Recensione: Varg
Nel corso degli anni, l’ascolto continuato e imperituro di black metal genera una sorta di “radar”, chiamato anche “sesto senso” se vogliamo, che entra in azione durante l’ascolto di un disco e che fa sì che alcuni campanelli d’allarme suonino dopo appena poche note che magari a una persona comune possono dire poco o niente.
Nel caso di questi Frosthardr è difficile dire cos’è stato che mi ha spinto a cercare “oltre”. Prima di ricevere il disco non avevo mai sentito parlare del gruppo in questione, e la ricerca preventiva d’informazioni, in questo caso, è d’obbligo per capire qualcosa di più e inquadrare la band. Il libretto, scarno, è in canonico stile black metal, e la copertina avanguardistica ha immediatamente sollecitato le corde della Scandinavia.
Difatti, nonostante il titolo fuorviante in svedese, i Frosthardr sono norvegesi, e la loro homepage, pur essendo glaciale come si conviene a un gruppo black metal, manca misteriosamente di qualsivoglia simbologia. Nulla tradisce le loro ideologie, nessun riferimento a sangue, morte, satana e tutto il corollario tipico dell’immaginario black metal. Pare solamente che la band abbia un’ossessione per la neve, per cui quando parlano di loro stessi e delle loro performance dal vivo, non si equiparano a una coltre di morte e distruzione, oppure non parlano di concerti infernali, di bagni di sangue, ma piuttosto si identificano con una fitta nevicata – scenario nordico, per carità, ma assolutamente inoffensivo. Il che, nonostante possa sembrare normale a un “simpatizzante” del black metal, suona in realtà abbastanza sospetto per chi il black metal lo mastica da un po’ di tempo.
Proseguendo l’analisi, curioso è il “merry CHRISTmas” che campeggia sulla pagina del gruppo, così come la partecipazione a un non meglio identificabile “Jesus Rock Festival” a Kramfors, in Svezia. Insomma, gira che ti rigira, questi Frosthardr si rivelano nientemeno che una band di Christian Black Metal, un paradosso niente male che ha avuto diversi esponenti nel corso di quest’ultimo decennio.
Cosa spinga 4 ragazzi cristiani a suonare black metal davvero mi sfugge, specialmente quando il black suonato aderisce a tutti gli stilemi del genere: chitarre zanzara a profusione, scream maligno dal timbro Danifilthiano e dall’estensione Immortaliana, ritmiche selvagge e melodie ridotte ai minimi termini, anche se ogni tanto tendenti a una certa variazione di tempi di respiro abbastanza ampio.
Un tempo l’ideologia che giaceva alle spalle della creazione del black metal, e che ne rappresenta i pilastri portanti, era sufficientemente potente da agire da spartiacque nei confronti di chi voleva abbracciare tale movimento. Vogliamo considerare i Venom come la band iniziatrice del black metal? Cronos si considerava il diavolo in persona, tanto che persino rideva di Ozzy che – parole sue – faceva l’irriverente ma alla fine nei suoi dischi continuava a invocare l’aiuto di Dio. Vogliamo considerare Bathory, Mayhem, Celtic Frost come iniziatori e coloro che hanno stilato i dieci comandamenti del black metal? Il black metal, in quanto tale, è una ribellione al cristianesimo in tutte le sue forme, oltre a essere una forma brutale ed estrema del thrash metal, che tanto pio a quei tempi non era (Slayer?).
Insomma nel black metal le ideologie hanno sempre contato, ma a quanto pare non per tutti è così. I Frosthardr raccolgono così tutta la blasfemissima eredità del black scandinavo e la trasformano come se nulla fosse in una bianca e candida nevicata composta – ovviamente – di basso martellante e voci stridule che sembrano provenire direttamente dalle bolge infernali, o dai cieli paradisiaci che dir si voglia.
Ma la musica è prima di tutto musica, e bisogna dire che questo EP è tutto sommato un buon lavoro. Le idee ci sono, e i brani sono strutturati in maniera coerente, con quel po’ di personalità che eleva quest’album al di sopra di un demo comune di una comune band black metal tutta satana e vergini sgozzate, ma che non riesce nel suo intento di scavarsi una nicchia tutta propria.
La traccia mediana, “Tortured“, dura la bellezza di 11 minuti e 43 secondi quando, in realtà, poteva essere dimezzata senza perdere il suo valore. Nell’intento di allungare l’album, abbastanza scarno a dire il vero, hanno arricchito sia la title track che questa Tortured di una verbosità francamente a tratti imbarazzante, come se l’orologio avesse avuto la meglio sugli arrangiamenti, a tratti fiacchi come nella cover “Thrash Against Sin” (alla faccia della Bay Area), a tratti ingegnosi come nelle brevi parti sinfoniche di “Tortured” e a tratti aggressivi come bestie feroci come nella buona “Varg“.
Anche se stanca molto presto, in realtà l’album si gode senza troppe pretese, e non lascia nella bocca quella sensazione di amaro tipica delle band carta carbone che intasano il black metal moderno continentale. Non nego che mi interesserebbe sentire di più di questa band, qualcosa che vada oltre un EP di tre tracce di cui una è una cover. Potrebbe rivelarsi in futuro una band interessante e senza dubbio originale.
TRACKLIST:
1 – Varg
2 – Tortured
3 – Thrash against Sin (cover degli One Bad Pig)