Recensione: Unseen Repulsions
‘Unseen Repulsions’, disponibile dal 16 aprile 2021 via Empire Records, è il nuovo EP con il quale i Texani Aggravator aprono un nuovo capitolo della loro storia.
Purtroppo avevano deciso di chiudere il loro primo ciclo, durato dal 2008 al 2018, con l’EP omonimo del 2019, stampato per onorare l’amico e compagno di squadra Jesse Lopez, prematuramente scomparso.
Il musicista non è stato sostituito ed ora gli Aggravator procedono come trio.
Lo stile è invece rimasto invariato ed il Thrash presente su ‘Unseen Repulsions’ è praticamente sulla stessa linea di ‘Sterile Existece’, ultimo album uscito nel 2016.
E’ un sound che non dà scampo, immediato, veloce e grondante ferocia da ogni solco, influenzato dalla furia di Possessed e Slayer, con un assalto ritmico tagliente e preciso, una voce al vetriolo ed assoli nevrotici.
Non è male, ma, al tempo stesso, è tutto già sentito e strasentito, non c’è niente di nuovo e se l’album non stufa è solo perché dura meno di 25 minuti e ne manca materialmente il tempo.
I primi tre pezzi, ‘Unseen Repulsions’, ‘Fragmented Identity’ e ‘Searing Gas Decomposition’ sono sfuriatoni tirati ‘dritto per dritto’, tutti con la stessa struttura: strofe e refrain veloci – interludio cadenzato – strofe e refrain veloci e non si diversificano tanto uno dall’altro.
Lo spartito di ‘Infinite War’ è invece praticamente girato al contrario. Nonostante questo, comunque, riesce ad afferrarti e ad assestarti un colpo letale.
‘Bounty Hunter’, brano originale dei Molly Hatchet presente nel loro omonimo album del 1978, è la sorpresa, quello che non ci si aspetta dopo tante bordate ad alzo zero. Il pezzo viene trasformato in un coinvolgente Thrash ‘N’ Roll dall’alta carica dinamica senza essere troppo snaturato.
Chiude ‘Seven Swords’, riedizione del brano presente nell’EP d’esordio ‘Age of Combat’ del 2012, l’anello che congiunge i due capitoli di storia degli Aggravator, devo dire il pezzo che preferisco.
‘Unseen Repulsions’ ci indica la strada che gli Aggravator vogliono proseguire, che è la stessa su cui già stavano correndo. L’essere feroci, diretti e coincisi va bene, però nel songwriting futuro dovrebbe essere introdotta un po’ di varietà.
‘Unseen Repulsion’ decolla ma non esplode. Il giudizio è più che sufficiente ma chiediamo qualcosa di più.
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