Recensione: Unreality
Come capita oramai sempre più di sovente, gli album più belli escono, e purtroppo non se ne accorge mai nessuno. Era già successo l’anno scorso con i fenomenali Heraldry da Latina, che con il loro Shadows of past life mi avevano fatto sognare ascolto dopo ascolto, e purtroppo si ripete quest’anno con i fiorentini Seven Gates.
Beh, a dire la verità nuda e cruda, l’album non è ancora ufficialmente uscito, e quindi la distribuzione dello stesso cd non è iniziata, anche se a livello underground lo si trova come l’ho trovato io, ma mi sembra che l’interesse nei confronti della band toscana, sia molto fievole, pensate che parlando con writer di altri siti e giornalisti molto più accreditati, mi sono sentito dire che purtroppo l’etichetta della band in questione qui da noi non ha peso commerciale, e quindi le recensioni dell’album sono slittate a data da destinarsi, ma vi sembra logico?
Beh, che la brasiliana Megahard records, qui da noi in Italia non goda di un grossa distribuzione, mi sembra una cosa molto ovvia, anche se ultimamente si era parlato di un accordo su larga scala da parte dell’onnipresente Self, ma arrivare a pensare certe bassezze, non mi sembra leale nei confronti di una band onesta e leale come i nostri Seven Gates.
No, non pecco certo di patriottismo nell’ammettere che Unreality, disco di debutto dei nostri, è un gran bel album, prodotto bene e suonato ancor meglio, da una giovane band che ha un passato alle spalle da cover band ufficiale dei Bon Jovi, e scusate se è poco, ed un debut demo che mai e poi mai avrei pensato avrebbe potuto celare una band con queste potenzialità.
E si perché quello che ho fra le mani è proprio un bel platter di power metal sinfonico, e poco importa se il più delle volte la band si avvicina molto sensibilmente al songwriting di mostri sacri come Stratovarious o Sonata Artica, che ci volete fare, lo sapete o no che le note sono sempre sette, e risultare degli innovativi, soprattutto in un genere sovrassaturo come il loro, è molto ma molto difficile?
E allora chi se ne frega, io mi godo come un maiale questi undici inni al metal a partire dallo straripante mega hit “Forever with me”, song per la quale mr Tolkki venderebbe l’anima al diavolo per averla scritta, passando per la tellurica “Mystirious gods” e la dolce “On The moon”, sino a sbracarmi letteralmente con la grandiosa “Download” song in cui la band riesce a far confluire riminiscenze hard’n’roll su basi prettamente power-eggianti.
In definitiva una band rivelazione che che se ne dica, ed un disco da godere per godere track dopo track passaggio dopo passaggio. Cercatelo, trovatelo, gustatelo e godete, cazz….. godete!!!!!