Recensione: Urban Violence

Di Federico Mahmoud - 22 Giugno 2005 - 0:00
Urban Violence
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Anno: 2005
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60

In Italia c’è chi non dimentica la lezione impartita a suo tempo da storici act come D.R.I. o S.O.D. e ne fa la propria bandiera: è il caso degli Urban Violence, side-project nato da una costola dei bolzanini Anguish Force e dedito a un solido thrash/core dal sapore tipicamente retrò. La band è guidata da L.G.D. (a.k.a. Luigi Guarino D., chitarra e voce), leader della già citata heavy metal band altoatesina, che ha radunato un manipolo di musicisti uniti dal desiderio di suonare musica feroce e ignorante: Rudymental (basso), Corrodox (seconda chitarra) e Panzer (batteria). Il risultato è l’omonimo debutto uscito in questi giorni, 21 tracce per 25 minuti di musica che hanno ‘violenza’ come parola d’ordine.
 
Sulla carta il quartetto trentino ha i numeri per soddisfare le richieste dei più esigenti maniaci del genere: testi ironicamente osceni e esagerati, tempi che raramente superano i due minuti e una sincera attitudine – pseudonimi inclusi – che può appartenere solo ad artisti navigati e attenti alla propria immagine. Tutto perfetto dunque? Non proprio. Come spesso accade, buoni propositi uniti a una discreta esperienza nell’ambiente non bastano a garantire la qualità di un lavoro, e l’album in questione non fa differenza. Passaggi ripetuti all’inverosimile, arrangiamenti banali (pur nei limiti della proposta!) e un cantato a tratti fastidioso penalizzano notevolmente un lavoro altrimenti assolutamente godibile, che scorre senza pause lungo la mezzora scarsa di registrazione. Un vero peccato, specie considerando le buoni impressioni lasciate dalla title-track, opener di grande potenza, o il trittico Rising BrutalityLittle BitchSuck Me, che l’ascoltatore più distratto potrebbe considerare come un solo brano. Il resto del materiale alterna episodi fulminei (My Detention, che fa il verso a Hang The Pope dei Nuclear Assault, pur senza bissarne l’intensità) a passaggi più articolati, che tradiscono ora influenze hardcore (le varie Motherfucker, You!, Forbidden Is) ora reminescenze thrash metal, come nel caso di Vengeance Planes, il brano più lungo del lotto. Il lavoro è in parte riscattato dall’inserimento di due bonus track, il remix di Balance Of The Hate (in una veste più apprezzabile) e la cover di Cause Of Death, presa in prestito dal song-book dei promettenti Anguish Force: un aspetto che, se da un lato risolleva le sorti di una seconda parte piuttosto in ombra, dall’altro la dice lunga sull’effettiva qualità della track-list ordinaria.

Interessante la linea che congiunge i testi, un elemento che fa guadagnare qualche punto in più al platter: Urban Violence è un concept che racconta la drammatica vicenda di un onesto padre di famiglia la cui vita è sconvolta dall’omicidio della figlioletta, violentata e squartata da un pedofilo. Da quel momento la vendetta diviene l’unica ragione d’esistere per il protagonista, impegnato nella sua personalissima caccia all’uomo: la missione è però destinata a fallire, allorché il maniaco viene internato in un ospedale psichiatrico e il nostro sbattuto in carcere per aggressione. La prigione è un’esperienza agghiacciante per l’uomo, che esce umiliato da soprusi e violenze di ogni tipo: alla vista della luce, il desiderio di realizzare la propria vendetta è irrefrenabile. Prese le contromisure e rintracciato il vecchio nemico, al secondo tentativo l’operazione va in porto, senza pietà. Nonostante il ricordo della bambina ancora vivo in lui, il padre è consapevole di aver ormai dimenticato i buoni sentimenti: la furia cieca lo ha reso un mostro, il peggior criminale sulla piazza. Il suo destino è nella malavita, come leader di una gang.

Urban Violence è un album discreto, prodotto e presentato bene ma piuttosto discontinuo. Gli amanti di certe sonorità sono invitati a dare una possibilità a questa band (non si sa ancora se destinata a continuare la propria attività o meno), gli altri possono decisamente farne a meno. Il sottoscritto si riserva di aggiungere una decina di punti alla valutazione finale nell’ottica di un’esibizione live, dimensione senz’altro più congeniale per la proposta del quartetto tricolore.

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Track-list:
01 Urban Violence
02 Rising Brutality
03 Little Bitch
04 Suck Me
05 Balance Of The Hate
06 Motherfucker
07 You!
08 The Search
09 I Beat You
10 Forbidden Is
11 The Sentence
12 The Deportation
13 My Detention
14 Vengeance Planes
15 The Last Nightmare
16 The Perfect Aliby
17 Back To My Life
18 Cyrus
19 Balance Of The Hate (bonus-track)
20 Cause Of Death 2004 (bonus-track)
21 Total Assault

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