Recensione: Unlocked Door (НЕзапертая Дверь)

Di Elisa Tonini - 23 Novembre 2016 - 8:00
Unlocked Door (НЕзапертая Дверь)
Band: IceThurs
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2016
Nazione:
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77

Dalla vastità della Russia, terra di un’altrettanto vasta e vivace scena musicale metal fanno capolino gli IceThurS. Il mondo musicale metal russo pullula di band folk metal/pagan metal dalle innumerevoli sfumature. Il gruppo folk/pagan metal russo più noto e di successo sono sicuramente gli Arkona guidato dalla carismatica figura di Masha Scream. Gli IceThurS sono una band di Mosca esattamente come gli Arkona e come loro sono capitanati da una cantante femminile versatile e carismatica, una voce che senza difficoltà spazia da un potente clean dalle tonalità profonde ad un growl estremamente aggressivo. Il suo nome è Ekaterina Loky. Come la band di Masha gli IceThurS condividono il cantato in lingua russa, melodie e suggestioni prettamente folk. Gli IceThurS però hanno un concetto diverso di folk. Formati nel 2008 la band definisce il suo stile “urban Folk Metal“. Se gli Arkona hanno un approccio generalmente molto tradizionale verso il folk (meno con Yav, album più sperimentale ed oscuro) gli IceThurS hanno un approccio con il folk decisamente più moderno. Un background industriale, sperimentale, un ambiente urbano appunto. L’approccio degli IceThurS sembra quasi la risposta dell’individuo alla caotica e frenetica società moderna. L’individuo a volte pare rimanere vittima di questo caos futuristico, a volte pare gridare al mondo la sua individualità cercando di integrarsi senza dimenticare la sua storia personale e la sua cultura. “Unlocked Door” è l’album di debutto degli IceThurS.

Tutti i testi dell’album sono una sorta di fiabe con una cannotazione slava e scandinava. Le liriche riguardano un sacco di cose ma non riguardano l’amore. Grande attenzione è rivolta alla natura. Lo scoiattolo che appare nell’artwork e nello stesso logo della band è Ratatoskr. Nella mitologia norrena è un mediatore tra l’alto ed il basso. Esso va su e giù per l’Albero del Mondo Yggdrasil come un messaggero tra un dragone Nidhoggr ed un gigante Hrasvelgr che siede in cima all’albero con le sembianze di un aquila. Lo scoiattolo sgranocchia pure l’Albero del Mondo dove vive, essendo così un altro simbolo di degenerazione e cambiamento costante dell’esistenza. Non c’è tempo, non c’è spazio. Lo scoiattolo può comunicare chiaramente sia agli esseri umani che a Odino o Veles ( importante dio slavo della terra, delle acque, delle foreste e del mondo sotterraneo ed associato ai draghi, al bestiame, alla magia, ai musicisti, alla ricchezza ed all’inganno). Ma andiamo a percorrere ogni traccia: apre le danze En Sjörövare Sagan ( Пиратская сага) brano che parte poderoso con briose melodie folk per poi svilupparsi in una dinamica danza tra becere ritmiche death/thrash, virtuosi passaggi chitarristici di stampo prog-metal ed atmosfere tecnologiche per poi alla fine ritornare alle vivaci melodie folk. Ekaterina spazia agilmente tra un brutale e lacerante growl ed un profondo cantato in clean dall’aria imperiosa, stregonesca come pure dall’aria soavemente fiabesca. Tutto il brano è percorso da epici cori ed ipnotiche voci femminili e maschili in clean ed in growl. Probabilmente En Sjörövare Sagan è il brano del disco che nella totalità della sua struttura evoca maggiormente sensazioni allegre. Un’allegria dall’aria baldanzosa, dall’animo avventuroso e fieramente battagliero in cui gli Dei sono dalla propria parte.

Gift (Дар) è un tripudio di pulsazioni tecnologiche, moderne. Pulsazioni tecnologiche che a tratti fanno da background, a tratti si intrecciano a violenti ritmi thrash/death. Ekaterina canta prevalentemente in un letale growl che si unisce a sua volta con l’abrasivo growl maschile. Il brano è puntellato da solitari vocalizzi e cori femminili dall’aria spettrale. E’un brano pieno di rabbia ed allo stesso tempo di decadenza gotica, desolazione. E’ un brano che esprime la solitudine e l’irrequietezza dell’uomo moderno che qui pare piegato, sconfitto nei propri ideali.

Hey, you, living above
Don’t you really see it?
Don’t you really hear it?
Don’t be silent
May be you’re not all-powerful
Or simply hate everybody
Or we scream to emptiness
Intractably

This world is a gift of God
Gods’ revenge

This gift
Taught suffer
Humblingly accept everything
Don’t repine
Live and die

Dei violenti rumori di tosse e di bottiglie gettate in un cestino introducono Compotator (Собутыльник) brano che parte con furiose ritmiche thrash/death che si integrano poi ad ipnotiche melodie, vocalizzi e cori di matrice folk. Il feroce growl ed il clean di Ekaterina esaltano il piglio epico, selvaggio e vivace del brano. I growl femminili si accompagnao a tratti con quelli maschili. La componente tecnologica è data prevalentemente dai secchi passaggi chitarristici dall’aria meccanica, robotica ed in parte da effetti sonori dall’aria elettronica. Chiude Compotator un buffo verso che pare richiamare lo scoiattolo Ratatoskr, menzionato nella traduzione in inglese del brano come “Drill-tooth Bottleache”. Ratatoskr che nella mitologia norrena riporta le maldicenze tra il dragone Nidhoggr e l’aquila Hrasvelgr, nel testo degli IceThurS pare essere divenuto un compagno di bevute dell’individuo.

White Road (Белая дорога) intervalla luminose melodie, epici cori e soavi vocalizzi di stampo folk tradizionale con pesanti sonorità thrash/death. I ritmi hanno una cadenza a tratti di doom a tratti speed ( soprattutto verso metà canzone dove si fa strada un velocissimo e virtuoso assolo ). Nelle parti più tirate in cui il growl di Ekaterina ed il growl maschile si intrecciano prevalgono stacchi chitarristici dall’aria meccanica, robotica, tuttavia l’aspetto moderno, tecnologico, seppur costantemente presente, passa in secondo piano. White Road è una canzone epica e poetica in cui traspare un forte attaccamento alla propra terra e volge grande attenzione all’aspetto naturalistico del paesaggio.

In Loki (Локи) i furiosi ritmi thrash/death si fondono con fredde atmosfere dall’aria gotica, arrangiamenti quasi sinfonici e con alcuni tocchi dall’aria tecnologica. Il cantato di Ekaterina all’inizio del brano si fa sussurrato, creando un effetto dotato di un’aria rituale e misteriosa. Lungo il corso della canzone Ekaterina prosegue prevalentemente in un profondo, autoritario e solenne cantato in clean in uno stile quasi operistico. La brutalità del growl di Ekaterina raggiunge il suo apice in Loki. Il brano è attraversato da una fitta trama di gelidi, spettrali ed acuti vocalizzi dall’aria operistica che si intrecciano a loro volta con la voce di Ekaterina ed i growl maschili. Loki termina con i turbinanti virtuosismi di un limpidissimo soprano.

Razguliai (Разгуляй) focalizza l’attenzione sulle melodie e sul cantato legato al folk tradizionale senza però tralasciare il notturno battito cyber, industriale, moderno. Ekaterina canta prevalentemente in un orgoglioso clean accompagnato da epici cori tradizionali. Intorno al secondo minuto si odono in sottofondo le voci di persone che si divertono. Razguliai è una traccia potente, epica, genuinamente serena. Razgulai è il quarto giorno di Maslenitsa e l’inizio del lungo periodo festivo in cui tutti smettono di lavorare e volgono tutta la loro attenzione ai giochi, al divertimento ed altre cose allegre.

War (Война) è dominata dagli effetti sonori industriali dall’aria elettronica. I cori, qui in quantità molto minore rispetto alle altre canzoni del disco, hanno un animo funebre. Il clean di Ekaterina assume un registro drammatico ed apocalittico, emozioni accentuate dal suo lacerante growl che duella a tratti con il growl maschile. Poco prima del terzo minuto un virtuoso assolo di chitarra dall’aria neoclassica percorre veloce la traccia. Le suggestioni folk appaiono in taluni passaggi del cantato in clean di Ekaterina, che si fa appunto  tradizionale. War, furioso brano dall’atmosfera futuristica ed al contempo gotica e sinfonica è una sorta di denuncia alla guerra portata dal mondo moderno.

In Vengeance of Veles (Велесова месть) le sonorità folk si fondono con ritmi perlopiù lenti, quasi doom. Il brano è intriso di un’atmosfera cupa, nefasta, gotica. I cori sono spettrali e solenni ed i vocalizzi femminili e maschili a tratti hanno un’aria sciamanica. In Vengeance of Veles è protagonista il profondo e vibrante cantato in clean di Ekaterina il quale si fa strada con un animo autoritario e severo, interrotto in alcuni passaggi dall’implacabile cantato in growl. I testi traggono ispirazione da un avvenimento storico. Nell’inverno del 1237 A.D, anno dell’invasione di Batu Khan (sovrano mongolo e fondatore dell’Orda d’Oro, divisione dell’Impero Mongolo) il voivode Evpatiy proveniente da Ryazan ritorna alle rovine della sua città natale. Una terra distrutta, dove tutti sono morti e il Dio ha voltato le spalle. Veles dopo l’avvento del cristianesimo è stato diviso in diversi personaggi. Come dio del mondo sotterraneo e dei draghi Veles viene associato al diavolo, ma ci sono altre interpretazioni più benevole.

Dei scintillanti tocchi elettronici ed un assolo di chitarra introducono Unlocked door (НЕзапертая Дверь)) traccia conclusiva del disco. Il brano procede intervallando gioiose ed epiche melodie folk con veloci ritmiche death/thrash. La componente elettronica e futuristica è sempre molto evidente. Il clean di Ekaterina in Unlocked Door si fa a tratti severo a tratti suadente, mentre il suo acre growl in alcuni punti si fa quasi “rap”. La voce di Ekaterina intrecciandosi con i soavi vocalizzi ed i cori pare impersonare l’agile scoiattolo Ratatoskr. Unlocked Door denuncia il mondo moderno, invita al ritorno ad una vita più semplice, a ritmi meno frenetici ed inneggia alla natura.

I’m running by this world away
Now I can help
To nobody… I have to run
By the branches of concrete
There’s no power…
I’m just a Squirrel
And my way is simple
Either up or down
By the solid line
If you want to know the way
Follow me

Oh hey bustle
The door was unlocked
Opened it in a hurry
The joke was on us…

The nature will revenge to people
Breaking free
Through the granite villages
The trees will grow again
The factory will be grassed
The sky become clear
The steamed-up earth
Will start from scratch

Unlocked Door è un album ottimamente prodotto, tutti gli strumenti e le voci sono valorizzati al punto giusto. Tutte le tracce sono dominate da un corposo sound groove. Unlocked Door è un album coraggioso, creativo, appassionato e profondo. Un album estremamente complesso nella struttura delle canzoni e nell’enorme varietà di emozioni profuse. Molti ospiti hanno collaborato all’opera, sia ai cori/voci che agli strumenti. Sergey Lazar degli Arkona assieme a Arkady Navajo si sono occupati della fase di registrazione, mixaggio e masterizzazione del disco. Il folk secondo gli IceThurS  è visto con l’occhio dell’individuo moderno. L’attaccamento alle tradizioni viene manifestato trapiantando il folk in un contesto moderno senza tentare di rievocare i tempi passati, come tendenzialmente fa la scena pagan/folk metal russa in generale. Il folk per gli IceThurS simboleggia l’identità, l’unicità in un contesto universale. Ekaterina analogamente a Masha degli Arkona si destreggia agilmente sia in clean che in growl ma personalmente non sento un tentativo di emulazione. La cantante degli IceThurS si fa notare per la forte personalità, esuberanza e carisma. Inoltre è dotata di un timbro molto particolare ed un growl così cattivo che farebbe invidia a molti uomini. Ekaterina oltre a cantare ha scritto i testi e illustrato ogni cosa correlata al disco. La musica è composta dagli altri due membri della band (le linee melodiche ed i cori sono però un’idea sua). Un album consigliato a chi apprezza gli Arkona e la scena russa, agli amanti del pagan/folk in generale e sì, a chi vuole ascoltare qualcosa di nuovo. Unlocked Doors è un debutto molto, molto buono negli intenti. Sono riusciti a creare quel senso di caos, irrequietudine e modernità senza dimenticare la tradizione. Una band che ama sperimentare. Solo il tempo dirà dove li condurrà lo scoiattolo Ratatoskr.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

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