Recensione: Valkeat

Di Antonio Rubino - 19 Agosto 2018 - 0:00
Valkeat
Band: Valkeat
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2017
Nazione:
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75

A volte, no? A volte, capita di lasciarsi trasportare. Vedi qualcosa, ti attira, la provi. Ma, in questi ultimi anni, è molto difficile fidarsi di questa sensazione; soprattutto per quanto riguarda la musica (metal e non). Molti dischi sembrano belli,ma quando li ascolti ti deludono, ti lasciano l’amaro in bocca. Magari hanno anche un’altrettanto bella (o bellissima) copertina, ma… niente, il disco non funziona.

Ecco, in certi casi (come questo album che stiamo recensendo), bisogna fidarsi di quella sensazione. E la fiducia viene ripagata. Al 100%.

Scoperti per pur(issim)o caso su Internet, questi Valkeat sono la prova che, a volte, bisogna seguire l’istinto, lasciarsi andare e superare quelle barriere mentali che ti limitano nel fare qualcosa. Ora, non sono un grandissimo fan del folk metal, qualche album mi piace, ma non riesco a prenderlo sul serio. Troppo festaiolo, troppo… spensierato.

Il contrario di quello che succede in questo full-length.

“Valkeat”, il self-titled-debut della band finlandese, è pura poesia, pura arte. Pura Finlandia.

Già dalla prima traccia, ‘Tulirinta’, capisci che il disco è diverso dai suoi simili. La band, è diversa dai colleghi. Rilassante, pacato, etereo. La seconda traccia, ‘Aallot’, è meravigliosa, con un ritornello che si imprime nella memoria già al primo ascolto e non ti lascia più, neanche per un secondo.

Il disco procede su questa scia, e forse qui insiste l’unico difetto dell’album: la ripetitività. Ma ci può stare. È un disco d’esordio uscito nel 2017, dove ormai è stato detto e fatto (quasi) tutto. Ci sta alla grande. Tuttavia, l’album si riprende nelle ultime due tracce, concludendo (con un ritornello cantato dall’intera band) un disco che sa di Finlandia. Profuma di foreste, laghi e montagne. Rilassa, ti riscalda con il gelo tipico della nazione nordeuropea.

A livello tecnico andiamo molto bene: il cantato in lingua rende ancora di più, perfeziona un disco già ottimo di suo. Il combo di Espoo, da canto suo, sostiene benissimo il timbro particolare del cantante e ci regala un songwriting fresco, che non stanca mai.

Che dire quindi… abbiamo a che fare con un’ensemble che ha bisogno di tutto il sostegno possibile, in modo da potergli permettere di evolversi e migliorare un sound, un tipo di folk metal che ti entra nel cuore. E non ti lascia più.

 

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