmosfera lugubre e sospesa; così come ben riprodotta dal disegno di copertina curato da Feltre.

Discreta la ricerca di melodia, come dimostra l’opener “Darkest Solitude”. Pur essendo ancora leggermente ‘debole’ in quanto poco continua, ma non per ciò immune da futuri miglioramenti, la qualità del songwriting si mostra altalenante fra idee degne di nota (il break di “Darkest Solitude”, appunto, oppure la terribile scudisciata del basso in “Darkness”), e passaggi che sanno un po’ troppo di dejà-vu (“Naked Lunch”).

La media generale delle canzoni, in ogni caso, è più che sufficiente e si unisce all’ottima perizia tecnica dimostrata dal combo di Lorenzago di Cadore; inficiata un poco nella resa complessiva da una produzione migliorabile causa la necessità di dover fare tutto da soli.

Una volta registrato il sound soprattutto per quel che concerne la batteria e concentrata l’attenzione su quei pochi particolari che ne rappresentano la peculiarità così come più sopra citati, gli In Torment I Die potranno dire la loro con la dovuta personalità, nelle lande del gelido metallo caliginoso.

Daniele “dani66” D’Adamo
Discutine sul Forum nel topic relativo!

Facebook

Ultimi album di In Torment I Die