Recensione: Up From The Ashes

Di Thrashing_Rage - 12 Agosto 2004 - 0:00
Up From The Ashes
Band: Don Dokken
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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80

Fine degli anni’80: i Dokken, una delle più belle realtà dell’heavy metal americano (versante Class) ha dato alle stampe l’ultima fatica che sarà il loro canto del cigno (almeno nelle sonorità): il live Beast from the East è una grandissima testimonianza dei mirabolanti show che la band proponeva ai rockers sparsi per il mondo (in questo caso in Giappone).
Ma dentro la band ci sono tensioni, e che tensioni: Don Dokken va d’accordo solo con Mick Brown (batterista) e l’accoppiata Lynch & Pilson sembra completamente distaccata dalle idee del buon Don.
Cosi nella stagione 1988-89 i Dokken arrivano al tanto annunciato scioglimento, così George Lynch può fondare i suoi Lynch Mob (autori di un debut carino, ma di album successivi veramente insufficienti), Jeff Pilson forma i War & Peace (progetto che porta avanti anche adesso) ed in più diventa un session man e Mick Brown si perde per strada.
Rimane solo l’alfiere Don Dokken, che prima diventa produttore degli XYZ (una grandissima led-clone band) e poi finalmente decide che è il momento di ritornare sulle scena, ma non con musicisti presi a caso nel circuito americano ma con 4 mostri sacri dell’heavy metal: alle chitarre Mr.John Norum (Europe) e Mr.Billy White (Watchtower), al basso Mr.Peter Baltes (Accept) e alla batteria Mr.Mikkey Dee (King Diamond-Motorhead). Secondo il mio punto di vista questa formazione è una delle più belle e interessanti mai messe insieme, un bellissimo progetto che Don Dokken darà il nome di “Don Dokken-Up from the Ashes”.
La lezione dei Dokken, del class-metal raffinato, non viene persa di vista da Don e la sua band, anzi grazie a Norum e White i passaggi chitarristici si fanno ancora di più leziosi, ipermelodici e più euro-oriented.
Già dall’incrocio arpeggio-solo dell’incipit di Crash N’Burn si capisce subito che questo è un album è un concentrato di hard’n’heavy come solo pochi artisti potevano concepire; il ritornello di 1000 miles away è tremendamente dokkeniano (e come poteva altrimenti essere?), e la ballad When love finds a fool segue le orme delle famose Slippin Away e Alone Again.
I singoli Mirror Mirror e Stay non sono assolutamente i pezzi traino dell’album, ma svolgono il loro compito egregiamente grazie soprattutto al lavoro di chitarra di Norum e White, della ritmica terremotante e puntuale di Baltes e Dee e naturalmente dell’ugola d’oro di Don Dokken (che purtroppo nell’ultimo Hell to Pay ha dimostrato di non avere più un filo di voce, oltre a non sapere più scrivere canzoni che solo il suo talenta gli permetteva di scrivere).
Il disco scivola via che è una meraviglia, i ritornelli sono immediati e vi entreranno subito in testa (quelli di Mirror Mirror, Living a lie e Crash’n’ Burn i più simbolici) ed inoltre anche i fanatici di Norum potranno avere pani per i loro denti grazie allo stupendo lavoro solistico di John (secondo me è il disco dove John ha suonato meglio dopo The Final Countdown).
L’unica pecca forse può essere riscontrata in un leggero calo di qualità nella parte bassa della scaletta, ma è una piccola pecca tranquillamente trascurabile.
Quindi consiglio di trovare questo lavoro agli amanti dei Dokken, ma in generale agli amanti del vero hard’n’heavy.
p.s.i Dokken nel 1994 si riformeranno, ma dal ’94 ad oggi non hanno sfornato un solo disco che può competere con i classici del passato.

Tracklist:

1.Crash’n’burn
2.1000 miles away
3.When some nights
4.Forever
5.Living a lie
6.When love finds a fool
7.Give it up
8.Mirror mirror
9.Stay
10.Down in flames
11.The Hunger

Line-up:

Don Dokken – vocals
John Norum – lead guitar
Billy White – lead guitar
Peter Baltes – bass guitar
Mikkey Dee – drums

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