Recensione: Vale [Reissue]
Gli Orden Ogan sono tedeschi di Arnsberg e sono nati artisticamente nel 1996 con il monicker di Tanzende Aingewaide, sostituito l’anno successivo con l’attuale. Sono indicati dagli addetti ai lavori e non come possibili eredi dei Blind Guardian, grazie al loro fresco e potente Power Metal teutonico arricchito da elementi folk e prog.
La coerenza del suono e della loro proposta musicale nasce da una ricerca complessa durata ben otto anni che ha portato alla produzione di tre demo in tre anni (Into Oblivion 1997, Anthem to darkside 1998, Soli Deo Gloria 1999), cambi di line-up e nel 2004, finalmente, il primo vero lavoro sulla lunga distanza denominato Testimonium A.D.
Quest’ultimo è un EP autoprodotto di circa quaranta minuti che ha permesso alla band di farsi conoscere in tutta Europa e di avere il primo vero contratto discografico con la tedesca Yohan Records. Il sodalizio con la label, durato quattro anni, ha portato nel febbraio del 2008 alla stesura del fortunatissimo Vale, album che nel recente 2010 è stato ristampato dalla AFM Records con l’aggiunta di alcune bonus track .
Trascurando i dettagli palesemente commerciali di questa uscita e soffermandoci sugli aspetti squisitamente artistici, possiamo dire che il punto di forza degli Orden Ogan risiede nella ricerca di melodie molto pulite e orecchiabili, cariche di pathos e nell’ottenere un sound il più possibile personale e differente da quelli che sono probabilmente i loro mentori in campo metal, ovvero i Blind Guardian.
Putroppo questo punto non è stato sempre centrato, in quanto sin dall’introduzione Grave’s Bay, le similitudini con la band di Hansi Kürsch sono già ben evidenti e raggiungono l’apoteosi con To The New Shores Of Sadness opener di un impatto devastante che, nell’utilizzo massiccio di cori, raggiunge l’apoteosi per quanto riguarda il “già sentito”.
Con la successiva Wind of Vale, grazie all’attacco ai limiti dell’AOR, l’impressione di “deja vu” comincia a scemare: i suoni diventano più armoniosi e avvolgenti grazie a un appeal melodico che si incontra in particolar modo nel refrain centrale, anche se ovviamente siamo di fronte a un mid tempo piuttosto roccioso.
L’agrodolce sapore del tributo ai bardi sparisce definitivamente con il suono leggero di pianoforte posto all’inizio di “Farewell”, brano che ricorda vagamente i primi Avantasia grazie alle sue atmosfere sognanti e delicate. Reality rappresenta invece il picco compositivo più alto forse mai raggiunto dai nostri in quanto gli inserti progressive arricchiscono e completano con quelli che sono gli elementi cardine del suono della band: pezzo di straordinaria intensità, sicuramente di non facile presa che però sa colpire e sa medicare l’animo dell’ascoltare con i suoi continui ed ammalianti cambi di umore. Non mancano in questo discreto ed interessante Vale momenti rilassanti ed intimi, come la fantastica ballad and if you do right e l’ipnotica The candle light che chiuderà degnamente l’album.
In ultima analisi, Vale è un album di grande pregio ma anche costituito da visibili difetti, nascosti anche se non del tutto, nel successivo Easton Hope, seconda release ufficiale della bano. Siamo di fronte ad una band che vuole emergere e, grazie alle grandi doti tecniche dei singoli musicisti, lentamente sta riuscendo ad imporsi, sempre se continuerà a sfornare lavori di pregevole caratura come questo disco.
Ottavio”octicus”Pariante
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Tracklist:
1. Grave’s bay
2. To the new shores of sadness
3. Wind of Vale
4. Farewell
5. Reality lost
6. This is
7. This was
8. Something pretending
9. The lord of the flies
10. …And If you do right
11. What I’m recalling
12. A friend of mine
13. The candle lights
14. We are pirates (FOLK VERSION-BONUS TRACK)
15. Wind of Vale (DEMO VERSION-BONUS TRACK)
16. Welcome liberty (ORCHESTRAL VERSION-BONUS TRACK)
17. The yearning remains (BONUS TRACK)
Line-up:
Sebastian “Seeb” Levermann: vocals, guitar, keyboards
Tobias “Tobi” Kersting: guitar
Nils Weise: keyboards, vocals
Lars Schneider: bass, vocals
Sebastian “Ghnu” Grütling: drums, percussion