Recensione: Venomous Fingers
Terzo album solista per il guitar-hero californiano George Bellas, ai più conosciuto per le sue numerose e illustri collaborazioni con Ring Of Fire, Mogg/Way (UFO), Magellan, John West e Vitalij Kuprij. Venomous Fingers è un album destinato agli amanti della tecnica neoclassica, all’insegna dell’ipervelocità e dello shredding style più puro. Solitamente questo genere di uscite discografiche sono letteralmente “bistrattate” dalla critica specializzata, perché apparentemente prive di genio creativo e simbolo di un’ostentata voglia di protagonismo. In parte credo che il discorso sia vero, anche perché il metal neoclassico non può per definizione essere innovativo né particolarmente originale e perché sicuramente personaggi del calibro di Bellas amano mostrare tutta la loro perizia tecnica dopo anni d’intenso allenamento. A tal proposito vorrei citare un piccolo aneddoto sui suoi primi contatti con la chitarra che compare sulla biografia ufficiale: “George cominciò ad esercitarsi e a studiare duramente fin da subito, a tal punto che le sue dita cominciarono a sanguinare. Egli mise dei cerotti su di esse e continuò ad esercitarsi!” Semplicemente MITICO! Una specie di Messia della sei corde! Tornando alla recensione vera e propria va sottolineato come un cd di questo tipo debba essere valutato secondo canoni ben diversi rispetto a quelli usati per artisti come Steve Vai o John Petrucci che fanno dell’innovazione e della varietà stilistica il loro scopo primario. Bellas è invece quel tipo di artista che basa tutto sulla velocità e precisione d’esecuzione, alla continua ricerca della “melodia perfetta”. Ed in questo George è un vero maestro! I primi due album solisti erano stati in questo senso pregevoli, ma sicuramente ancora poco maturi e con una produzione piuttosto approssimativa. In questo terzo episodio invece, complici anche i ben 5 anni di distanza dall’ultimo lavoro, Bellas dà fondo a tutte le sue risorse realizzando un disco altamente spettacolare, ben prodotto e dotato peraltro di momenti “alternativi” di qualità. Nei 55 minuti di Venomous Fingers troviamo infatti un po’ di tutto ed, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, lo shredder americano spazia con grande disinvoltura attraverso stili ed atmosfere diverse. Molti i “ponti” di collegamento fra un brano e l’altro, sui 15 pezzi totali, infatti, solo 9 risultano essere vere e proprie tracks complete.
L’iniziale “Journey To The Stars” è un “mattone” di oltre 11 minuti che farà la gioia di tutti gli amanti del prog senza compromessi, in un continuo legarsi di situazioni “sospese” e tempi altalenanti. Sinceramente come brano d’apertura potrebbe depistare e scoraggiare quanti cercano doppia cassa a paletta e scale neoclassiche eseguite alla velocità della luce. Ma niente paura perché questi elementi abbondano nella successiva “Shedding Skin“, una delirante speed track in cui Bellas massacra tecnicamente ogni suo possibile rivale, semplicemente clamoroso! Da sottolineare anche come George suoni, oltre la chitarra, anche il basso e le tastiere che ben si sposano col sound proposto. “Above And Beyond” è invece più riflessiva e, grazie al flavour in bilico fra AOR e progressive, risulta raffinata e ben arrangiata. La seguente “Lightspeed“, come dice il titolo stesso, è l’emblema del metal neoclassico, fra doppia cassa lanciata e solos pirotecnici. In particolare dopo l’inizio affidato ad un giro di chitarra semplice ma molto incisivo, il nostro (o meglio “il mostro”) si produce nella più impressionante serie di scale classiche concatenate che le mie orecchie abbiano mai sentito. Un pezzo straordinario che vi farà roteare il capoccione a mò di elicottero! “Adrenalin Rush” viaggia sulle stesse coordinate della precedente, ma assume connotati più cupi, se vogliamo “mistici”, e dà ulteriore conferma della maturità artistica di Bellas, che viene definitivamente sancita con la struggente “One Last Wish“, meraviglioso lentone strumentale che ricorda da lontano la storica “Brothers” di Malmsteen. L’appeal malinconico di questo brano cattura e stupisce, così come colpisce nel segno la successiva “Run For Cover“, una sorta di versione vitaminizzata del “volo del calabrone”, in cui, per l’ennesima volta, l’asso americano sfoga tutta la sua furia neoclassica in un susseguirsi continuo di solos supersonici. “Timewarp” è invece più massiccia e variegata, più oscura e cambievole e prepara nel migliore dei modi alla degna conclusione intitolata “Mayhem“, brano particolarissimo dalle atmosfere eteree, quasi chillout, in cui la presenza di una suadente voce femminile si staglia su un tappeto di tastiere appena accennato.
In sostanza “Venomous Fingers” è sicuramente un must assoluto per gli amanti del genere e George Bellas dimostra così di essere la degna evoluzione millenaria del Malmsteen anni 80. Le strabilianti doti tecniche del guitar-hero americano si combinano con un songwriting profondo e maturo per un risultato davvero stupefacente. Infine vi invito a scoprire la chicca nascosta nel retro-copertina.
Tracklist
1. Discovery
2. Journey To The Stars
3. Shedding Skin
4. Above And Beyond
5. Lightspeed
6. Unearthed
7. The Son
8. Adrenalin Rush
9. Symphonia I
10. Symphonia II
11. One Last Wish
12. Run For Cover
13. Forever
14. Timewarp
15. Mayhem