Recensione: Valley Of The Serpent’s Soul
“Valley Of The Serpent’s Soul” è il secondo album da studio dei californiani The Fucking Wrath. Band dedita ad una sorta di crossover, inteso nell’accezione originaria, come l’incrocio tra due o più generi differenti: quello dei primi Corrosion Of Conformity, Suicidal Tendencies, Sacred Reich e D.R.I., tanto per rendere l’idea. Tuttavia, pur essendo in qualche modo legato al punk/hardcore, il loro è un thrash mescolato soprattutto allo sludge/stoner.
Stando alle liner notes, il combo si forma quando tre amici di lunga data, nonché colleghi di lavoro presso un negozio di dischi, decidono di riunirsi anche nel tempo libero per suonare della musica propria: inizialmente per puro divertimento, ma dopo i primi confortanti show dal vivo, il terzetto decide di provare a fare sul serio. Nel 2007, infatti, è la volta del debutto “Season Of Evil”, registrato a proprie spese in pieno spirito del DIY (Do It Yourself). L’album ottiene un buon riscontro e porta la band a condividere il palco con nomi del calibro di Blue Cheer e High On Fire. Successivamente decidono d’ingaggiare un secondo chitarrista (Brent Woodward) e dopo essersi garantiti l’appoggio della Tee Pee Records, rilasciano l’EP “Terra Fire” (2010), che traghetta loro fino all’uscita dell’album in questione.
Otto tracce compongono “Valley Of The Serpent’s Soul”, mediamente abbastanza lunghe e articolate, fatta eccezione per “Grandelusion”, un intermezzo atmosferico acustico. Sono molteplici, infatti, le influenze che i Nostri possono vantare e da cui attingere in fase compositiva, eppure sono riusciti a creare un proprio stile ben definito, pur non brillando per originalità. Stile da loro stessi definito come un amalgama tra Discharge, Black Flag (esattamente come è stato, allora, per i gruppi citati in apertura) e ancora The Melvins e Metallica dell’era “Kill ‘Em All” (forse per l’uso talvolta delle scale pentatoniche, che in questo caso però hanno un retrogusto decisamente più bluesy). Come già detto, comunque, c’è anche una massiccia dose di sludge (Eyehategod in primo luogo, C.O.C. di ieri e di oggi e Down, nei quali militano componenti di entrambi i gruppi) e in minima parte di stoner: quello più dinamico dei Fu Manchu o quello monolitico degli Acrimony (spogliato della componente ‘acida’). Ecco perché nelle loro canzoni troviamo un’ampia gamma di soluzioni: dai potenti mid-tempo, a pesanti rallentamenti decisamente doom o ripartenze brucianti. L’esempio più rappresentativo in questo senso è “The Neurodyssey”, una mini suite divisa in tre parti: dopo una prima sezione cadenzata, si passa ad una decisa accelerazione ‘hardcoreggiante’, salvo poi aumentare ancora di più su frequenze thrash e quando la canzone sembra volgere al termine, ritornando per un attimo sul riff iniziale, ecco che invece ripartono di nuovo a spron battuto fino alla conclusione. Discorso simile anche per “Altar Of Lies”, con una parte finale devastante e la conclusiva “Goddess Of Pain”. Buono anche il contributo delle due asce in fase solista, come testimoniano “Rebellious Axe” e “Swan Song For A Mad Man”, caratterizzate da ripetuti soli e fraseggi che, pur non brillando per tecnica, risultano piuttosto trascinanti. Infine, positiva anche la prova della sezione ritmica, abile a destreggiarsi in tutte le variazioni con cambi di passo repentini (“The Question” e “Blank State”).
Tutto bene, quindi? Non proprio, perché, sebbene sia apprezzabile la loro volontà di non riproporre gli schemi consolidati (strofa/ritornello), in questo caso, le varie tracce difettano in riconoscibilità (specie ai primi ascolti) e se non fosse per le parti veloci tenderebbero ad assomigliarsi troppo tra loro. A questo, purtroppo, contribuisce anche il cantato di Craig Kasamis (comunque, complessivamente sufficiente), missato un po’ troppo basso e talvolta abbastanza monocorde. Grezzo, sguaiato, a metà strada tra sludge e thrash, il suo stile non concede variazioni o refrain facilmente memorizzabili, così da caratterizzare in qualche modo le composizioni.
Ad ogni modo “Valley Of The Serpent’s Soul”, superate le difficoltà iniziali, è un disco a tratti trascinante e che cresce con gli ascolti e di conseguenza gode di una buona longevità. Indubbiamente non era facile far convivere generi quasi agli antipodi, ma i The Fucking Wrath, in buona parte, ci sono riusciti e questo è quello che conta. Rispetto all’album d’esordio poi, dimostrano una certa crescita e una maggiore maturità e probabilmente anche in futuro non si adageranno sugli allori. Ascolto consigliato.
Orso “Orso80” Comellini
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Tracce:
1. The Question 4:52
2. Rebellious Axe 5:19
3. Swan Song For A Mad Man 5:19
4. Altar Of Lies 3:38
5. Blank State 4:59
6. The Neurodyssey (I. Valley Of The Serpent Soul II. Caverns Of Fire III. Endless Black Flags) 6:36
7. Grandelusion 2:05
8. Goddess Of Pain 6:17
Durata 39 min. ca.
Formazione:
Craig Kasamis – Vocals, Guitar
Brent Woodward – Guitar
Nick Minasain – Bass
John Crerar – Drums