Recensione: Unleash The Beast
Dark clouds gather in the east
Calm before the storm
The devil sends his messenger
Hurricane is born
Lightning cracks across the sky
The tempest has begun
(Unleash The Beast)
Saxon, un nome che ha fatto storia in tutto il movimento Heavy Metal, a partire dalla magica NWOBHM fino ai giorni nostri i Sassoni ci hanno regalato autentiche pietre miliari ed hanno tenuto alta la bandiera dell’Heavy Metal in tutto il corso dei difficili anni 90. Unleash The Beast esce nel 1997 dopo una serie di dischi che avevano riportato in parte il nome dei Saxon alla ribalta (dopo il periodo, immeritato, d’offuscalmento post NWOBHM), ed è il primo disco senza il guitarist Graham Oliver sostituito per l’occasione da Doug Scarrat.
“Unleash The Beast” comincia con una intro dai gotici sapori che cede subito il passo alla killer title track, una strabiliante fast song con un ritornello ultra travolgente. Scarrat si dimostra un eccellente chitarrista e la sua esperienza si fa sentire, una scelta fortunatamente azzeccata. Ottima la prestazione di Byford che sembra davvero non risentire degli anni passati, così quella di tutta la band. E’ una furia di metallo pesante la ultra dinamica Terminal Velocity, in grande spolvero il magico basso di Carter accompagnato dal performante incedere della batteria di Glockner che fa colare su di noi tutta la potenza del marchio Saxon. E, se la successiva Circle Of Light si fa portavoce di un certo flavour epico e mistico, la seguente The Thin Red Line (dal mitico refrain!) riesce ad infrangere su di noi un un’ondata musicale di puro acciaio proprio in virtù dei suoi vorticosi riff e del suo cadenzato incedere che accompagna l’ascoltatore verso battaglie perse nel tempo, mitico omaggio al valore di combattenti morti in guerra. Ci riporta a ritmi sostenuti e ritinge di aggressività il disco la seguente e vagamente NWOBHM Ministry Of Fool dove il magico riffing tessuto dal duo Scarrat/Quinn, accompagnato dal basso di Carter, è un manto di puro British Metal che avvolge la calda ed incredibilmente espressiva voce di Byford.
Dopo tanta classe non delude lo stupendo e seguente duo composto da The Preacher e Bloodletter potenti, schiaccianti, composte da riff in perfetto Saxon stile: più ragionata The Peacher, più irruenta e distruttiva BloodLetter. Altro pezzo forte del lavoro è sicuramente la seguente Cut Of The Disease dove il tipico marchio Saxon cede il passo sicuramente ad una song molto diversa dalle precedenti, è infatti questo un pezzo cupo nel suo incedere, il muro sonoro scaturito dal duo chitarristico e dall’imponente drumming è compatto ed addirittura monolitico. A spezzare la drammatica e pesante aria di questa song ci pensa la successiva traccia, una splendida ballata che viene al titolo di Absent Friend, romantica e triste nel suo acustico incedere, che spiana la strada all’ultimo assalto dell’album, ovvero la seguente All Hell Breaking Loose dove imponente ritorna il classico marchio di fabbrica Saxon in tutta la sua dinamica velocità.
Alla fine questo disco segna un totale ritorno alla sonorità schiaccianti che i Saxon avevano cominciato a riprendere dagli inizi degli anni 90 (dopo lo splendido, ma aor oriented, “Destiny”). Molte critiche si sono scagliate su questo platter, molte stroncature dettate da non so quali strampalati ascolti. Una cosa io posso dirvi, Unleash The Beast esce in un’epoca dove l’Heavy metal aveva dannatamente bisogno di linfa vitale, e questo disco non contiene semplice linfa per la nostra musica, ma contiene nettare per gli dei del Metallo.
Forever Free…Saxon!
Vincenzo Ferrara
Tracklist:
01.Gothic Dreams
02.Unleash The Beast
03.Terminal Velocity
04.Circle Of Light
05.The Thin Red Line
06.Ministry Of Fools
07.The Preacher
08.Bloodletter
09.Cut Out The Disease
10.Absent Friends (Song For J.J.)
11.All Hell Breaking Loose