Recensione: Utopia
Originari di Ladispoli, in provincia di Roma, gli Stilema hanno appena pubblicato il loro primo full-length, “Utopia”, che arriva dopo molti anni di attività e un EP, “Ithaka”, edito nel 2017. Se in origine la band era più orientata verso un folk di stampo irlandese più classico, la ritroviamo ora con un’opera che unisce queste basi al metal.
Il sound degli Stilema sembra un mix tra Folkstone e Cruachan. In particolare, l’uso del violino “salta subito all’orecchio”: strumento fondamentale in ogni progetto folk metal che si rispetti, qui contribuisce a creare atmosfere talvolta medievali (‘Il Volo Eterno’, ‘Tra Leggenda e Realtà’), talvolta danzerecce (‘Da Qui Non Si Passerà’), talvolta più intense e delicate (‘Ophelia’, ‘Atmosfere’). Infatti in questo album sono presenti contaminazioni e stili diversi: ‘Il Volo Eterno’ è diviso in diverse parti e sembra quasi un brano prog, ‘Mondi Paralleli’ e ‘Utopia’ hanno un taglio più prettamente metal, ‘Anacrusis’ è un intervallo fiabesco, mentre ‘Ophelia’ e ‘Atmosfere’ si trovano più sul versante ballad.
Tutta questa varietà non è impastata male, anche se alcuni momenti arrivano un po’ inaspettati. Per esempio, lo stacco in growl e blast beat in ‘Da Qui Non Si Passerà’ arriva oltre la prima metà dell’album, quando l’ascoltatore non si aspetta certo di trovare contaminazioni black nello stile della band.
Una delle caratteristiche che ci riporta a gruppi come i Folkstone è l’uso della lingua italiana. Scelta non scontata ma che in un contesto locale aggiunge valore ai brani, perché veicola più chiaramente i significati e aiuta a costruire un certo mood all’interno dell’album. In particolare in pezzi come ‘Mondi Paralleli’, ‘Da Qui Non Si Passerà’ e ‘Utopia’ troviamo un deciso messaggio socio-politico indirizzato verso un mondo più giusto.