Recensione: Vanexa
In un periodo in cui la NWOBHM stava facendo sfraceli sia in Europa che in America, nel nostro paese piano piano qualcosa stava già nascendo, un qualcosa che io amo definire “new wave of italian heavy metal”.
Nei primi anni ottanta nel nostro paese si stavano formando bands che , incuranti delle mode musicali del periodo (tipo il punk), provavano a diffondere il verbo dell’heavy metal nato dai solchi dei dischi di iron maiden , judas priest , riot e motorhead , pur scontrandosi con la notissima e ormai (forse) definitivamente sconfitta ,”Esterofilia”,che colpiva i “primi metallari italiani”.
Di questa prima ondata di gruppi, facevano parte: Strana officina, Death SS , Vanadium , Steel crown e VANEXA.
Già i Vanexa…, il loro primo lp, è forse, ripetto ai debutti dei loro compagni d’avventura sopracitati, quello che secondo me si avvicina di più al significato più puro di Heavy metal.
Mentre gli altri comunque partivano da una base molto hard rock blues , i nostri viaggiavano già a velocità sostenute.
Il disco si apre con “Metal city rockers” ed il titolo è tutto un programma, doppia cassa , chitarre sparate e vocals alte e potenti…. sempilcemente: HEAVY METAL!!!
l’album comunque è abbastanza vario nei contenuti e infatti i ritmi rallentano subito con la seconda traccia “lost war sons” che pur partendo da una solida base anni settanta, almeno come sez. ritmica , mette in mostra tutta la foga heavy che “possiede” i Vanexa con il lavoro grandioso del chitarrista Roberto Merlone.
Il disco è veramente molto bello e anche se la produzione non è logicamente delle migliori, emerge tutta la classe del combo ligure.
Si prosegue con i “wanna see fires” , mid tempo che parla delle sensazioni che la band prova quando sale sul palco, con il cantante , Marco Spinelli , che urla al cielo, “your souls on fire screamin’ all night long R N’ R “….. che dire , grandissimi!!!
La band non segna cedimenti e infatti a conferma di ciò, piazza un pezzo spettacolare dal titolo “1.000 nights”,puro speed metal!!! ; non so quanti gruppi al tempo andavano così veloci!.
Un attimo di tregua ce la regala “if you fear the pain”, brano molto “oscuro” , e dal ritmo lento, qui emerge tutta in un colpo l’influenza di gruppi come black sabbath e blue oster cult; si resta su ritmi lenti anche sul successivo e complesso strumentale “across the ruins”, mentre si rialza il ritmo con la successiva e bellissima “rainbow in the dark”(a mio modo di vedere, l’episido più riuscito dell’intero album) , pezzo che chiude l’album in modo perfetto, lasciandoci con la consapevolezza di aver avuto in Italia un gruppo in grado già allora di competere con gli acts stranieri più blasonati….
In definitiva , mi sento di inserire questo disco nella top five dei dischi metal italiani più belli di tutti gli anni 80′ , un consiglio che posso darvi , è di cercarlo nelle varie mostre del disco , il prezzo del vinile si aggira sulle 50.000 di vecchie lire(sicuramente meglio spenderle qui che in un qualsiasi disco di gruppi pseudo power metal che oggi giorno hanno invaso e inflazionato il mercato).
Nel 1995 è stato ristampato su cd, con l’aggiunta di 3 bonus tracks , antecedenti la publicazione del disco.
Vi consiglio inoltre di acquistare anche il bellissimo “back from the ruins” del 1988.