Recensione: Unrestricted
C’è chi fa musica unicamente per vendere, c’è chi maschera il desiderio di arrichirsi con una falsa passione, c’è ancora
una nicchia di persone che crea arte allo stato puro per realizzarsi e realizzare. E c’è chi, ahimè, fa musica per inerzia.
Prima di spiegare meglio questa frase è d’obbligo una presentazione della band.
I Symphorce nascono nel 1998 ed è loro sufficiente un anno di vita per vedere i primi sforzi concretizzati nel full
Truth To Promises, un album mediocre, senza pretese ma giustificato dalla giovane età della band. Ora che di anni ne
sono passati undici accompagnati da sette pubblicazioni, le giustificazioni non trovano più alcun fondamento.
Power decelerato, unito a suoni elettronici e inserti sinfonici: questo è, in poche parole, quello che i Symphorce
hanno da offrirci. Che la formula non rappresenti esattamente l’originalità fatta musica è palese, ma se ci aggiungiamo che
ciò che sto per recensire non raggiunge nemmeno una insufficienza poco grave allora la questione cambia del tutto.
Diamo un senso a queste affermazioni. The Eternal, l’opener, fa ben sperare: l’introduzione è suonata da un
pianoforte mixato in modo sopraffino che, dopo qualche secondo, si congeda per dare spazio alle chitarre, distorte in modo
efficace e perfezionate da una produzione decisamente curata. La ritmica è quella di un mid-tempo e la voce del cantante
non si rifà alla moda classica del power con voce acutissima ai limiti dell’impossibile, bensì conserva una certa
originalità ed è supportata da una discreta tecnica. Purtroppo tutti questi punti a loro favore si trasformano
inevitabilmente in mancanze musicali del tutto ingiustificate proseguendo nell’ascolto.
Le dieci canzoni dell’album presentano una monotonia costante e marcata, supportata degnamente da profonde lacune nel
songwriting e nelle idee. Ciò è riscontrabile nella quarta Whatever Hurts il cui intro sembra suonato da una pianola
giocattolo; lo stesso vale per l’attacco, identico a quello dell’opener. Anche le linee di batteria sembrano essere prive
di qualsiasi forma di originalità: per la durata dell’intero album fa capolino, in modo quasi snervante, l’ormai collaudato
e abusato connubio “hi hat-rullante”. I riff sono interessanti ma estremamente ripetitivi, e i suoni elettronici sono
inseriti senza motivazioni plausibili, ma solo per farcire il tutto e renderlo meno scarno.
Tirando le somme, quanto scritto potrebbe risultare ai vostri occhi un attacco gratuito e infondato: i riff sono ben
impostati e questo Unrestricted gode di un’ottima produzione, ma questo non basta a fare di un album un ottimo (o
discreto) disco. Sfido chiunque di voi, esclusi i fan del power più accaniti, a comprare questo album e ad ascoltarlo per
più di una volta. Sembra davvero che i Symphorce, visti i precedenti full, continuino a creare musica per adempiere
ai doveri conseguenti alla firma di un contratto. Su una cosa non ho dubbi: ci troviamo davanti a un lavoro che pecca in
modo grave di originalità e idee.
Un lavoro così, tanto per essere fatto.
Luca Dei Rossi
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Tracklist:
1. The Eternal
2. Until It’s Over
3. Sorrow In Our Hearts
4. Whatever Hurts
5. The Waking Hour
6. Visions
7. The Last Decision
8. The Mindless
9. Worlds Seem To Collide
10. Do You Ever Wonder
Line-up:
Andy B. Franck – voce
Cedric “Cede” Dupont – chitarra
Markus Pohl – chitarra
Dennis Wohlbold – basso
Steffen Theurer – batteria