Recensione: Ut
Considerato uno dei vertici della scena progressive italiana, Ut (uscito nel 1972) è un album quasi perfetto, vediamo perché con un rapido track by track.
Ad aprire le danze è un pezzo classico per pianoforte, “Studio“, cui segue la fusion di “XXII Strada” prima di approdare al fantastico “I Cavalieri Del Lago Dell’Ontario“. Questo brano merita un’analisi ad hoc, poiché sono racchiusi in unico pezzo tutti i tratti distintivi di Ut: classica, jazz, hard rock, tastiere alla Keith Emerson, ma anche l’autocelebrazione delle capacita tecniche dei singoli, quali accessibilità, oscurità, malinconia e gioia nel suonare i propri strumenti. Il chitarrista Nico Di Palo è in evidenza anche come uno delle voci prog. rock più dotate della scena italiana, simile a quella di Gianni Leone del Balletto Di Bronzo. La varietà di suoni e stati d’animo all’interno di “I Cavalieri Del Lago Dell’Ontario“, dunque, fa di questo pezzo una delle eccellenze del prog, consigliata a chiunque si avvicini per la prima volta al progressive italiano. “Storia Di Una Foglia” riporta le cose a uno stato di apparente normalità, è un brano delicato a tratti introspettivo con una chiara influenza jazz-rock, che ricorda i momenti più intimistici di “Storia Di Un Minuto” della PFM, ma un gradino più sotto rispetto a quanto ascoltato finora.
Il passo successivo è quello che possiamo definire come il secondo momento culminante dell’intero disco: “Nato Adesso” ha un intro simile a quanto ascoltato su “Selling England By The Pound” dei Genesis, poi si evolve verso un assolo di chitarra incendiario. Di Palo regala, infatti, una multisezione chitarristica memorabile e ad un riff ipnotico e a un semplice accompagnamento ritmico segue un assolo brillante, incredibilmente fluido per tutta la sua durata. Il brano successivo, “C’è Troppa Guerra“, è un altro pezzo forte e uno dei brani più hard del prog italiano. Basato su un riff simile ai primi Led Zeppelin, che incontrano i seminali Black Sabbath, si dirama in più parti colorando la traccia di sfumature bucoliche prima di schiantarsi di nuovo in un granitico riff hard rock. Puro genio, 10 minuti di perfezione sonora. La successiva “Paolo E Francesca“, con la sua visione quasi onirica, stempera le note dure della traccia precedente, mentre la traccia finale “Chi Mi Può Capire“, il cui inizio è affidato ad un moog quasi mistico, si sviluppa in un dramma malinconico e presenta alcuni splendidi picchi vocali. In sostanza un ottimo finale per un disco dai molteplici stati d’animo , mai prolisso , semmai coeso in modo encomiabile grazie all’esecuzione esperta della band e a un lavoro vocale sugli scudi .
Ut resta un disco fondamentale della scena prog italiana, che non sfigura affatto accanto ai mostri sacri del genere, come PFM, Banco del Mutuo Soccorso e il Balletto Di Bronzo. L’album, inoltre, è un’ottima scelta per chi si avvicina per la prima volta alla musica dei New Trolls. Ascoltare per credere!