Recensione: Unquestionable Presence
Correva l’anno 1991 e gli Atheist stupirono il mondo con uno dei capisaldi del death ultra-tecnico con questo mirabolante
Unquestionable Presence che andava ad ampliare e definire in maniera stupefacente il percorso aperto con il precedente platter
Piece of Time.
In soli 32 minuti di durata gli Atheist creano e scompongono il metal estremo; riff su riff, assolo dopo assolo, cambi di tempo a profusione e tecnica da far impallidire chiunque tenga in mano uno strumento..
Menzionare ogni singola canzone e’ secondo me un errore; questo disco e’ un blocco unico terrificante, non permette di prendere fiato in nessun momento (escludendo il breve intro acustico di
An Incarnation’s Dream); la batteria di Flynn e’ la prima cosa che lascerà stupefatto l’ascoltatore: potente, veloce, precisa; una miriade di cambi di tempo, controtempi e genialita’ profusa a piene mani (ed il tutto suonato su un set “base ” dello strumento..alla faccia dei tanti batteristi che si nascondono dietro un drum kit”mostruoso”) che lascia esterrefatti ed ammirati mentre il basso di
Choy, reclutato a sostituire Patterson per la registrazione del platter, disegna arabeschi indescrivibili con quel sapore di jazz/fusion che troverà magnifica incarnazione nel seguente disco
Elements.
Di fronte a tanta magniloquenza ritmica le chitarre del duo Schaefer/Burkey passano un po’ in secondo piano nonostante la mole di riffs spropositata “vomitata” e gli assoli di grande gusto jazz.
Urticante la voce di Shaefer, un growl maligno (impostato su tonalità medio/alte) che dona un tocco di malvagita’ a tutto il disco e ben si sposa con il tecnicismo del gruppo senza lasciarsi andare a virtuosismi che secondo lo scrivente avrebbero solo distratto l’attenzione dalla potenza espressa dalle songs ( vedi
Cynic e le loro voci effettate). Ottima infine la produzione di Scott Burns presso i Morrisound Studios ( è mai uscito qualcosa che “suonasse male” da
li?).
L’unica nota negativa la riscontro nella tendenza degli Atheist ad indulgere talvolta sui mid-tempos; spesso si ha l’impressione che le canzoni richiedano momenti
oiù tirati, ma, il più delle volte, dopo un’introduzione che lascia presagire
fuoco e fiamme in velocità, ci si trova a cozzare contro una “parentesi” magari in tempo dispari;
ho provato una sensazione di quasi rilassamento quando i nostri si lasciano finalmente andare nell’ultima traccia
And The Psychic Saw..
Un cd in definitiva bello ed appagante, che necessita minimo di 8/9 ascolti per essere assimilato, suonato alla grande, prodotto altrettanto bene e che fa della non eccessiva durata un’arma perfetta per catturare l’ascoltatore senza sconfinare mai nella noia.
Tracklist:
1. Mother Man
2. Unquestionable Presence
3. Your Life’s Retribution
4. Enthralled In Essence
5. An Incarnation’s Dream
6. The Formative Years
7. Brains
8. And The Psychic Saw