Recensione: Valkyrie’s Cry
Canada: terra dove l’hockey su ghiaccio è una vera istituzione e luogo nel quale alci e i castori trovano ancora oggi le situazioni paesaggistiche ideali per proliferare, ma non solo. La landa capitanata dalla capitale Ottawa ha fornito durante gli anni Ottanta dei grandi act nell’ambito della musica dura in grado di fare scuola: Exciter, Anvil, Voivod e Razor. Ancora oggi si difende bene, pur non godendo di un mercato rigoglioso, con gruppi del livello di Cauldron, Striker e Toxic Holocaust.
I Valkyrie’s Cry provengono da Toronto e sono attivi dal 2004, con in bacheca un demo uscito l’anno successivo intitolato Black Night. L’omonimo debutto ufficiale, curato dalla Pure Steel Records e dalla copertina spartana, vede la luce quest’anno e annovera undici pezzi. Le note dolenti iniziano con Iron Sword – la traccia numero uno, Red Dawn, fortunatamente è una intro strumentale – e terminano su Headless Horseman, il pezzo finale. Quarantadue minuti di HM classico scolastico e stantio, a livello tecnico interpretato approssimativamente per dei limiti oggettivi, dove alla fine la cosa migliore sono i titoli delle canzoni e l’attitudine, sempre e comunque, anche se non basterebbero tonnellate di passione per salvare un disco piatto come Valkyrie’s Cry.
A far precipitare ulteriormente la situazione ci pensa una produzione dilettantistica e la bizzarra dichiarazione da parte della Pure Steel Records nel momento in cui osa paragonare la voce di Dip Evil a quella di John Cyriis degli Agent Steel, praticamente come confondere la ***** con il cioccolato.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Red Dawn
2. Iron Sword
3. Black Knight
4. Jotunheim
5. Berserker
6. Viking Warrior
7. Vortigern
8. Ride Of Sleipnir
9. Blessed By The Mace
10. Valkyrie’s Cry
11. Headless Horseman
Line-up:
Dip Evil – Vocals
Lord Godin – Guitars
Lord Kilian – Bass
Kaveh – Drums