Recensione: Vèn
Col passare del tempo sono arrivato a evitare la maggior parte del folk ‘celticoide’, poichè spesso mi ritrovavo tra le mani dischi conditi di tante (troppe) atmosfere gothicone a base di voci femminili e tempi blandi, in un risultato musicale più costruito per accattivarsi qualche ‘neo-animista’ preda di chissà quale moda etnica, piuttosto che dar voce al lato più naturalistico e selvaggio del metal. Per fortuna esistono le eccezioni, e i neonati Eluveitie ne fanno parte.
Attirato da una line-up a ben undici (!) musicisti, mi sono avvicinato con curiosità al loro debutto, Vèn, per restarne piacevolmente colpito. Testi dedicati alla storia celtica e svizzera, voce fortunatamente maschile e sporca, e episodi bilanciati tra brani più frenetici e altri più lenti.
Una ventata breve e fugace, sei pezzi concentrati in 24 minuti di musica che viaggia tra cullanti parentesi bucoliche e più rare violente accelerazioni black, sempre accompagnate da bodhrán (il tipico tamburo celtico), hurdygurdy (altro strumento della tradizione celtica, questa volta a corda) flauti e cornamuse. Proprio a questi ultime due voci sono affidate gran parte le melodie principali dell’album, mentre gli strumenti più classici lavorano per costruire un manto ritmico semplice che funga da teatro per le loro evoluzioni dal sapore irlandese e centroeuropeo.
I suoni sono quelli tipici della tradizione celtica, in un repertorio non eccessivamente ampio di impatti che passano dal corno e la cornamusa solitari e malinconici di Ôrô alla vivace Lament, che proprio dalle ceneri della strumentale sorge su uno scheletro thrasheggiante per poi sfociare in una violenta parentesi verso la fine del brano. Tra le altre spuntano sicuramente la canonica Uis Elveti, pezzo abbastanza vicino ai modi scandinavi, forte di una parte ritmica saggiamente cadenzata, e Druid, la composizione più lunga e matura del disco, con tratti da balli intorno al fuoco, sterzate estreme e frangenti che incedono lenti e sofferti, in un risultato finale che può richiamare i Primordial di qualche anno indietro. Per congedarsi dal loro primo album gli Eluveitie danno spazio a Jêzaïg, ballata lenta e strumentale, dalle tinte meste e travagliate, che completa il quadro musicale della formazione svizzera.
Disco interessante, soprattutto in vista di produzione future e, come il più delle volte accade per il genere, destinato a chi non è mai stanco di scoprire nuove band con la passione per melodie remote, a chi ama crogiolarsi nei brani evocativi e a chi adora inoltrarsi in tradizioni popolari antiche secoli.
Tracklist:
1. DVêriû Agâge DBitu
2. Uis Elveti
3. Ôrô
4. Lament
5. Druid
6. Jêzaïg
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini
