Recensione: Valthellina
A quattro anni dall’uscita del controverso Scarface tornano sul mercato i valtellinesi Stato Nervoso Precario – da anni ormai solo SNP – con un concept album totalmente incentrato sulla provincia di Sondrio, universalmente conosciuta per essere la patria dei Pizzoccheri e, perché no, anche per aver messo al mondo gli Es-En-Pi. I Nostri, in movimento fin dall’inizio degli anni Novanta, grazie a un attivista dell’HM come Reggy Forenzi (voce e chitarra) e al Suo fido scudiero Sergio Bianchini (batteria) hanno fatto uscire un Ep – All is an Endless nothing… Empty Words, Empty Promises(1993) – seguito nel 1995 dal violentissimo Excess, di nome e di fatto, per finire con il disco sopraccitato del 2004.
Valthellina rimette le cose a posto in casa SNP: le influenze Thrash degli esordi tornano prepotentemente vive sbaragliando certi ammiccamenti modernisti che generarono molteplici perplessità nei fan più ortodossi di Reggy&Co in occasione di Scarface. Il concept prosegue idealmente il percorso iniziato con Excess, attualizzando e canalizzando gli antichi furori metallici in un contesto più maturo e, a tratti, ragionato, senza per questo perdere in potenza di fuoco. Come in altri casi illustri il terzo album per una band è quello della consacrazione: o si fa il salto di qualità oppure si mantengono le posizioni per poi pian piano perdere sempre più terreno. Il disco della maturità dovrebbe infatti riuscire a trasmettere la violenza e l’energia delle esibizioni live e nello stesso tempo fare la differenza a livello di songwriting e liriche.
Ebbene, Valthellina riesce nell’impresa, seppur con qualche leggera ombra.
Per quanto attiene le tematiche trattate il concept racchiude i deliri legati a una provincia montana che geograficamente si pone come l’ultimo lembo di terra lombarda rivolta verso nord che va a cozzare con le durissime e austere montagne della Svizzera, spartiacque delle condizioni meteo fra la penisola e le lande rossocrociate. Quindi depressione alpina, omologazione, indifferenza, xenofobia, stregoneria, credenze popolari, noia, primati nei suicidi a livello nazionale, incesti, clan familiari, potentati economici, lobby, ipocrisia a go-go, alcool, droghe, chiusura mentale, faide paesane e via di questo passo. Va sottolineato, comunque, che la Valtellina rimane una perla assoluta al centro delle Alpi, dotata di paesaggi incantevoli e di località altrettanto interessanti, che fanno da contro altare alle problematiche di cui sopra, spesso comuni ad altri territori di difficile raggiungibilità.
La copertina, inquietante come i temi sociali proposti, è stata realizzata dall’artista americano Chad Michael Ward, già collaboratore di personaggi di spicco come Billy Idol e Marylin Manson.
Il disco suona possente, grazie a una produzione che rende giustizia all’energia del combo lombardo. Agli attacchi Thrash moderni di pezzi come Hate for Hate – dal quale verrà tratto un videoclip – seguono ammiccamenti alle sonorità del vecchio Ep come nella successiva Made in Hell. Disorder in my Eyes suona molto Slayer periodo God Hates us All, Fire Down Below è suadente nella parte iniziale per poi trasformarsi in un brano roccioso di ispirazione Pantera. La title track è una semi-strumentale che lascia riprendere il fiato per poi rituffarsi nel Thrash-Core di Today you Die, ideale prosecuzione dell’album Excess del 1996. Killing Sound spacca ancora ai livelli di brutalità di Araya&Co. Route of Pain è ossessiva, risultando introspettiva solo a tratti e permette finalmente a Reggy di cantare senza sgolarsi – interessanti i riff anni Settanta della chitarra solista a metà brano – . 1987 è un break strumentale dopo tanta energia e si chiude con Black Jack: un episodio variegato che mesce profumi oscuri, sonorità liquide e urgenze Thrash-Core.
Valthellina è il picco più alto della discografia SNP: Reggy Forenzi è cresciuto sia come songwriter che come interprete. Sergio Bianchini è il solito “martello”, così come Piero Putzolu continua a garantire precisione chirurgica con la seconda chitarra e Pietro Rossi – l’ultimo entrato – assicura la pienezza di suono necessaria al sound frontale dei Nostri.
Quello che manca a questo concept album è la sana dose di drammaticità e solennità che poteva estrinsecarsi in qualche brano di più ampio respiro, per dare maggiore profondità al prodotto finito, senza per questo per forza “sbragare”. Sarebbe bastato osare di più spingendosi in territori Dark ad esempio in Valthellina e in 1987, sviluppando maggiormente la trama originaria, rimasta per certi versi incompiuta. La “Killing Attitude” per qualche minuto poteva anche attendere, considerando la forza iconoclasta pregnante di certe scottanti argomentazioni…
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist
1. Hate For Hate
2. Made In Hell
3. Disorder In My Eyes
4. Fire Down Below
5. Valthellina
6. Today You Die
7. Killing Sound
8. Route Of Pain
9. 1987
10. Black Jack
Line-up
Reggy Forenzi – Vocals and Guitars
Sergio Bianchini – Drums
Piero Putzolu – Guitars
Pietro Rossi – Bass and Backing Vocals