Recensione: Upside Down
Ennesima pubblicazione per Punishment 18 Records che, non finiremo mai di ribadirlo, da un po’ di tempo sta portando sotto la propria ala protettrice un sacco di valide realtà thrash italiane. I tanti dischi d’esordio prodotti dalla casa biellese sono il riflesso di una politica coraggiosa di cui si sentiva la mancanza e da quando esiste, infatti, il nostro underground thrash si è sviluppato ulteriormente. Punishment 18 Records sembra aver colto appieno questa filosofia essenziale e per questo ci auguriamo che questo coraggio d’investire sia accolto con entusiasmo dagli amanti della scena: una scena sostenuta da quegli affezionati pronti a pagare quattro soldi per la sopravvivenza di un movimento che fa sentire uniti sotto la stessa bandiera.
“Upside Down” è uno di quegli esordi che riportano alla mente le potenti produzioni uscite a cavallo degli anni Novanta. Per dare un’indicazione di massima, gli Urto raccolgono l’eredità lasciata da “The More Things Change…” dei Machine Head e “Nothing To Gain” dei Vio-Lence e la arricchiscono di tecnica e velocità esecutiva. Le composizioni si caratterizzano per il loro stile, sebbene non abbiano un impatto immediato. Sembra piuttosto che la band punti di più alla ricercatezza che all’immediatezza. Possiamo affermare, senza troppa presunzione, che sono pezzi in grado soddisfare i bisogni degli ascoltatori avvezzi al thrash tecnico.
Il sound è altresì oscuro e avvolgente. Le ritmiche sono complesse e caratterizzate da soluzioni strumentali a volte impegnative, mentre le battute si susseguono scandite da up-tempo. L’alto numero di bpm che caratterizza i pezzi, ahimé, non aiuta a godere della vasta gamma di arrangiamenti proposti. Infine, la potenza non lega perfettamente il tutto: il groove ne risente, latita, e il risultato complessivo e’ a tratti lacunoso. Ciò non toglie comunque il merito all’aspetto compositivo di alto livello, che, se fosse orientato all’impatto sonoro, potrebbe costituire un saldo e interessante punto di partenza per il prossimo e secondo full-length della band.
La produzione rappresenta invece quel ‘quid’ in grado di non renderlo pateticamente legato alla scena statunitense di quindici anni fa. Produzione e missaggio sono stati effettuati dal bassista Francesco Gioia presso gli Audia Manent Studios di Santa Ninfa. Improntato sugli alti, il lavoro alla consolle conferisce alle chitarre un suono troppo sferzante e corrosivo. A risentirne sono prevalentemente le ritmiche che, oltre a non deflagrare la potenza sperata, tendono a porre in sordina basso e batteria. Ottima invece la prova al microfono: Alessandro Olivo è dotato di personalità e la sua prestazione è la punta di diamante dell’intero lavoro.
In definitiva “Upside Down” è un full-length il cui ascolto richiede una certa attenzione per i particolari.
Non sarà un disco ordinario a girare nel vostro lettore, uno di quelli triti e ritriti di sonorità ripescate per stare in linea con l’attuale revival del thrash. Ascolterete bensì un album inconsueto e coraggioso in grado di deliziare i palati degli intenditori e di chi si fa ben prendere dalle esecuzioni raffinate. Se la fortuna aiuta gli audaci, sono certo che saranno in molti a dare una chance a questa intrigante realtà meridionale.
Nicola Furlan
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Tracklist:
01 The Dilemma Remains
02 Remote Control Seizure
03 Free Will State of Health
04 Mind-Forged Manacles
05 The Second Coming
06 The World Upside Down
07 Requiem For Brainwork
Line-up:
Alessandro Olivo: voce
Mimmo Saladino: chitarra
Giovanni Labita: chitarra
Francesco Gioia: basso
Giuseppe Campisi: batteria